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sabato 8 marzo 2014

NON E' UN PAESE PER VECCHI. NON E' UN PAESE E BASTA.

Gli anti-europeisti veri – dice la propaganda della sinistra allineata a Martin Schulz (per la cronaca, quello che minaccia guerra a chi critica il governo nazista e golpista di svoboda in Ucraina e s'incazza se B. lo chiama kapò) – sono quelli che difendono questo mostro di UE. Ma allora, dico. Ma questi della lista pro-Tsipras ci sono o ci fanno? 
Ci fanno. Ci fanno eccome, altro che nemici dell'Europa, qui si tratta di nemici del popolo ovvero la miscela di anti-comunisti, liberaldemocratici, democristiani, leccaculo e salottieri filo-fascisti, torbide seconde figure del centro-sinistra dimenticati in un angolo, selezionati dall'alto de “L'Espresso” con tanto di metodo di forzitaliota memoria, altro che manuale Cencelli. Questi qui hanno solo l'obiettivo di una poltrona a Bruxelles e Strasburgo, con tanto di annessi e connessi e si guardano bene infatti, dal prendere una precisa posizione rispetto alla BCE e alla moneta unica, né più né meno di come fanno il PD e tutti gli organici al sistema PSE. Tanto è vero che nella lista stessa vengono accolti ad esempio amministratori SEL, incompatibili con una lista che dovrebbe affrontare seriamente anche casi come l'ILVA di Taranto, come sottolinea sbattendo giustamente la porta Antonia Battaglia e, con la scusa di “recuperare” pezzetti di Sinistra sparsa, si persegue invece opposto, creando lacerazioni profonde all'interno della sinistra stessa, quella vera, popolare e sì, dal basso, con il risultato, anch'esso voluto, di annacquare anche le più timide critiche al sistema stesso, con il contentino della critica alla gestione - del sistema -
La cantilena lamentosa, generica (nel senso che non si rivolge a nessuno) e ordinaria (nel senso che è ormai trita e logora) contro l'austerity è ormai presente ovunque, con toni ovviamente diversi per ragioni di “target”, dai liberali ai forzitalioti, dai piddini ai vendoliani per finire con democristiani e chi più ne ha più ne metta, anche nelle enclavi storiche del capitalismo come Nomisma di Prodi etc. Nella lista "dal basso" chiamata genericamente e pateticamente "L'Altra Europa con Tsipras" infatti, l'influenza di Rifondazione Comunista (che ha come al solito le sue colpe) è ormai praticamente nulla, ridotta come sempre in questi casi (vedi la lista Ingroia per citare l'ultima scellerata scelta “strategica”) a questuante di qualche avanzo di seggiola da rosicchiare, così come ripulita dal “mobbing liberista” la presenza di elementi davvero antagonisti come Casarini e Battaglia, con buona pace di Spinelli, la fascista Grasso e compagnia bella. Tutta gente che continua a sostenere i governi Monti, Letta, Renzi e così via. Forse è una lista che serve a qualcuno per prendere una pensione europea o per sistemare qualche nipote radical-chic in qualche ufficio tra Bruxelles e Strasburgo, oppure basta a malapena a Tspiras per provare a diventare premier in Grecia, senza però ben inteso, mettere in discussione il modello economico. Qual'è altrimenti l'utilità di tanta attenzione a non far incazzare nessuno? Sembra davvero la scena di Gianni Agus, alias “il direttore” alle prese con l'impiegato Giandomenico Fracchia (Paolo Villaggio) costretto a far finta di prendere a calci la propria scintillante FIAT 500L nuova di pacca, in nome di un capriccio finto-radical del direttore Agus che incontrandolo all'uscita, dopo il lavoro, gli impone invece il suo punto di vista sulle pessime abitudini borghesi degli impiegati in macchina dato che lui, a casa sua, ci va a piedi, non avendo fatto un benemerito cazzo tutto il giorno. Eccola, questa bella lista "dal basso" così come la si voleva (raccontare) e beato chi ci crede, all'Europa. E' una Europa quella di cui parliamo, ovvero quella reale, serva e sottomessa alla NATO e braccio armato (economicamente parlando) del FMI, come mai prima d'ora. Un mostro imperialista che nulla ha a che vedere con l'Internazionalismo con cui credete di avere a che fare, cari compagni che raccogliete le firme per la lista pro-Tsipras italiana.Per questa gentaglia. Domandatevi allora mentre chiedete firme e fiducia alle persone, se e quanto sia "di sinistra", promuovere un progetto imperialista come quello europeo invece di rigettarlo così come è stato creato, mistificando obiettivi e ragioni del proprio essere ed agire, politico, economico e militare. Un'Europa che adotta gli stessi metodi della NATO e della CIA, per cooptare interi Paesi e comunità allo scopo di sfruttarne risorse e manodopera, per trarne corsie preferenziali (TAV) e benefici solo per una élite di imprenditori, banchieri e finanzieri, come nel caso ucraino dove sappiamo, chiudendo gli occhi e girandosi dall'altra parte di fronte alle atrocità e alle violenze, al pericolo di una guerra civile, non ha esitato comunque a prestare insieme agli USA, tutto l'appoggio possibile ai gruppi neo-nazisti, autori del colpo di stato e la contemporanea negazione dell'esercizio democratico del referendum che ha indicato il passaggio della Crimea alla Russia. No. Mi spiace cari "compagni". Not In My Name.
Tornando quindi a noi, al discorso italiano legato a queste dinamiche, attendo infatti (e purtroppo senza molte speranze) il momento in cui - dopo le elezioni europee di cui parliamo - si scoprirà finalmente in cosa consiste il cosiddetto “job act” del nostro “baby-premier” tutto pepe.
Col cazzo infatti che Matteo Renzi lo ha chiamato WORK-ACT, troppo impegnativo, meglio il piccolo (smart..sic!) “job”. Possibilmente mini-job, dettato all'Italia dalla troika e già di fatto anticipato da Olli Rehn. E' praticamente un suicidio di massa, con la disoccupazione che salirà oltre il 20%, escludendo partite iva fasulle che ancora oggi si vanno moltiplicando. Il crollo verticale della domanda interna rispetto al PIL farà il resto poiché conseguentemente al crollo della domanda lo stesso PIL continuerà a scendere, inversamente proporzionale al debito ad esso agganciato, con i relativi interessi passivi. A quel punto avremo una nuova scusa (o “spread”) per una ulteriore tranche di saldi e svendita del patrimonio ed un nuovo taglio dei salari che toccheranno la soglia degli 800 euro al mese. Entreranno progressivamente nel frattempo a pieno regime anche le riforme pensionistiche della singhiozzante ministra Fornero, rendendo anche il pensionamento un miraggio appena visibile, dopo 50 anni di lavoro continuativo che non esiste. Immaginiamo quindi cosa sarà la nostra comunità nazionale, con i tagli alla sanità pubblica che vi saranno, un Paese di vecchi malandati e rincoglioniti da Sanremo e dalle lotterie. Allora - e mi rivolgo ai compagni - si scoprirà forse troppo tardi, il valore di una intransigente opposizione anche oggi lasciata – purtroppo – ai fascisti e ai liberisti, passando per i nazionalisti e i leghisti, anche se ovviamente in altre forme.
Non abbiamo certamente bisogno di questa lista e non così. Ci vuole una contrapposizione netta e intendiamoci, non vetero-retorica oppure, come coloro più realisti del re amano definire l'intransigenza degli altri, “residuale testimonianza” ma, tanto per accontentare anche i più scettici e ortodossi sostenitori della real politik, anche come pura e semplice strategia tattica.

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