ARGOMENTI:

martedì 25 giugno 2013

#OCCUPYOURSELF

"Il pensatore sui braceri ardenti"
(olio su tela 77x1OO) Rita Pierangelo
Lettera aperta ai compagni di rifondazione


I "movimenti" degli altri Paesi sono sempre più simpatici dei nostri, sono sempre illuminati, oppure addirittura illuminanti, comunque da tutelare e sostenere, accettandoli così come sono. Tenuti a battesimo e coccolati sin dal loro primo vagito, vengono incensati con e su ogni mezzo, senza bisogno, come con i nostri, di rimbrottare, indottrinare e denigrare, con supponente saccenza, come se si fosse su un piano più alto, un pulpito più autorevole, legittimato dalla storia a dettare le regole del gioco democratico. Sono buoni insomma, i "movimenti lontani", per creare consenso quaggiù, dove snobbiamo quelli vicini. Singolare per esempio il fatto che da parte di alcuni "compagni" di Rifondazione, ci si riempia la bocca e le bacheche di #OCCUPYGEZI e poi si guardi alle occupazioni nostrane, esperienze sicuramente importanti e positive anche se, come tutte le cose, migliorabili sotto molti aspetti (America, Palazzo, Valle, Angelo Mai, Rialto, etc.), come alle vertenze delle ex caserme, dei depositi Atac o delle lotte contro il consumo del suolo che abbiamo a casa nostra, come se fossero dei radical chic o dei poveri scemi senza "partito". Il tutto avviene poi, e questo è il lato grottesco della questione, straparlando di "necessarie innovazioni della classe dirigente" e del modo di "fare politica", cadendo dalle nuvole poi ci si pone l'annoso dilemma: "come mai la gente non ci conosce?". La farsa poi si conclude alla grande quando, potendo scegliere, ci si ripara di nuovo, ancora e sempre, dietro la ricerca di una qualche relazione co’ ’sto cazzo di pd con il quale si è ricominciato sette volte il kamasutra, inventandone anche di nuove ma niente, invece di uscire allo scoperto e riallacciare e stringere relazioni vecchie e nuove con la società civile, i movimenti, le associazioni, i comitati, i coordinamenti e, mantenendo ognuno le proprie peculiarità, cercare di creare un fronte comune sulla qualità del lavoro, dei servizi, dell’urbanistica, sul potere d’acquisto di salari e stipendi, sul una istruzione migliore e accesso alla conoscenza e alla tecnologia per tutti, sul diritto di cittadinanza e potrei andare avanti ma mi fermo, perché la metà di tutto questo, già basta e avanza per condividere programmi e azioni con queste realtà, coinvolgendo magari in un rinnovato slancio civico, anche coloro che hanno deciso di non votare più. Invece no. C’è chi dice che bisognava allearsi con il pd, con sel, andare da "la gente" a raccontare che sostenevamo loro per sopravvivere, per poter avere un posto in un consiglio, pagare un ufficio, un impiegato. E che sostenere Medici invece è stato un errore. A parte che se è vero che per via dei premi di maggioranza, sfruttando una legge elettorale di merda che sulla carta si critica ma se serve...usiamola.. si sarebbe ottimizzato il consenso ottenuto quest’ultimo a parer mio, si sarebbe notevolmente ridotto andando a chiedere il voto in appoggio a pd e sel ma è una opinione e come tale va presa ma dico, perchè non muoversi, lentamente certo, ma sicuri in una direzione che è quella che ci mette in sintonia TUTTI come militanti e attivisti anche di base, con la parte migliore di questo paese, delle nostre città e campagne, in sintonia vera, anche con i movimenti stranieri, piuttosto che lavorare e scannarci per piazzare e proteggere una presenza simbolica, ingoiando magari anche alleanze "strategiche" con quella feccia del pd? per quale cazzo di ragione, dico, per immolarci nel destino di quattro cazzo di poltrone di merda? Il futuro è nostro cazzo, non buttiamolo via perchè è nei momenti di crisi che si costruiscono nuove strade, nuovi percorsi... #OCCUPYOURSELF

lunedì 24 giugno 2013

GIUSTIZIA, FATTA...E LA POLITICA?

Ho sempre accuratamente evitato di parlare di B. sulla mia pagina, sul mio diario e sul mio blog. Sinceramente ho sempre evitato di parlarne anche a voce, al telefono e di persona, da diversi anni e per diverse ragioni. E vero, non lo nascondo, mi chiedo e chiedo agli elettori del pd come possano sopportare una coalizione in parlamento con i membri del pdl che si sono immolati sulla tesi della nipote del faraone e le puttanate che continuano a sparare, una squadra di governo che include ministri, sottosegretari e personalità varie che continuano a sostenere un leader come B. Ma penso anche che sì, la giustizia fa il suo corso ma politicamente B. non è stato sconfitto. Un terzo del paese che ancora vota lo vorrebbe di nuovo primo ministro e questo accade ormai da oltre venti anni di democrazia, durante i quali questa pseudo opposizione non è riuscita a costruire una alternativa al liberismo che egli ancora in parte rappresentava. Dico in parte e parlo al passato perchè ormai anche lui è considerato evidentemente obsoleto; non è un caso che il suo tramonto arrivi proprio dopo che si sono già insediate le nuove teste ai posti di comando. I veri problemi quindi non sono certamente risolti con questa "vittoria" su rigore (sacrosanto) ma se si vuole davvero cambiare questo paese, cominciamo da noi stessi, poi ricominciamo a costruire relazioni e rappresentanze credibili e soprattutto cacciamo chi, dando il benservito a B. ci ha, con quelle facce da Babbi Natali, trascinato dalla padella alla famosa brace. 

martedì 11 giugno 2013

ALLA MEMORIA DI MATTEOTTI

Mettiamo subito in chiaro che non esulto alla vittoria di nessuno ma alla sconfitta di Alemanno. Da me, non vi aspettate i salti di gioia per una vittoria elettorale scontata quanto "monca" del 52% degli aventi diritto al voto, come quella di ieri a Roma. Certo, non posso che dedicare la cacciata di Alemanno e la sua cricca nero-grigia alla memoria di Matteotti, barbaramente ammazzato in un brutto ieri di 89 anni fa, dai maiali fascisti ai quali lo pseudo-sindaco uscente deve il proprio pedegree. Non è poco, lo so bene ma non è tutto. Abbiamo una Roma che ha votato a metà ed il 50% circa di quast'ultima, facendo un calcolo un po' sbrigativo ma sufficientemente onesto, ha votato più o meno convinta Marino sindaco. Bene. Intanto la personificazione della consultazione elettorale, determinata dal sistema di voto e dalla "cultura" anglosassone che abbiamo assimilato ormai da anni, non si sposa con la realtà dei fatti che invece vede la persona del Sindaco, fortemente condizionata nel suo agire (o non agire) dal consiglio che lo sostiene. Ora, considerando che in aula Giulio Cesare, su 48 consiglieri, di cui soltanto 11 alla destra, il PD Romano ne avrà a disposizione 19 ai quali ne vanno aggiunti 6 (i 5 della lista civica e l'unico del "centrista" Caprari), siamo già a 25, ovvero la maggioranza assoluta. Senza considerare i 4 di Sel che al momento non sono determinanti. Questo fatto ci induce a pensare che Marino sarà più che condizionato dal PD Romano di cui egli non era certo il candidato ideale. Probabilmente questa difformità ha avuto un ruolo in positivo nella elezione del sindaco (a mio avviso) ma ora viene il bello. Chi vincerà all'interno di questa maggioranza? I soliti noti amici dei palazzinari & amici degli amici oppure ci sarà una inversione di tendenza chiara e netta come molti degli elettori del "dottorino" auspicano? Diciamolo chiaramente, se ripartire dal PD significa ripartire dal Piano Regolatore di Veltroni & Co. così come "emergenza abitativa" significa via libera a Casa Pound (sempre made Veltroni & Co.), lasciamo stare le ripartenze che è meglio. Mi domando ciò, con una certa apprensione, rivolgendomi certamente agli elettori tutti ma in particolarte a coloro che hanno votato Marino e le sue liste. Molte sono persone che conosco bene e con le quali, nell'ambito dei movimenti, comitati e associazioni, ho condiviso grandi e piccole battaglie contro la cementificazione ed il consumo del territorio e l'utilizzo pubblico degli spazi comunali, per una visione urbanistica da realizzare a misura d'uomo e non di mercato immobiliare.Vedremo intanto la Giunta, vedremo nei Municipi,e come si muoverà su questi temi il PD che a la città in mano, come forse non era mai accaduto quindi non ci sono scuse, nessuna attenuante. Il 60% dei votanti romani ha deciso di farsi governare da questi qui e auguriamoci che SEL non dovrà fare l'opposizione, il PD ha la città in mano, forse come mai era accaduto prima e non ci sono scuse ripeto, nessuna attenuante sarà valida, nè per loro nè per chi li ha votati. Attenzione quindi, Roma vi ascolta, vi guarda e vi controlla. Specialmente noi. La Sinistra vera che bolle sotto la pelle di questa città.

lunedì 10 giugno 2013

CALCIO ..E SCOMMESSE..

Rondon in gol a San Siro per il Rubin Kazan e per il ‘suo’ presidente H. Chavez


L'attaccante dei russi, ieri a segno nel pareggio interno dell'Inter nell'esordio in Europa League, è anche impegnato a sostenere la campagna elettorale del leader della rivoluzione bolivariana per le prossime presidenziali del Venezuela. Un calciatore-politico, come Socrates, Sollier e molti altri

Nel nome di Chavez. Jose Salomon Rondon, il ventitreenne attaccante venezuelano che ieri sera a San Siro ha realizzato uno dei due gol con cui il Rubin Kazan ha costretto l’Inter al pareggio nell’esordio di Europa League, non segna solo per mestiere. E’ in missione per conto della rivoluzione bolivariana. Il legame che unisce Rondon, il Venezuela e il suo presidente Hugo Chavez è indissolubile, come dimostrato dal tweet che gli ha dedicato il presidente dopo la doppietta segnata al Paraguay con la maglia della vinotinto (dalla casacca color vinaccia della nazionale venezuelana) la settimana scorsa. “Tremenda Vinotinto! Ese Salomón!Viva Venezuela!”, ha cinguettato sul social network il presidente calciofilo, che tra i sui amici e sponsor annovera anche Diego Armando Maradona. E adesso il nome di Rondon è entrato prepotentemente nella campagna elettorale venezuelana in vista delle prossime elezioni presidenziali del 7 ottobre.
Lo sfidante Capriles ha accusato infatti Rondon di aver accettato i rubli di Kazan (uno stipendio di 5 milioni di euro l’anno) solo per versarli a sostegno della campagna elettorale di Chavez. Il calciatore ha risposto di essere libero di sostenere chi crede, e ha rinnovato pubblicamente il suo appoggio all’attuale presidente. Ma non c’è solo Rondon: è l’intero sistema calcio venezuelano che potrebbe diventare l’ago della bilancia delle prossime elezioni. Fino ad oggi infatti la vinotinto è l’unica rappresentante di un paese sudamericano a non essersi mai qualificata per la fase finale di un Campionato del Mondo. Fino ad oggi. Perché con la vittoria per 2-0 in Paraguay (con la doppietta di Rondon), il Venezuela al termine del girone di andata è a un solo punto dal quarto posto valevole per l’impresa. Un risultato storico, che fa il paio con la vittoria sull’Argentina di Messi, Higuain e Pastore dello scorso anno e l’incredibile semifinale raggiunta nella Copa America 2011.
In un Paese dove – unica eccezione nell’intera America Latina – il calcio non è mai stato lo sport più popolare, la crescita esponenziale della vinotinto è coincisa con l’avvento al potere di Chavez, consapevole dell’importanza dello sviluppo dello sport più popolare del continente in una visione di soft power. Dal 1999 infatti Chavez ha deliberato tutta una serie di investimenti nello sport e nelle infrastrutture, culminati nel 2005 con l’istituzione del Cumbre Nacional de Gestión y Política del Deporte e nel 2007 con l’organizzazione della Copa America di calcio: un investimento di oltre 700 milioni di dollari per la costruzione di stadi (279 milioni) e infrastrutture (479 milioni). Dal 2007 alla guida della nazionale c’è Cesar Farias che fa del ‘catenaccio’ una strategia di gioco politica – consci della propria inferiorità si aspetta l’avversario e lo si colpisce all’improvviso sfruttandone le debolezze – e ha trapiantato il meglio della nazionale giovanile in prima squadra.
Oggi la stella assoluta della vinotinto è il giovanissimo Rondon, che Chavez ha seguito fin dai primi passi nell’Aragua – poi in Spagna, a Las Palamas e a Malaga, prima del trasferimento quest’estate a Kazan – e di cui ha fatto una bandiera nazionale. Come Paolo Sollier, che negli anni Settanta entrava in campo con il pugno chiuso e i calzettoni abbassati e si divideva tra gli allenamenti e la militanza in Avanguardia Operaia. Come il compianto Socrates, il centrocampista laureato in medicina che durante gli anni della dittatura in Brasile guidava l’autogestione del Corinthians, dove i giocatori si allenavano da soli, dividevano i premi e mettevano ai voti ogni decisione. Così anche Rondon scende in campo non solo per giocare a calcio ma anche per servire la sua causa politica. A suon di gol, come quello di ieri sera, che potrebbe incidere non solo sul cammino dei russi in Europa League, ma anche nella politica del Venezuela. 

(di L. Pisapia Il Fatto Quotidiano del 21 settembre 2012)


venerdì 7 giugno 2013

A ROMA_PIGNETO VENERDÌ 7 GIUGNO ORE 18,00

UN APPELLO AI COMPAGNI ROMANI, INTERVENITE E SOSTENETECI!!! 
Mentre attendiamo la sentenza del TAR Sicilia, per il Venerdì 7 Giugno il Coordinamento regionale dei comitati NO MUOS invita a una mobilitazione generale per ribadire con forza la determinazione a non voler subire i soprusi dei poteri centrali contro la sovranità popolare.
L’evento clou sarà a Roma dove è previsto un volantinaggio che accompagnerà il pubblico all’esibizione dell’artista siciliana Matilde Politi con la sua Cantata No MUOS e alla successiva proiezione nel Cinema Aquila del No MUOS film, il documentario che testimonia questi ultimi mesi di lotta e di presidio contro il MUOS e per la difesa della pace e la tutela della salute. [NDR: con successiva mail inoltrerò la comunicazione del regista e la scheda sul film]
Iniziative sono previste in numerose altre città italiane come Torino, Pisa, Bologna, Milano, oltre che a Niscemi e in ogni angolo della Sicilia.
Con lo sciopero generale del 31 maggio, la popolazione di Niscemi esprime ancora una volta, e a gran voce, la sua contrarietà all'installazione del MUOS nella base US NAVY NRTF della Sughereta e chiede lo smantellamento delle 46 antenne già esistenti. Supportata in ciò dall'intero movimento NO MUOS: e non c’è angolo di Sicilia dove non vi sia un NO MUOS. Estendiamo al resto d’Italia la lotta che ci accomuna alle proteste contro le grandi opere inutili, le servitù militari, le offese all’ambiente, le minacce alla pace e alla sovranità popolare di tutt’Italia: una maggioranza nel paese che agisce per affermare un nuovo modello di sviluppo, di difesa, di politiche di welfare e di gestione dei territori e delle risorse.
Per opporci alla deriva guerrafondaia che sta trasformando la Sicilia e l'Italia intera nella “portaerei del Mediterraneo” sotto il controllo degli USA per le guerre del XXI secolo:
INVITIAMO

a una manifestazione a Roma venerdì 7 giugno, con concentramento alle 18:00 nell'area pedonale del Pigneto
per esprimere dalla capitale la stessa voce del popolo che si esprime quotidianamente a Niscemi e in Sicilia nell'attuazione della Revoca dal basso:
NO AL MUOS E ALLE 46 ANTENNE
CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLA SICILIA E DELL'ITALIA
CONTRO I DRONI
IN DIFESA DELLA PACE
IN DIFESA DELLA SOVRANITÀ POPOLARE SUL TERRITORIO
IN DIFESA DELLA SALUTE
IN DIFESA DELL'AMBIENTE.

Si potranno seguire gli aggiornamenti sulle iniziative nei diversi territori sul sito nomuos.info.

A ROMA VENERDÌ 07/06/2013 ORE 18,00
RADUNO AREA PEDONALE DEL PIGNETO
A SEGUIRE CORTEO FINO A VIA L'AQUILA 68 - CINEMA AQUILA

giovedì 6 giugno 2013

COORDINAMENTO CITTADINO PROGETTO PARTECIPATO - ATAC "VITTORIA"

La lunga battaglia che il Coordinamento Cittadino Progetto Partecipato di cui faccio parte, sta conducendo insieme agli abitanti dell'ex-municipio XVII (ora Municipio I) per l'uso pubblico dell'ex-rimessa ATAC "Vittoria" di piazza Bainsizza nel quartiere Delle Vittorie a Roma con l'estate non si è affievolita e non si affievolirà con il nuovo Sindaco, chiunque esso sia. L'afa non placa l'opposizione alla svendita di questo importante patrimonio sul quale - da anni - i cittadini esprimono chiaramente la loro contrarietà. Il Laboratorio di Progettazione Partecipata per l’ex Deposito ATAC "Vittoria", istituito nel 2011 e succesivamente riconosciuto dal Municipio XVII, è portato avanti dal Coordinamento Cittadino Progetto Progetto Partecipato con gli abitanti del quartiere ed attraverso numerosi incontri, sondaggi e confronti, ha prodotto un documento che traccia ed espone le Linee Guida per il recupero e la riqualificazione dell’area dell’ex Deposito. Esse sono state determinate dai desideri espressi da numerosi partecipanti e dalla carenza nell'area in oggetto di spazi verdi, servizi socio-sanitari e luoghi di socialità e cultura. Le Linee Guida quindi sono sì, l'espressione della volontà dei cittadini che non hanno intenzione di subire il disagio di una nuova cementificazione selvaggia e che chiedono in sostanza, un parco verde e spazi pubblici per i ragazzi, gli anziani e le famiglie del quartiere ed il restauro degli elementi di pregio architettonico da riconvertire in spazi per servizi e attività associative, ma sono anche la risposta, ricca di considerazioni tecniche e urbanistiche, al "Programma unitario di valorizzazione territoriale riguardante l’ex deposito ATAC Vittoria", predisposto dal Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica del Comune di Roma. Le Linee Guida infatti, ne evidenziano tutti i potenziali disagi, oltre ai numerosi vizi formali e sostanziali, le deroghe e le contraddizioni al Piano Regolatore che, nella mappa dello scenario del Municipio XVII, definisce l'ex-rimessa: “..emergenza di valore storico ed architettonico..” e, non ultimo, al parere espresso dalla Sovrintendenza che segnalava già a suo tempo l'ex-deposito ATAC sulla Carta dell'Archeologia Industriale affermando: “.. il deposito ATAC andrà quindi salvaguardato nel suo complesso, per il ruolo che svolge nel tessuto urbano storicizzato e per il valore storico e documentario che riveste...si dovrà procedere al restauro conservativo degli elementi più significativi ed eliminare le superfetazioni succedutesi nel tempo..”. Le Linee Guida sono perciò lo strumento tecnico e rappresentativo che il Coordinamento Cittadino Progetto Partecipato, propone ed utilizza come riferimento in tutti gli incontri pubblici ed i tavoli tecnici al quale è stato invitato a partecipare. Ad oggi infatti, si sono succeduti numerosi incontri tra il Coordinamento e le Istituzioni, fino all'ultimo, il 4 giugno 2012 al Comune di Roma, nel quale alcuni rappresentanti del laboratorio di progettazione partecipata hanno visionato appunto il "Programma unitario di valorizzazione territoriale riguardante l’ex deposito Atac Vittoria". Successivamente, l'11 giugno scorso, il Coordinamento ha elaborato un “Parere sul Programma Unitario di Valorizzazione Territoriale”, nel quale si evidenziano le forti criticità del Programma, parere contrario che è stato depositato al Dipartimento di Programmazione e Attuazione Urbanistica con protocollo (QF 12499 del 11-06-2012) e una “Richiesta di parere sulla qualità dell’ex-deposito ATAC”, consegnata presso l'ufficio del Soprintendente Arch. Galloni, entrambi consultabili e scaricabili nell'Archivio Documenti del nostro sito ma - ad oggi - non ha ottenuto risposta nè dal Comune nè dalla Soprintendenza. Il Coordinamento Cittadino Progetto Partecipato nell’ambito del Laboratorio di Progettazione Partecipata per l’ex Deposito ATAC Vittoria, avanza ipotesi concrete, scaturite da un lungo processo di partecipazione che ha visto impegnati i cittadini e le organizzazioni attive presenti nel nostro territorio. Le Linee Guida di recupero e riuso dell’ex deposito prodotte dal Laboratorio, che mirano a proporre un altro assetto dell’area, sono state sottoposte - senza esito positivo - ad ATAC perché ne tenesse conto nell’elaborazione dell’ipotesi di valorizzazione. Da esse traspare in modo evidente che i cittadini sono anche pronti ad accettare nuove trasformazioni d’uso, a patto che siano compatibili e rispettose del luogo, che siano portatrici di istanze equilibrate, di qualità e sostenibili per il quartiere e che rinnovino l’interesse e l’attenzione per un significato diverso dello spazio pubblico. Il Coordinamento Cittadino Progetto Partecipato e gli abitanti del Municipio XVII sono determinati affinchè la riqualificazione degli spazi dell’ex deposito sia l’occasione per realizzare luoghi di incontro culturale e nuovi modelli di gestione che contemperino le finalità economiche con la sostenibilità ambientale e sociale. Nelle proposte avanzate da ATAC manca del tutto un’idea, un’indicazione per una città possibile diversa: una città che nessun numero urbanistico, nessuno standard edilizio potrà da solo garantire.
a cura del
COORDINAMENTO CITTADINO PROGETTO PARTECIPATO

INFO: 06.68.13.55.02 – 366.45.16.958 – fax: 06.83.50.15.33

E-MAIL: cc.progettopartecipato@gmail.com

WEB: ccprogettopartecipato.blogspot.com

BIGNAMINO NO TAV (PER NON VALSUSINI)

BIGNAMINO NO TAV (PER NON VALSUSINI)

DUE GRAFICI CHE DA SOLI SMENTISCONO TUTTE LE PREVISIONI L.T.F. (Lion-Turin Ferroviaire) sui fussi di traffico merci Torino-Lion


Tratto da Ivan Cicconi 6/9/2008: "Previsioni LTF a partire dal 1997 e confronto con i dati reali dal 1997 al 2011"


Successivamente, L.T.F. è costretta a prendere nota dei flussi reali di traffico e modifica le previsioni a partire dai dati del 2004. Ma (incredibilmente) le modifica così: come vedete, cioè lascia immutata l’impossibile curva esponenziale e si limita a traslarla di 7-8 anni: senza nemmeno preoccuparsi di imporre una (una qualsiasi!) condizione di raccordo con la curva reale. Nel frattempo, i flussi di traffico continuano a diminuire fino all’attuale 2.6 MT/anno.

PERIZIE FATTE IN FRANCIA


Le due perizie più autorevoli fatte in Francia sulla Torino Lione (cfr. Cancelli 2009)


- La prima perizia fu commissionata dal Ministro dei Trasporti francese a Brossier e altri saggi” del Conseil General des Ponts et Chaussées, e resa pubblica nel 1998.

- Il rapporto Brossier conclude che “conviene intervenire sulla linea esistente”: affermazione tanto più significativa in quanto l’Audit ragiona sui dati 1997, quando i traffici ai valichi alpini italo-francesi avevano raggiunto il massimo storico e potevano ancora illudere su di una loro crescita.

- La seconda, il cosidetto “Audit” sui grandi progetti ferroviari, fu commissionata dal Governo alla Direction Generale des Ponts et Chaussées, e presentata alla Assemblea Nazionale nel 2003

- L’analisi dell’Audit è particolarmente dettagliata e la stroncatura della Torino-Lione assoluta.
- Le proiezioni presentate da LTF vengono giudicate inattendibili. L’Audit rileva che la capacità di trasporto dei nuovi itinerari svizzeri sarà in netta concorrenza con gli itinerari francesi, e conclude che nell’orizzonte ventennale del 2023 “al Frejus passerà un traffico molto inferiore (!) a quello del recente passato”. Di conseguenza, ben difficilmente la nuova linea potrà essere economicamente autosufficiente; ciò significa che non solo la costruzione della linea, ma anche l’esercizio e l’ordinaria manutenzione continuerà a essere a spese dei contribuenti. 
- Quanto al trasferimento modale, l’Audit rileva che la Lione Torino sarà praticamente ininfluente nel rapporto gomma rotaia.

- L’ Audit fu presentato all’Assemblea Nazionale, ma non fu posto in votazione per l’opposizione dei deputati della regione Rhone Alpes, che minacciavano di ritirare l’appoggio al governo.

PERIZIE FATTE IN ITALIA


Diverse perizie fatte in Italia (Tartaglia, Debernardi, Cicconi, Cancelli, Ponti, ecc.) concludono che:


- a differenza dei traffici nord-sud, che sono in crescita, i traffici est-ovest sono (per motivi strutturali ben noti agli esperti) in continua discesa da più di un decennio e non vi è alcuna ragionevole prospettiva di saturazione della linea esistente nei prossimi decenni;

- l’economicità di una nuova linea ferroviaria Torino-Lione richiederebbe flussi, in particolare di

merci, di più di un ordine di grandezza superiori a quelli dell’ultimo decennio (cfr. Tartaglia 2011);

- pertanto una nuova linea non potrebbe far altro che essere fonte continua di passività;

- in conclusione, l'opera sarebbe del tutto ingiustificata anche in una situazione economica molto migliore di quella presente. (ibid.)


mercoledì 5 giugno 2013

Signora mia, non si può VIVERE più in questo STATO

MORTE. Questo inatteso e irrimediabile imprevisto irrompe nella VITA di un ragazzo. La famiglia e gli amici si aspettano di sapere almeno perchè. Non è banale. Ma sapere perchè accade qualcosa aiuta anche a superarlo, a non morire anche noi oppure a non considerare morta la nostra società. Sbaglio?
Traditi da una farsa che chiamano Giustizia, dopo tre anni di dolorosa ripetizione
di incubi e immagini che, nello strazio, per lo meno avrebbero dovuto avere come premio una sola parola: Verità.
IL NULLA.
Stefano Cucchi, 31 anni, geometra, è morto da solo, per colpa sua, della fame, della sete.
Q
uella giustizia sociale inscindibile dalla libertà, pensiero di uno dei Padri di questa Repubblica che inopinatamente da il nome alla struttura ospedaliera in cui Stefano ha trovato la scandalosa morte, dovrebbe essere parte fondante di questo Stato, quello vero che invece esce di nuovo e sempre più profondamente sconfitto, offeso e umiliato. Umiliato sì, da un Paese dove nessuno ammette le proprie colpe neanche per un pestone sull'autobus, per una bolletta sbagliata del gas, o per un giro di tangenti e corruzione evidente, dove chiunque fa fatica a prendersi le proprie responsabilità, anche se sono palesi come chi incontra e stabilisce legami con la Mafia, durante la propria (quasi) interminabile vita politica e soprattutto Istituzionale e, processato per questo, non solo si salva dalla sentenza per scadenza dei termini processuali e non perchè "assolto" ma diviene senatore a vita..e che vita, un Paese questo dove è divenuto praticamente impensabile chiedere almeno "scusa" per i propri torti, anche minimi, con tutte le attenuanti del caso. No, si preferisce svanire, dove possibile o se no, accollare la colpa a qualcun altro, meglio se a tutti (nessuno). Bene, o meglio, male; in questo "stato" sovente ci capita di sentir dire dalle nostre beneamate signore in bigodini: "non si può più vivere". Ecco, signora, sotto quel casco tiepido, tra un oroscopo a cazzo e una cazzata di michele serra, per una volta l'ha detta giusta e anche profonda 'sta verità. Questo è esattamente quello che è accaduto a Stefano.
Non può più vivere.
La sentenza sul caso Cucchi fa male ai familiari che hanno perso un figlio senza spiegazioni e fa male alla democrazia di una Italia infame e vigliacca, dove per la morte di un suo giovane non paga nessuno. Ai medici, condannati, la pena viene sospesa. Gli infermieri assolti con formula piena e agli agenti di polizia  penitenziaria, sui quali pendeva la grave accusa  per abuso di autorità e
lesioni personali, assoluzione con una formula che in sostanza è  la sempre buona "insufficienza di prove" ovvero, fischio dell'arbitro, fallo di confusione in area di rigore, palla alla difesa e vaffanculo.
Cerchiamo di capire almeno che sono cose che possono succedere a chiunque DI NOI, in qualunque momento, in uno Stato che Stato non è. Un sistema che permette ad un potere abusato da pochi e che tutela i forti per mantenerli tali ed intoccabili e, dimenticandosi dei precari, dei deboli e degli invisibili, punisce sempre coloro che non hanno i mezzi ma hanno gli attributi, gli argomenti e la dignità e rifiutano di piegarsi a questa realtà, opponendovisi con fiiera e nobile INDIGNAZIONE.  Io mi fermo qui. 
Con queste parole invece, l'avvocato di Stefano Cucchi, Fabio Anselmo, riassume il senso di sfiducia e incredulità su quanto accaduto: «questa è una sconfitta dello Stato» e spiega:  «ho sempre detto fin dall'inizio che questo processo ci avrebbe portato al massacro. Abbiamo tentato di salvare il salvabile ma la mia angoscia nata tre anni fa termina oggi. I medici sono stati condannati con pene lievissime. Stefano Cucchi è morto per colpa sua».

TE NE DEVI DA ANNAAAA'..Roma.. che bella che sei certe vorte..

martedì 4 giugno 2013

ERDOGAME_OVER

La dura opposizione a questa brutale cementificazione del parco a Istanbul è stata la scintilla, il pretesto più che legittimo, per manifestazioni di opposizione popolare nei confronti della politica governativa. La ferocia poliziesca ha poi fatto il resto, sollevando un'ondata di proteste in tutto il paese. Oramai si contesta l'intera politica del partito islamista al potere da 11 lunghi anni, appoggiato in quanto "islamico-moderato" da tutte le democrazie occidentali; la politica interna, quella sociale, culturale ed economica che continua a discriminare intere categorie sociali, etniche e di genere e la politica estera, in particolare la posizione assunta dal governo turco nei confronti della crisi di Damasco. L'allenza di Erdogan con i terroristi siriani che vogliono abbattere Bachar el-Assad è stato un passo troppo lungo anche per uno potente e protetto come lui ma lo scudo atlantico è ampio quanto vulnerabile, tanto che in alcuni punti sta chiaramente mostrando delle crepe evidenti. Se è vero che la agguerrita opposizione interna (parlo sicuramente di quella laica e socialista progressista, oltre che della sinistra radicale) sta serrando le fila per quello che sembrerebbe voler essere un fronte “anti islama/liberalista, è anche vero che ci sono parlamentari turchi che richiamano apertamente ad un fronte anti fascista. Considerando anche la non remota ipotesi che la Siria (che comunque ha retto il primo colpo), potrebbe restituire il favore a Erdogan, alimentando la protesta interna turca con alcune “infiltrazioni ad hoc” ecco spiegato, specialmente in un momento come questo, quanto la “primavera turca”, come molti hanno già iniziato a chiamarla, non sarà senz'altro nè breve nè tantomeno indolore neanche per la popolazione, purtroppo, a causa della elevatissima posta in gioco ma per Erdogan, incapace tra l'altro di delegare a qualche saggio collaboratore una trattativa che lo faccia uscire "pulito" (e tutto intero direi) da quasta situazione, incapace inoltre, di vedere più là della propria mera ambizione di potere, potrebbe rappresentare davvero il tragico epilogo. "E ben difficile infatti.." come ha detto stamattina dai microfoni di Al Jazeera l’ex parlamentare egiziano Moustapha Bakri: “..che il primo ministro turco, dopo aver cospirato contro la Siria, in combutta coi suoi padroni statunitensi e sionisti, potrà esimersi dal pagare a caro prezzo il suo complotto contro la nazione araba”. E credo proprio, aggiungo io, che si trattasse di un messaggio forte e chiaro.

lunedì 3 giugno 2013

NON SONO PLATANI, SONO MILLE PAPAVERI ROSSI

Lo spettro del Kemalismo si aggira sulle terre di Anatolia, quasi un secolo dopo la Guerra di Liberazione guidata dal generale Moustafà Kemal, nel 2003 vi è stato in Turchia il colpo di Stato strisciante degli islamisti. Il “Partito dello Sviluppo e della Giustizia”, lo AKP del primo ministro Recep Tayyip Erdogan è un partito politico che ha fatto la scommessa di unificare tutte le confraternite religiose oscurantiste e settarie contro l’avanguardia repubblicana e laica. La setta islamista Fetullah Gulen ha fornito il più importante contributo alla presa del potere, mobilitando le sue reti infiltrate soprattutto nella polizia turca. Il Partito ha avviato, fin dal suo arrivo al potere, l’Operazione Ergenekon, che consiste nel mettere i kemalisti in condizione di non nuocere ai progetti di islamizzazione progressiva della società turca. L’esercito turco, scelto dal fondatore della Repubblica, Moustafà Kemal quale garante della laicità, è stato completamente smantellato attraverso processi truccati, detti “Processi Ergenekon”. Le personalità kemaliste sono regolarmente vittime di complotti fomentati dai servizi segreti turchi – il MIT – al servizio del potere islamista.
Ma il popolo turco non si fa ingannare…
La società civile (e laica) turca è stata la prima a denunciare fin dal 2003 il “Progetto di Grande Medio oriente” (BOP), predicato continuamente da Erdogan in Parlamento e nei media. La Turchia è stato anche il primo paese della road map del Pentagono a dovere essere rovesciato e governato da un governo islamista. Poi è stato il turno dell’Iraq e fin qui tutto è andato bene per gli scenografi della geopolitica del caos. La seconda tappa del progetto statunitense è conosciuta col nome di “primavera araba”. I governi tunisino, egiziano e libico sono caduti uno dopo l’altro ma è stato alle porte di Damasco che il Progetto del Grande Medio Oriente ha fallito sonoramente ed è proprio in Turchia che dovrà cominciare a fare marcia indietro.
“Erdogan, dimissioni!”
“La Turchia è laica e lo resterà!”
“Siamo tutti Moustafà Kemal”
Gli slogan echeggiano in tutte le città turche. Istanbul, Ankara, Smirne, Mersin sono scosse dalla marcia di milioni di manifestanti che invitano a prendere il potere con la forza, nei social network e nelle piazze e non è solo il parco. Tutti i media nazionali censurano gli avvenimenti per timore di rappresaglie e reazioni di indignazione dellopinione pubblica internazionale. Alcune località sono state addirittura private della corrente elettrica. La gigantesca mobilitazione esprime un profondo rifiuto dell’ideologia islamo-liberale dell’AKP ma la stampa internazionale sembra non volersene accorgere, leggete cosa si dice: 
“Dall’estrema sinistra alla destra nazionalista, è tutto l’arco politico turco che si è unito, il taglio di diversi alberi nel parco Gezi, posto nell’omonima piazza, ha provocato in un primo tempo, lunedì, una reazione di rabbia degli abitanti” (La Nouvelle Répubblique).  Ecco i media occidentali e come descrivono gli avvenimenti attuali, come sono stati ridotti i fatti dagli pseudo giornalisti, soprattutto dell’AFP (Agenzia France Presse).
In realtà l’AKP non è mai stato accettato dalla società turca. Senza il sostegno della logistica USA nella presa e nel mantenimento del potere, gli islamisti non avrebbero resistito nemmeno 24ore alla pressione dei laici. Oggi il progetto di urbanizzazione della città di Istanbul è solo “la goccia che fa traboccare il vaso”. Con tutto il rispetto per Gerzi Parki ed i suoi meravigliosi alberi e monumenti, l’attuale gigantesca mobilitazione in Turchia esprime un rifiuto profondo dell’ideologia dell’AKP islamo-liberista di Erdogan. Quella che alcuni stupidi analisti vicini alla linea del Pentagono definiscono un “esempio per tutto il Medio Oriente” e che è costretta a prendere atto del suo fallimento. “Islamo-conservatrice” o moderata, dicono di essa. In realtà si tratta di islamo-liberismo. L’islamismo per la regressione e il caos interno ed il liberismo per il saccheggio delle ricchezze da parte del capitale internazionale.
Vi è dunque un fallimento dell’islamismo in Turchia, ma anche del liberismo estremista.
In Siria, l’alleanza statunitense-islamista ha sbattuto contro la fortezza baathista.
In Turchia scaveremo le loro tombe
(*) Le citazioni in grassetto/corsivo, sono il frutto di una mia sommaria traduzione di frasi tratte da “Primavera Turca”: il ritorno di Moustafà Kemal” un articolo di Innanç Kutlu (Segretario generale aggiunto del CCN) 

CE LI VOLETE I CRAUTI O VA BENE COSI'???

Il tritacarne e' pronto e il cameriere del colle scalpita a ritmo di tip-tap, col vassoio d'argento (il nostro) in mano, perche' a Francoforte non vedono l'ora di ricevere il succulento bocconcino farcito di riforme costituzionali che ci rendano (queste come le prime gia' adottate) sempre piu' (se possibile) sudditi e schiavi dell'Europa delle banche e sempre meno cittadini in una Italia (non piu') sovrana, democratica e repubblicana. E' di oggi la notizia infatti che il Quirinale (ma va..) chiede al “governissimo” di fare presto (questa l'ho già sentita) e, tanto per pararsi lievissimamente le chiappette, tuona contro il web, invocando un intervento della polizia.. Ttranquilli, no, non ci hanno invaso i tedeschi...no, sono sempre loro, la magica coppia PD-PDL, in uno dei loro piu' abili travestimenti, sempre loro due a fare il gioco del cerino che tanto (come sempre) restera' in mano a quella che (quando sara' tempo di randellate) si chiamera' di nuovo (su tutti i giornali e le tv) ..la sinistra (anche se poi le randellate vere e non mediatiche ce le prendiamo sempre noi), ma per adesso via 'ste fregnacce, destra, sinistra ma che ce frega, il gioco adesso si chiama: "il governo delle larghe intese". C'è sempre tempo poi per fare senatore a vita D'Alema in cambio della gogna mediatica di qualche inguaribile socialdemocratico residuo nel PD, tempo al tempo.
Fate largo intanto se potete, alle larghe intese o perlomeno così è, se vi pare..

NO - Non abbiamo perso un bel niente caro Sandro



NO - Non abbiamo perso un bel niente caro Sandro ed è un piacere poterti finalmente contraddire, prendendo spunto dalla tua lettera e dall'esito delle urne ma al contrario abbiamo guadagnato, ciò che da anni non accadeva, la possibilità di non doverci turare ancora 'sto povero naso ma votare a testa alta e col cuore in pace chi davvero vogliamo che amministri la città e i municipi. E come sai, te lo dice un candidato di rifondazione che a votare comunque ci va, sempre. Una doverosa e sentita analisi del voto da parte mia. Doverosa e sentita. Intanto e soprattutto nei confronti di quelle decine di persone che hanno riposto la loro fiducia nel sottoscritto ma anche un invito. Un invito a tutta quella Sinistra diffusa che a sx di SEL a Roma esiste e si muove. Diamoci un appuntamento e ripartiamo insieme. Subito. Il voto è importante ma non è l'unico mezzo di lotta e di determinazione dei diritti, dobbiamo adesso mantenere il contatto forte che si è creato tra noi e con i territori, ricucire con i comitati e i movimenti spontanei contro il consumo del suolo e per il riuso pubblico (vedi liberare roma & co. ma anche gli altri, sono più di mille), evitando che si perdano tra gl'infiniti rivoli delle faccende personali o poco più, diciamo "condominiali". E' anche per questo che il "due virgola X" è solo un punto di partenza ed il tre per cento non sarebbe stato comunque il punto d'arrivo. Aggiungo tra l'altro che abbiamo guadagnato anche credibilità, non apparentandoci con una certa pseudo-sinistra che manda i propri rappresentanti a parlare (quasi mai ad ascoltare..) nei comitati per poi nelle commissioni votare con i palazzinari, senza voler approfondire in questa analisi locale quello che fanno a livello nazionale sia in Parlamento che con i Sindacati (vedi il governo Letta e l'ultimo accordo CIGL/FIOM-CISL-UIL). Mettiamoci subito TUTTI al lavoro (nel giro di tre settimane/quattro) per dare forma/sens/contenuto ad una FEDERAZIONE ROMANA che includa, nel rispetto delle autonomie, differenze e anche simboli, tutta quella Sinistra (a sinistra di SEL e ovviamente del PD) che c'è e si impegna, si riconosce, nel valore dei referendum, nei movimenti e nelle necessarie occupazioni, con le persone che amano e si amano e che hanno una visione di città e delle relazioni fuori dall'egoismo di questa società putrida e malsana creata ad arte per metterci nl'uno contro l'altro. Noi non siamo come loro. Sì stiamo insieme e accogliamo ma mai nessun compromesso con i signori della finanza, del mattone e del cemento, con i fautori dell'austerity a senso unico e dei governi pilotati dalle banche. Avanti così, caro Sandro e car* tutt*, gli appuntamenti ci sono, già fissati (come quelli a trastevere per l'acqua pubblica e l'america occupato, per esempio) e altri ne organizzeremo ma ci vuole una COSTITUENTE DELLA SINISTRA ROMANA. Tiriamoci su il morale e tiriamolo su a chi ha cominciato a sostenerci, poi tireremo su anche le percentuali. 

domenica 2 giugno 2013

ESISTE UNA LEGGE, LA 194 DEL 1978


A parte che la legge già esiste ed andrebbe solo applicata, stiamo a vedere che fine farà la mozione della senatrice Puppato (PD) che rifacendosi ai numeri sull'obiezione di coscienza ed il conseguente aumento degli aborti clandestini denunciati, chiede un impegno chiaro al governo nel "garantire il rispetto e la piena applicazione della Legge 194/78 su tutto il territorio nazionale, assumendo tutte le iniziative finalizzate all'assunzione di personale non obiettore"... Come se non saesse da chi è composto il "governo"... Intanto a Roma, il giorno dellanniversario della uccisione di Giorgiana Masi, Marino restava ambiguo e dichiarava il suo sostegno alla ridicola manifestazione di militia christi e casa pound autorizzata da alemanno e ai "movimenti per la vita"... Quando la smetteranno con queste operazioni di facciata, credo mai... ma mi chiedo davvero fino a quando gli elettori del pd la continueranno a farsi prendere per il culo...

José Saramago (1922-2010) "Saggio sulla lucidità"

«Come gli altri presidenti di seggio nella città, questo della sezione elettorale numero quattordici aveva chiara coscienza che stava vivendo un momento storico unico. Quando, già avanti nella serata, dopo che il ministero dell’interno aveva prorogato di due ore la fine della votazione, periodo cui fu necessario aggiungere un’altra mezz’ora affinché gli elettori che si accalcavano dentro l’edificio potessero esercitare il diritto di voto, quando infine i membri del seggio e i rappresentanti di lista, estenuati e affamati, si ritrovarono davanti alla montagna di schede che erano state rovesciate fuori dalle due urne, la seconda requisita d’urgenza al ministero, la grandiosità del compito che avevano davanti li fece rabbrividire di un’emozione che non esiteremo a definire epica, o eroica, come se i mani della patria, redivivi, si fossero magicamente materializzati in quei fogli di carta. Era passata la mezzanotte quando lo scrutinio terminò. I voti validi non arrivavano al venticinque per cento, distribuiti fra il partito di destra, tredici per cento, il partito di mezzo, nove per cento, e il partito di sinistra, due e mezzo per cento. Pochissimi i voti nulli, pochissime le astensioni. Tutte le altre schede, più del settanta per cento del totale, erano bianche».

José Saramago (1922-2010) "Saggio sulla lucidità" [Einaudi, 2005, Feltrinelli, 2011]

sabato 1 giugno 2013

#occupygezi #direngeziparki


Non è più tollerabile né accettabile che da parte dei media e delle istituzioni europee, si continuino a perpetrare condanne unanimi a paesi sovrani come la Siria e la Libia; nel primo caso sulla base di notizie false e tendenziose, diffuse ad arte su una pseudo rivolta popolare, rivelatasi invece una guerra civile voluta da estremisti islamici, salafiti e contractors vari per i propri interessi; nel secondo caso, addirittura rovesciando un regime, fino a poco temo prima omaggiato e riverito (anche per il suo apporto alla stabilità), per poi gettare il paese in mano al caos e alle bande. Tutto questo mentre in paesi "civili" come Spagna, Grecia, Portogallo, Francia e addirittura in Germania, si susseguono tuttora in (ottanta!) città le proteste contro le politiche di austerity, nel più totale silenzio dei media e delle TV. Ora in Turchia, dove non solo si vuole far costruire un centro commerciale abbattendo seicento alberi secolari in Gezi Parki a Istanbul ma la polizia reprime con inaudita violenza la giusta protesta e indignazione di giovani, studenti ed abitanti che non vogliono farsi sopprimere dalle inumane leggi del mercato liberista. Infatti, se inizialmente la protesta era strettamente legata al destino dello storico parco, adesso si sta rapidamente trasformando in una rivolta vera e propria che si associa alle altre in atto contro le politiche inique e antipopolari che questo esecutivo reazionario e conservatore di Erdogan vuole imporre con la forza e la arroganza tipiche del suo governo cosiddetto "islamista moderato" ma di fatto di destra. I giovani dell'anatolia scendono in piazza contro l'autoritarismo del governo Erdogan e contro una politica che ad un arretramento sui diritti civili accosta a un processo di sviluppo capitalistico selvaggio che taglia fuori milioni di persone per concentrare in poche mani il prodotto della crescita economica di cui sta godendo il paese. E' una rivolta per l'ambiente, la democrazia, la laicità e la giustizia sociale.
La repressione è brutale: oltre 1700 arrestati, centinaia di feriti e almeno un morto, sono le conseguenze di un governo che, al di là delle parole, si dimostra in linea con il regime che lo ha preceduto. Ai ragazzi di Istanbul, come delle altre città in mobilitazione, va tutta la nostra solidarietà. Propongo a tutti i democratici di manifestare pacificamente e unitariamente martedì 4 giugno, dalle ore 17:00 di fronte alla ambasciata turca in via Palestro per chiedere la fine della repressione e il riconoscimento della piena libertà di manifestazione in Turchia.
Si sa 
per certo che la polizia sta usando gas vietati contro i civili inermi, utilizzando anche elicotteri militari e s
parando i razzi ad altezza uomo e in faccia, contro le persone. Ci sono stati moltissimi feriti, oltre il migliaio e anche gravi (alcuni hanno perso la vista), migliaia di arresti arbitrari e di violenze gratuite ai danni dei civili. Infatti pare che oltre ad Instanbul ed Ankara, la rivolta si sia estesa anche a Besiktas e Smirne dove purtroppo filtra la notizia di due morti tra i manifestanti civili. Molti abitanti stanno aderendo alla protesta, anche perché indignati dal comportamento delle guardie e stanno aiutando i manifestanti, aprendo le loro case e curandoli dalle ferite e le irritazioni dovute ai gas utilizzati. Le ambulanze scarseggiano ma molti sono i medici, gli avvocati e i professionisti che stanno prestando volontariamente la loro opera per questa causa. A tutti (e tutte) i cittadini Turchi attivi in questa azione di resistenza civile contro la ottusa repressione di Erdogan va quindi tutta la mia solidarietà, perchè una violenza del genere non è ammissibile e non puo restare impunita. Ricordo che la comunicazione in questi casi è fondamentale e che diversi utenti lamentano su Twitter che l’accesso alla rete è molto rallentato e il principale provider turco TTNET impedisce l’accesso a Twitter e Facebook, in ogni caso #occupygezi e #direngeziparki sono gli hashtags più seguiti e su questo blog: http://defnesumanblogs.com/2013/06/01/what-is-happenning-in-istanbul/ potrete trovare notizie aggiornate. Diffondete intanto come potete sia il blog suddetto che questo messaggio: "Democracy is under attack in Turkey! After a series of peaceful demonstrations for preserving a recreational area in Istanbul city centre which is planned for demolition for the construction of a shopping mall, Turkish Police ATTACKED the protesters violently. Please share this Message to the world to become aware of the police state created by the current government "AKP" of Recep Tayyip Erdogan. Please share this to all and help us support our Turkish brothers and sisters fighting for their rights as we speak!". Thanks to this guys, following this page is possible to read in english what happening in Istanbul and in the other towns involved in the protest as Ankara, Besiktas and Izmir and help them to communicate: https://www.facebook.com/OccupyGezi. You also can watch Istanbul live here: http://rt.com/on-air/turkey-protest-istanbul-park/  

12 giugno in piazza S. Cosimato: "BUON COMPLEANNO REFERENDUM"

Si avvicina il secondo anniversario del referendum e sarà l'occasione per ribadire l'importanza del rispetto degli esiti referendari e dare risalto alle vertenze in atto e ai percorsi di ripubblicizzazione aperti. Sarà un momento di confronto e di festa in cui ritrovarsi insieme alle tante persone che hanno attraversato e stanno attraversando la battaglia per l'acqua pubblica.

Il 12 giugno in Piazza S. Cosimato dalle ore 18 BUON COMPLEANNO REFERENDUM

A due anni dalla vittoria referendaria per l'acqua bene comune e contro il nucleare la lotta continua!
Incontro pubblico “ Fuori i privati dall'acqua, verso la ripubblicizzazione”
ne parliamo con STEFANO RODOTA'
a seguire PONENTINO TRIO e ASCANIO CELESTINI
In collaborazione con il Cinema America Occupato, aperitivo a sostegno della campagna “A Roma... Pubblica l'Acqua” per la ripubblicizzazione di ACEA.
Per fare una bella festa e dare forza alle mobilitazioni in corso per l'acqua pubblica è importante essere in tanti e riuscire a diffondere l'iniziativa il più possibile.
Partecipa ai volantinaggi del CRAP segnalando le tue disponibilità:
Mercoledì 5 giugno --> stazione Tiburtina e Termini orari 7:45/8:45 e 17:45/18:45
Venerdì 7 giugno --> stazione Tiburtina e Termini orari 7:45/8:45 e 17:45/18:45
Venerdì 7 giugno: ore 11.00 al Rialto con le bandiere dell'acqua da far sventolare per tutta Roma
Lunedì 10 giugno: ore 8.00 ad Acea con bandiere dell'acqua
martedì 11 giugno --> stazione Tiburtina e Termini orari 7:45/8:45 e 17:45/18:45
Diffondi l'iniziativa tramite le rete (email, siti, blog, facebook, twitter) e distribuisci i volantini che saranno disponibili dal pomeriggio di lunedì 3 giugno al Rialto.
Appendi la tua bandiera dell'acqua, fai una foto e postala sulla nostra pagina facebook "Referendum Acqua Pubblica - www.acquabencomune.org" https://www.facebook.com/pages/Referendum-acqua-pubblica-wwwacquabenecomuneorg/109419942425829?fref=ts oppure scrivi a ufficiostampa@acquabenecomune.org

Per contatti e info:
http://craproma.blogspot.it/
https://www.facebook.com/CoordRomanoAcquaPubb

Oggi, come il 12 e 13 giugno 2011, l’acqua non si vende! l’Acqua si difende!

SOLITO FALSO, PRIMA CON GLI ABITANTI POI SOTTOBANCO L'ACCORDO

Potrebbe essere questo  il regalo di addio della giunta Alemanno che, a pochi giorni dalle elezioni, rischia di definire le future politiche sui rifiuti della città. Era già accaduto con l'ex-deposito ATAC di piazza Bainsizza >>>leggi<<< e ora la giunta capitolina approva un protocollo di intesa insieme ad Eni spa e Ama che rischia di mettere una pietra tombale sul futuro della Valle Galeria. Ecco l'articolo di M. Carta su PaeseSera:
Un deposito di carburanti in disuso da tempo, in una zona fortemente contaminata dal punto di vista ambientale, in cambio di nove immobili centrali. E una rete ferroviaria per ottimizzare il trasporto dei rifiuti. Potrebbe essere questo  il regalo di addio della giunta Alemanno che, a pochi giorni dalle elezioni, rischia di definire le future politiche sui rifiuti della città, saldamente ancorate al monopolio della Colari dell'avvocato Manlio Cerroni e inquadrate nei suoi regni di Malagrotta e Monti dell'Ortaccio.
IL PROTOCOLLO - In gran segreto la giunta capitolina lo scorso 22 maggio ha approvato un protocollo di intesa insieme ad Eni spa e Ama che rischia di mettere una pietra tombale sul futuro della Valle Galeria. Il provvedimento, compreso nella delibera di giunta n. 274/2013, prevede infatti la permuta dell'ex deposito carburanti di Ponte Galeria di proprietà di Eni spa con nove aree di proprietà comunale, dislocate in zone centrali della città. Tutte aree su cui insistono “stazioni per l'erogazione di carburante con collegati esercizi commerciali e punti ristoro”,  le quali risultano attualmente cedute in concessione a Eni spa.
L'OBBIETTIVO - Cosa abbia spinto il Comune ad acquisire un deposito in una delle zone più  inquinate di Roma, come si evince dal sito dell'Arpa, non certo è un mistero. L'obiettivo  è trasformarlo in un centro per il trattamento e la selezione dei rifiuti, collegato a un raccordo ferroviario (circa 2 chilometri) tra la  stazione Ponte Galeria e lo stabilimento Ama di Ponte Malmone. L'intero protocollo  è infatti “ finalizzato – come si legge nella delibera 274/2013 - alla realizzazione di un progetto per il miglioramento del trasporto rifiuti mediante l'utilizzo della ferrovia come sistema intermodale, vantaggioso dal punto di vista ambientale”.
Secondo gli addetti ai lavori  questa operazione lascerebbe presagire “un utilizzo stabile dell'area di Monti dell'Ortaccio”. Ed è anche  per questo che sull'accordo vige il massimo silenzio. L'Eni, contattata, ha potuto solo confermare la firma avvenuta lo scorso  22 maggio. Evitare  che la vicenda  possa influire sull'esito del voto è invece l'unica preoccupazione che trapela dal Campidoglio, anche perché tante in questi anni erano state le promesse del sindaco Alemanno ai cittadini della Valle della Galeria. Proprio lo scorso gennaio il primo cittadino manifestò a fianco dei residenti  contro l'apertura della discarica di Monti dell'Ortaccio. “Non per demagogia”,  scrisse addirittura sul suo stesso blog.  E allora per cosa?

RUGGERO CONTI, OTTIMA SCELTA SINDACO!

CONDANNATO PER PEDOFILIA, RUGGERO CONTI, IL PARROCO DI SELVA CANDIDA, EX CONSULENTE PER LA FAMIGLIA DI ALEMANNO - La IIIa Corte d'appello di Roma ha condannato a 14 anni e 2 mesi di reclusione don Ruggero Conti, l'ex parroco della chiesa della Natività di Maria Santissima a Selva candida, per aver abusato di sette ragazzini che gli erano stati affidati, sia nell'oratorio della chiesa che in alcuni campi estivi. Una lieve riduzione, visto che in primo grado gli era stata comminata una pena a 15 anni e 4 mesi di reclusione. La Corte d'Appello ha ritenuto prescritti tre episodi di abusi avvenuti fino al 2000 e per questo prescritti nel novembre dello scorso anno. Gli episodi contestati a don Ruggero Conti sarebbero avvenuti dal 1998 al 2008. Don Ruggero Conti, nel 2008, fu consulente per la famiglia e la periferia del sindaco Gianni Alemanno, in piena campagna elettorale. Dopo l'arresto, con una lettera chiedemmo al sindaco di costituire il Comune di Roma parte civile al processo contro il parroco pedofilo, ma Alemanno non lo fece.