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martedì 28 gennaio 2014

ElectroDux

Altro che pentole dei grandi Chef. Cosa cazzo ci mettiamo dentro se tanto siamo alla frutta, allo sbando. I saldi proseguono da noi ben oltre la Befana. Anzi, siamo alle trattative riservate, al suq. Il nostro Paese, quindi noi tutti, siamo oramai un inerme listino al ribasso, alla mercè di liquidatori al soldo delle multinazionali che ormai devono soltanto (da buoni nord-europei) mettersi in fila ed attendere il loro turno per ritirare il premio, incassare i sacrifici umani che i sacerdoti delle larghe (loro) intese (e nostre) chiappe, portano avanti con i rituali ormai stranoti e logori di una casta, avulsa dalla realtà nel migliore dei casi, criminali da processare dal Popolo secondo me. E’ il turno della Svezia (forse vanno in ordine alfabetico?) e cadono dalle nuvole, i "liberal piddini" come la Serracchiani, avvocato del lavoro oltre che friulana di adozione (e che adozione), quando si fa avanti la multinazionale Elecrolux, a guidare l'attacco del branco rabbioso, del "galgo terrible", stavolta senza mezzi termini e direttamente agli indifesi salari, a spianare la strada alle altre che verranno ma verrebbe da chiedere a lei, quale presidente della regione autonoma del Friuli Venezia Giulia e agli altri, fenomeni della grande socialdemocrazia per il lavoro, dov'erano e che ruolo avevano, quando si preparava il terreno sul quale ora si consuma questo massacro. La stessa Electrolux che per produrre ed investire in Italia ha usato i nostri soldi e i fondi europei (che in parte sono sempre nostri), ha adesso un bel piano speciale per l’Italia - afferma l'azienda svedese - un piano che impone ai lavoratori e alle lavoratrici il dimezzamento secco dello stipendio, da 1400 a 700 euro, altrimenti fanno presto, portano la fabbrica in Polonia dove la paga di un operaio è appunto 700 euro. Ad impegnarsi bene, potrebbero portare le loro scandinave chiappe trasparenti anche più lontano e trovare anche a meno, non prima però, di averci reso indietro Zanussi (allo Stato) con tutti gli interessi. Questo dovrebbe rispondere lo Stato con la S maiuscola, ad una qualsiasi azienda privata, tanto più straniera, che si permette di dettare certe condizioni che contribuiscono altresì all'impoverimento di tutto il Paese. Eccoli lì invece, come definiscono la “mobilità” del lavoro e a chi lasciano aprire la strada alla barbarie. Ecco come chi dovrebbe difenderci (i nostri ministri supini), se ne sbatte invece altamente i coglioni anzi, come leggerete più avanti, rincara la dose. E questi qui, ovviamente, ricattano, spremono e poi se ne vanno. E chi s’è visto s’è visto. Nel frattempo i dati sull’impoverimento collettivo sono impietosi. Ricchezza detenuta da appena il 10% della popolazione, passata in 5 anni, dal già enorme 40% nel 2008 all’abnorme 46% nel 2013 (e parliamo di rendite e rivalutazioni, anche e soprattutto finanziarie), a fronte del crollo verticale del potere d'acquisto di salari, stipendi e pensioni. La disoccupazione al 25% della forza lavoro, di cui quella giovanile oltre il 35% (senza contare le partite iva "fake" e i contratti precari). A tutto questo aggiungiamo l’escalation di privatizzazioni e svendita (diretta e indiretta) del patrimonio di beni e servizi pubblici dello Stato (grandi opere pubbliche, trasporti) e l’attacco a testa bassa alle risorse, (acqua, gas) e al poco di pubblico rimasto nei settori nevralgici (poste e telecomunicazioni). Lo smantellamento progressivvo del welfare e dei settori che agiscono sul benessere collettivo (ambiente, scuola e sanità su tutti) la spesa pubblica dimezzata negli ultimi 5 anni, ulteriormente massacrata a livello nazionale dall’inserimento in Costituzione del “pareggio” di bilancio e a livello locale, con il conseguente “patto” di stabilità. Intanto, in riferimento alla odierna vicenda Electrolux, Flavio Zanonato, quale autorevole rappresentante dell'ex Partito Comunista Italiano, oggi PD aka "il grande Partito del Lavoro" e attuale illegittimo Ministro dello Sviluppo Economico del Governo anticostituzionale presieduto da Enrico Letta, prende subito una posizione chiara e netta a difesa del Lavoro (il suo lavoro): "In Italia il costo del lavoro è troppo alto" dice il ministro, "questo reca danno alle aziende che ovviamente decidono di investire altrove". Poi dici che uno è polemico. No, nessuna polemica. Sparite. Sparite e basta. Siamo legati ad un giogo che ci costringe, come a tutti i Paesi mediterranei e periferici della UE, a competere con i Paesi extra UE che danno al lavoro, all’ambiente, al welfare, alla cultura e di conseguenza alla qualità della vita dei cittadini,  il valore più basso in assoluto e danno mano libera alle multinazionali. Per di più, indebitandoci con le grandi banche - proprietarie delle stesse multinazionali - per avere prestiti di denaro da impiegare nelle infrastrutture, contributi e servizi da loro richiesti, sotto ricatto di recarsi altrove, facciamo anche il doppio danno di creare le condizioni perché lo Stato sia sempre meno al servizio dei cittadini e sempre più funzionale ai loro investimenti. Ciò avviene attraverso la contemporanea trasformazione di tre grandi sistemi, fondamentali nella vita e nella crescita di un Paese e della sua popolazione: 
1) Il sistema democratico e della giustizia intesa in questo caso come sistema di rappresentanza politica e quindi legislativo e giuridico e del diritto del lavoro, lesivo per quest'ultimo e pesantemente sbilanciato verso la difesa del capitale economico e finanziario privato; 
2) Il sistema produttivo, utilizzando il debito nazionale creato dal sistema monetario sovranazionale, si incrementano le privatizzazioni di tutte le principali risorse primarie, rurali ed industriali, nonché dei servizi e delle banche, favorendone la ricapitalizzazione da parte della finanza privata internazionale. 
3) Il sistema urbanistico, rendendo i trasporti scadenti e funzionali solo alla circolazione delle merci, favorendo il trasporto privato elitario a scapito del pendolarismo passivo, l'inquinamento alle stelle, spazi sociali, ricreativi e aree verdi nelle città ridotti o nulli, tutela e messa in sicurezza del territorio assolutamente marginali e inesistenti. 
Da parte nostra, accettare il determinismo politico-economico attuale significa - per tutti noi - mettere il futuro del mondo e dei nostri figli, nelle mani di tecnocrati senza scrupolo, totalmente svincolati dal controllo democratico degli elettori e spesso anche degli eletti, precipitando in un abissale buco nero che porta dritto dritto al medioevo. Con un quadro come questo e per molto molto meno 200 anni fa, ovvero l’altro ieri, in Francia cadevano teste come le pigne a luglio (era il 13 luglio tra l’altro..), oggi invece siamo “euroscettici” o alla meno peggio "indignati" e forse, insieme alle pentole dello chef e alla carta straccia al posto del denaro, le pigne le hanno messe in testa proprio a noi. 

domenica 26 gennaio 2014

La sinistra unita, i lego e il fantacalcio

La Politica non è come il fantacalcio o le costruzioni in lego, dove si assemblano e si edificano progetti in assenza di considerazioni sulla loro fattibilità e soprattutto funzionalità. Questa accozzaglia di simboli, grafici e ideali, per esempio, grossolanamente assemblata da Claudio Grassi, è quanto di più approssimativo e superficiale che nemmeno un allestitore di vetrine di negozi per carnevale, senza il minimo criterio estetico e funzionale avrebbe combinato. Antifascismo, Ambiente e Lavoro, di per sè, sono sicuramente rappresentativi di una sensibilità che fortunatamente è ancora mediamente diffusa, per lo meno a parole e sono anche elementi che hanno tutta l’autorevolezza per essere tra quelli fondativi di una coalizione democratica e progressista ma, per “essere comunisti” come dite voi ci vuole ben altro, ci vogliono elementi distintivi chiari e non negoziabili quali l’anticapitalismo, prima ancora che l’antiliberismo. La Falce e Martello, relegati in basso a destra di tutta l’architettura, perdonami, fa un po’ arrabbiare capisci? Ora, espresso il mio giudizio sulla foto, vorrei passare a parlare seriamente del contenuto politico che vorrebbe esprimere. Premesso che ognuno di noi, dentro rifondazione e a sinistra di essa, includendo anche coloro che spesso vengono perentoriamente tacciati di minoritario cronico o di rappresentare una sterile in quanto residuale testimonianza, affetti da disturbi nichilisti o stregati da non si sa quale incantesimo di settarismo, sarebbero invece i primi ad essere felici di una rinnovata spinta unitaria verso i grandi valori della lotta comunista, semplicemente (e mi ci metto anche io), non accettano l’idea di continuare a mediare al ribasso sulla pelle di una classe subalterna che, negli ultimi ventanni, ha visto arretrare il proprio status di circa duecento anni e non a causa di posizioni vetero-intransigenti del minoritarismo settario della sinistra radicale ma al contario, deve la propria ulteriore declassazione sociale (tradotta nei fatti in vessazione da parte del capitalismo economico e finanziario) in primis al PDS-DS-PD, il grande partito che avrebbe dovuto portarla democraticamente ad autorappresentarsi politicamente e istituzionalemente al governo e che invece l’ha usata e barattata con il solo ed unico (infame) scopo del mero accesso al potere finanziario occidentale (che è ben altro dalla pur discutibile idea del “governo socialdemocratico" ). Dopo di che, lo deve anche a coloro i quali, permanendo nella sinistra radicale, hanno replicato (in piccolo) la stessa parabola del PDS-DS-PD, credendo per anni e continuando a praticare anche oggi (la Sardegna insegna) relazioni e accordi, alleanze puramente elettorali che sono come la morfina per i malati terminali o peggio, dei palliativi che allontanano la possibile guarigione, sostituendosi alla cura. Allora, visto che vengo a volte accusato, forse anche a ragione, di liquidare le discussioni con delle “battutine”, ho voluto questa volta evitare di essere percepito come perentorio e sprezzante e, usando un tono e una modalità adatti a commentare l'operato di un dirigente comunista, anche un po' ingenui. Purtroppo però, non conosco mezze misure quindi salto dalla bruciante battuta alla prolissa analisi e di questo chiedo venia ma vengo al dunque e mi chiedo. Crede davvero  Grassi e chi lo sostiene che creare un nuovo contenitore senza parlare di contenuti. Lo leggo sempre e sono mesi che scrive solo di unità della sinistra e pubblica continui spot, senza che lo sfiori l’idea di un dibattito serio sul lavoro, sui sindacati e sul precariato, sui movimenti per la casa e il diritto all'abitare e allo studio, il salario minimo garantito, le sei ore, l’euro e l’europa delle banche private. Crede davvero appunto che calando di nuovo dall’alto uno scatolone vuoto. i nostri potenziali elettori, sostenitori e militanti, ogni giorno alle prese con il “logorio della vita moderna” (cit. E.Calindri) ovvero dall’arretramento della lotta di classe, possano accettarlo? 
Infine, stendendo un velo pietoso sulla dirigenza di SEL, perchè non puntare semplicemente a quella parte del suo elettorato (al limite) rimasta antiliberista, distinguendoci per coerenza e senza ambiguità? In ultimo invece chiedo anche: ma “flirtare” con la illustrissima signora Spinelli in Padoa Schioppa come continuo a leggere, fermo restando che voterò Tsipras e appoggio in questo senso la scelta di Ferrero, è davvero necessario? Fa parte di quale clausola contrattuale? Per l'ennesima volta, l'errore strategico risiede nella ambiguità e non nella chiarezza e questo logo inventato, apparentemente inclusivo, è invece il segnale dell'esclusivo feudo dell'ambiguità poltronista che purtroppo abbiamo da tempo imparato ad apprezzare anche dentro Rifondazione. Insopportabile poi, è il proteggere in modo strumentale tali operazioni camuffandole all’interno della cornice del documento congressuale di maggioranza che avallerebbe la linea delle alleanze strategiche. Una linea è l'unione di punti. Non si può allargarla orizzontalmente impedendone lo sviluppo verticale. In parole povere. Non posso dire di essere favorevole o contrario a qualcosa che dice tutto ed il contrario di tutto, aperto a tutte le interpretazioni. Si discute e anche tanto di interpretazione di quelle linee e questo è già un segnale di ambiguità ma la linea dovrebbero farla i contenuti e non l'unico obiettivo di accozzare le sigle il che - giustamente - non funziona e non deve funzionare. Il punto è incidere? Bene. Incidere positivamente su un territorio lo si fa conquistandone il governo sulla base di un programma che nasce da una visione collettiva e consapevole, non già facendo i comunisti intermittenti. E' un duro lavoro. Ma non esistono scorciatoie. I militanti di SEL non sono comunisti, sono già usciti una volta da Rifondazione affossando la pregiudiziale anticapitalista ed eliminando anche la pratica antiliberista. D’accordo, forse qualcuno tornerebbe pure ma soltanto dopo un crollo definitivo di SEL e quei pochi che non andrebbero a riparare sotto l'albero del PD, tornerebbero con Rifondazione portando di nuovo le loro fallimentari condizioni. Ben venga il voto utile (a noi) degli ex-militanti di SEL ma è nostro dovere allargare il nostro consenso tra i milioni di persone che non votano più o votano M5S o addirittura a destra perché non si sentono protette e rappresentate da nessuno. Questo è il cammino, se vogliamo almeno puntare decisamente, anche se con un lungo e duro lavoro di ricostruzione dal basso, ad uscire da queste logiche condominiali e queste sì elitarie, altro che settarismo e nichilismo. La chiarezza premia, le scorciatoie lasciano ambigui strascichi che non contribuiscono affatto a risollevare la classe subordinata. Se c’è chi considera strategicamente giusto favorire alleanze a dx di Rifondazione ponendo l’attenzione sulla valutazione di non concedere “eccessivi” compromessi. Ebbene io ribatto che considero "eccessivo" negoziare - sulla vita e sulla pelle delle persone - una poltrona o un seggio, quando poi inevitabilmente, quella poltrona guadagnata andrà invece ad arricchire le fila di coloro che difendono non il diritto ma il suo arretramento, mantenendo una battaglia di continua retroguardia che è quella che dal 1989 ha portato ad un continuo e regressivo arretramento su tutti i fronti. Lo spauracchio della “sfiducia costruttiva” non è più e non è mai stato funzionale all’avanzamento della lotta comunista. Io preferisco la fiducia in noi stessi come arma primaria, rispetto alla presunta minaccia di sfiducia negli altri. E' un'arma a doppio taglio, quella della della sfiducia postuma che ci è già costata molto ma molto cara e che non ha visto certamente accrescere la nostra possibilità di incidere concretamente, se non in negativo, sulle condizioni della classe per la quale dovremmo impegnarci a fondo.  Altro che compromesso storico e ombrello atlantico. Oggi abbiamo il cedimento storico e l'ombrello bucato delle agenzie di rating. Ma noi stiamo commentando un logo ed è su quello che io ho espresso il mio giudizio iniziale. Il logo è un simbolo ed in questo caso è “assemblato” creando un insieme di essi in un determinato ordine che io ho chiamato accozzaglia ma c’è di più invece. Affermo senza remore che, nei diversi contesti generali, il PDS del 1989 (soprattutto la sua base) era più a sinistra di SEL oggi e ho detto tutto. Nel simbolo avevano almeno lasciato la falce e il martello seppure sepolte sotto un albero, mentre di SEL abbiamo già detto e del resto, basta osservarne il simbolo (tra l’altro anche leaderista..). Le idee restano oppure cambiano. Come cambiano? E perchè? Usi e consuetudini sono il primo passo per cambiare le leggi di una comunità ma le consuetudini cambiano con il modificarsi e/o la scomparsa delle “vecchie” idee. Allora, se i simboli sono l'argomento di questa nota, credo proprio che, alla fine di questa lunga analisi, cominceremo a capirci sulle domande: "Dove andiamo noi? E dove stanno andando le nostre idee?". Osservate compagni e compagne, il simbolo di cui stiamo parlando e meditate su queste ultime considerazioni, sui loghi ed i progetti che nascondono enon le idee che gli stessi simboli rappresentano nella nostra memoria ma nel presente e per il futuro. Vero sono soltanto simboli. Simboli. Che cambiano……..

sabato 25 gennaio 2014

Lettoni non fa rima con coglioni. Eppure…tutti in Riga!

"Popolo (fu) sovrano! Meglio tagliare le spese che aumen­tare le tasse!".. si dice anche lassù,  dove dietro ai soliti prezzolati pifferai, invece che a letto si mettono in …Riga. Peccato però che l'indebito  "virtuosismo indebitatorio" la Let­to­nia lo ha per così dire "centrato" con il beneamato LAT, la sua moneta nazionale che nel 1993 ha sostituito il rublo. Infatti, dato che lettoni, per questioni di accento, non fa rima con coglioni, ecco che secondo un’indagine dell’istituto SKS, appena un lettone su cinque, ovvero il 22% della popolazione, crede che la moneta unica possa por­tare van­taggi al Paese mentre il 50% è fermamente contrario. Ignorata tale evidenza, il governo va avanti (questa storia la conosciamo anche noi vero?). Ebbene, il restante 28%  afferma "non sono ancora riu­scito a farmi un’idea". Forse questi ultimi erano ibernati, si stanno scongelando adesso? Ma noi invece, dal bassocaldo del nostro bistrattato mediterraneo, un'idea sulle periferie d'Europa ce la siamo fatta eccome e siamo in ottima compagnia: Grecia, Portogallo, Spagna… 

TSIPRAS E IL FUNESTO TIRO ALLA FUNE

Nel rispondere alla lettera di Fausto Sorini PdCI, il SUICIDIO ANNUNCIATO PER TUTTI come egli lo chiama lo si fa invece con questo che io chiamo il FUNESTO TIRO ALLA FUNE, nel quale la fune siamo noi. Lo si fa appunto, (ri)mettendo tra parentesi, relegando a sottotitoli e appendici idee e prospettive radicalmente alternative, per non irritare e scomporre la BCE, (ri)stemperando la radicalità necessaria invece a rappresentare e dare coraggio alle classi soggiogate, (ri)facendo in sostanza lo stesso errore commesso anche ultimamente con rivoluzione civile per esempio, facendo piovere dall'alto "last minute", una lista fatta di accordi tutt'altro che basati sui contenuti di base, ancorché programmatici nello specifico. Tornando alle europee certo, Tsipras è vero che apre alle liste civiche ma precisa anche le modalità della loro creazione però, ovvero DAL BASSO. E non sono certo precisazioni casuali quelle fatte da Tsipras ma che hanno invece come obiettivo proprio la Spinelli, d'Arcais & Co. che quanto a candidati, proporranno tutt'altro che dei compagni ma più probabilmente, avanzi di divani e cagnetti da salotto ancora puzzolenti di euronaftalina e muffa maggioritaria. E' proprio a mio avviso l'inerzia politica e la mancanza di coraggio sono i problemi e non è certo con le addizioni che si risolvono (lo abbiamo già visto ripeto, anche ultimamente). Molti continuano - più o (molto)meno in buona fede - a parlare di unità delle sinistre a sinistra del PD, come se non esistesse altro. Mi viene in mente una frase di Cremaschi quando dice: "se per spiegare Sinistra" alla gente devo impiegare un quarto d'ora c'è qualcosa che non va". Infatti, i fautori delle grandi addizioni che si considerano invece che minoritari, grandi strateghi ottengono solo qualche poltroncina, a scapito di coloro che invece cercano di dare concretezza politica ad istanze che vengono dai reali bisogni dei lavoratori e dei precari ma vengono etichettati di tendenze cosiddette "settariste" e minoritarie in quanto troppo radicali. Il problema invece sono proprio i programmi e i temi trattati che devono unire LE PERSONE e non le sigle e per fare ciò bisogna recuperare il coraggio di riportare la radicalità delle posizioni nel dibattito politico odierno, fatto soltanto di relative subalternità sempre alla propria destra. Infatti, leggendo prima (tra l'altro sullo stesso MicroMega) il famoso appello/manifesto per la nascita della lista civica per Tsipras presidente e poi leggendo il pensiero di Tsipras sull’Europa dei massacri, solo un cieco, per giunta in malafede, potrebbe non notare la radicale differenza che esiste tra i due testi. 
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"Tsipras e Syriza fanno parte del GUE, ma nella lettera al Manifesto di oggi Tsipras non pone come pregiudiziale il riferimento esclusivo al GUE come condizione per sostenere un lista unitaria e inclusiva della sinistra in Italia.
Penso che, su questo punto e considerando la complessità del contesto italiano a sinistra, abbia ragione.
Se si mettono troppi paletti di schieramento, e non ci si concentra sulle questioni politiche e programmatiche fondamentali e unificanti, si rischia di impedire una convergenza unitaria e inclusiva e di arrivare alle elezioni europee con due o tre liste a sinistra del PD. Ovvero: UN SUICIDIO ANNUNCIATO PER TUTTI." 
L'APPELLO: 
TSIPRAS: 

lunedì 20 gennaio 2014

Eclisse di Sole, ci risiamo?

George GROSZ - "Eclisse di Sole" (olio su tela) - 1926
Trovo la situazione attuale del nostro Paese in una fase che non esiterei a definire di “occupazione economica” che meriterebbe davvero un CLN, un  nuovo Comitato di Liberazione Nazionale. Ecco perché sarei assolutamente favorevole ad un ritorno alla sovranità nazionale, politica e monetaria, così come alla nazionalizzazione delle risorse primarie e delle imprese e compagnie quotate in borsa, come provvedimenti immediati per dare corso a questa uscita dall’euro sistema ma, anche se trovo peraltro corretta la necessità di una costituente, basata su pochi punti e che abbia come cornice la Costituzione Repubblicana (antecedente alle ultime modifiche in materia economica, fino all’odioso di pareggio di bilancio) reputo prematuro porla innanzi ad altre questioni più urgenti e lacune progettuali in questo senso. Ora, uscendo dalle mie convinzioni ideologiche e personali, voglio analizzare queste lacune da un punto di vista razionale, utilizzando possibilmente anche dei dati certi. Ciò che infatti mi rende perplesso rispetto al progetto di uscita dall’euro immediata nel suo complesso, per come la sento trattare da molti anche autorevoli esponenti di questa posizione, è la compressione fino allo zero di due punti, tra loro secondo me in relazione che meriterebbero uno sviluppo adeguato e che vanno razionalmente ed oggettivamente posti davanti a tutto il resto. 
1) Il primo punto, “Uscita dall’euro - Le fasi” 
Parto dal presupposto che l’uscita dall’euro prevede sostanzialmente tre fasi. 
a) La prima è la proposta. 
Argomentata e scientifica, con la quale si avanza tale ipotesi. Uscendo dai salotti elitari e dai gruppi di studio di macro e micro economia, dentro e fuori le università nazionali e internazionali, ci si pone l’obiettivo di arrivare al coinvolgimento di nuovi “militanti” o “persone chiave” le quali, in possesso di una alfabetizzazione medio-alta e magari già attive ed inserite in ambienti di lavoro/studio/attività politiche e/o di aggregazione tematiche, dovranno costituire con la loro azione aggregante, gruppi di costruzione dell’informazione “alternativa” e di ricerca capillare del consenso all’interno dei loro ambiti, trovando anche soluzioni al problema dell’autofinanziamento e del fundraising/ crowdfunding, poiché, senza risorse economiche il progetto non va molto lontano. Tali gruppi poi, una volta creati e attivati, lavoreranno in equipe per permettere e favorire la diffusione di tali informazioni tra le fasce “popolari” interessate che costituiscono già un terzo livello e che a quel punto dovrebbero sviluppare, guidate da un progetto politico ben chiaro e definito, la costituzione di un pensiero di “governo” alternativo all’esistente. 
b) La seconda fase è l’uscita. 
Essa quindi, dovrebbe prevedere tempi, modalità e strategia per attuare quello che è il fulcro del programma ovvero la effettiva uscita dall’euro con ritorno al conio nazionale. 
c) La terza ed ultima fase è il consolidamento. 
La realizzazione di questa che si potrebbe chiamare appunto “Costituente della contro-restaurazione” è l’attuazione di misure e politiche economiche connesse al cambio di Stato con provvedimenti immediati a protezione sia della neonata moneta nazionale che a difesa immediata del potere di acquisto interno della stessa, soprattutto rispetto alle fasce più deboli ed esposte alla povertà. Esattamente il contrario di ciò che è avvenuto al tempo dell’entrata in vigore della moneta unica (euro). 
Chiarite le tre fasi, vanno analizzate le possibilità effettive di realizzazione . La fattibilità di tale progetto, non può prescindere innanzi tutto dalla consapevolezza del punto in cui ci si trova, rispetto a queste tre fasi e ai fattori determinanti la situazione odierna. Bene, a tale proposito posso affermare che, rispetto alla mia percezione della situazione, ci troviamo in piena prima fase ovvero la “proposta” (uscita dallo studio elitario e coinvolgimento di persone chiave nella formazione di gruppi di opinione), esattamente localizzati cioè, tra la prima e la seconda parte di quello che è il percorso descritto in questo paragrafo.
2) Secondo punto “Situazione Odierna - Le imminenti elezioni europee” 
Stabilito questo e tralasciando per il momento il discorso incentrato sul percorso delle tre fasi, bisogna fare i conti anche con i tempi contingenti e la situazione odierna, come dicevamo nel suo complesso, dal punto di vista politico e mediatico, al di fuori appunto dal nostro percorso immaginato. Il primo appuntamento da considerare come determinante, rispetto al percorso intrapreso, sono a mio avviso le imminenti elezioni europee. Siamo di fronte ad una palese sospensione o peggio, sottrazione di democrazia e ad una innegabile inconsistenza politica di questa Unione Europea e di conseguenza della componente istituzionalmente più nobile, la quale dovrebbe formalmente rappresentare i cittadini, nell’esercizio del potere legislativo ovvero il suo Parlamento, rispetto alla BCE e al FMI che invece esercitano di fatto una costante restrizione dello spazio di esercizio democratico e azione critica dei cittadini. La cupola formata da banche private ed investitori finanziari senza scrupoli, né appartenenza ideologica o politica, se non quella del potere e del denaro, utilizza, attraverso una uniformità di pensiero falso-riformista e sistemi elettorali esclusivi e inversamente proporzionali alla rappresentatività reale, le destre liberiste e le socialdemocrazie subalterne in un sistema maggioritario che rende statico il confronto politico, fino ad annullare ogni differenza sostanziale dal cosiddetto “pensiero unico” a direzione iper-liberista. Spinti dalle lobbies di alta finanza e grande industria questi governi tecnici, di larghe intese, grosse koalition e via dicendo, stanno attuando un piano di svendita totale di risorse di proprietà pubblica (beni comuni), allo scopo di rendere sempre meno titolari di diritto le persone, trasformando i “cittadini” in utenti o peggio, “clienti”. Per quanto ci siamo più volte ripetuti, a ragione intendo, sulla inesistenza di una sovranità popolare europea e la tragica e progressiva perdita di sovranità popolare nazionale per l’appunto, non possiamo trascurare l’appuntamento delle elezioni, nascondendoci dietro il fatto che il Parlamento Europeo “non conta nulla” oppure semplicemente (ed in modo velleitario), rivendicare un ritorno alla sovranità nazionale snobbando le elezioni europee. Commetteremmo secondo me due errori. Nel primo caso si otterrebbe una sicura e incontrastata affermazione sia delle destre liberiste che delle socialdemocrazie subalterne, trovandoci all’indomani di dette elezioni, a fronteggiare uno schieramento ulteriormente rafforzato e compatto, rappresentato appunto dai due schieramenti principali. Nel secondo caso, si porgerebbe una sponda di contatto inutile e pericolosa a quelle destre nazionaliste e xenofobe le quali, nella storia, hanno sempre utilizzato “la pancia”, il ventre molle del populismo più egoista e ottuso, con argomenti fittizi e fuorvianti come la religione e la terra dei padri, la discriminazione razziale ed il falso dualismo chiuso tra intellettuali e uomini d’azione, rappresentando, seppure camuffati inizialmente i reali propositi reazionari con posticci intenti sovversivi e feticci pseudo-rivoluzionari rosso-neri, i cani da guardia sociali del potere che anche oggi, come nel passato, ci troviamo a fronteggiare nelle sue diverse ed aggiornate caratteristiche. 
Oltre a ciò, merita una necessaria parentesi anche l’aspetto culturale più diffuso della revisione o involuzione democratica, meno estremista ma comunque dannoso; è il fenomeno del leaderismo. Fenomeno antropologico ampio e globale, eternamente presente nella cultura e nella storia di tutti i Popoli di tutti i continenti, con molte diverse origini, inclinazioni e modalità di affermazione. In questo contesto, parlo di quello contemporaneo, di tradizione per lo più anglosassone, il quale caratterizza ormai il pensiero dominante nella società ergo, nella politica. Esso si evidenzia nella sua espressione europea ed occidentale, in senso geopolitico. Ciò è evidente nel mainstream italiano dove per esempio, a dispetto della farsa delle primarie del Partito Democratico che meriterebbero un discorso a parte, la presunta socialdemocrazia, riformista e liberale è stata investita in toto dall’americanissima piramide forzitaliota (ieri Berlusconi, oggi Renzi, etc.). La cosa inquietante però, è rappresentata dal fatto che la definizione delle caratteristiche e la conseguente scelta o “costruzione” del presunto “leader” è divenuto ormai argomento principale del contendere, anche nelle forze politiche tradizionalmente inclini a tutt’altre pratiche di diffusione del pensiero e costruzione democratica e orizzontale del consenso. A conferma di questa analisi, basti guardare, per restare in Italia, alle premesse e gli sviluppi dei recenti congressi di Rifondazione Comunista da una parte e del più grande sindacato italiano di ispirazione socialista dall’altra, la CGIL. Questo fenomeno, per quanto apparentemente marginale rispetto al nostro discorso, è invece portatore di segnali la cui codifica è di fondamentale importanza per evitare che una vera proposta alternativa, nasca già infetta da diversi virus che ne condizionerebbero il sano e robusto sviluppo. A prescindere dalla sig.ra Camusso che è una eccezione che ci saremmo volentieri risparmiati, il non trascurabile fatto è che nove volte su dieci, la donna in quanto tale resta penalizzata da questa “selezione” per via di una concezione ancora basata su una inconscia e/o malcelata presunzione di superiorità oggettiva dell’uomo su di essa. Un altro di questi “virus” è la “durata effimera della memoria storica”, dopo di che abbiamo la “vulnerabilità”. Spiego meglio anche questi ultimi due. Anche e soprattutto in caso di affermazione e di successo, se si concentra su di un leader la totalità di una filosofia o un pensiero, di una proposta politica e la vita stessa di un movimento o un partito, la rimozione postuma, da parte di coloro che mirano a contrastarlo, di quei presupposti che ne hanno determinato la naturale affermazione, sarà facilitata dal fatto di poterli identificare in una sola figura esposta, umanamente limitata e fragile, ancorché mortale. Quel pensiero che di per sé dovrebbe invece contenere dispositivi di aggiornamento, restando dentro immutabili ed immortali valori ed essere sempre e comunque contestualizzabile e attuabile dalle nuove generazioni, verrà trascinato così dal fallimento del suo unico leader (rappresentante). Il terzo elemento virale del leaderismo imperante, è anch’esso legato alla vulnerabilità, fisica e mediatica del leader stesso. E’ di strategica e fondamentale importanza, lo sviluppo orizzontale del pensiero e l’assenza di bersagli fisici e/o mediatici esposti singolarmente, poiché, questi mutuerebbero la loro vulnerabilità a tutto ciò che rappresentano. Infatti, la concentrazione di tutti gli elementi fondanti un movimento in una sola persona, abilita un sistema corrotto, ad attivare operazioni (mediatiche o militari) che, annientando lui, attraverso la calunnia mediatica, l’eliminazione fisica o entrambe le cose insieme, annienta di colpo tutto il movimento, vanificando la sua naturale aspirazione al consolidamento nell’ambito di sviluppo della società. 
Riprendendo il discorso delle elezioni politiche europee, dopo la parentesi ampia ma necessaria sul leaderismo dei nostri tempi e luoghi comuni, mi sembra di poter ripartire da un punto, supportato come dicevo prima, da alcuni inconfutabili dati. Non ci sono partiti o liste che sostengano l’immediata uscita dall’euro e la risoluzione contestuale dei trattati europei, ad esclusione di alcune formazioni politiche per lo più contrarie alla convenzione di Schengen, cristiano-fondamentaliste, nazional-populiste, neonaziste, fasciste e xenofobe le quali, nonostante abbiano mediamente un consenso che si aggira intorno al 16-18%, con picchi del 25-30% (Front National in Francia e Austria, UdC svizzera; PPD danese, PdP in Norvegia, PdL olandese, Jobbic in Ungheria, “Democratici” di Svezia, Ataka in Bulgaria, Alba Dorata in Grecia, per finire con la Grande Romania e la Lega Nord nostrana). Non vedo nell’immediato e nemmeno all’orizzonte, liste candidate alle elezioni in oggetto, tradizionalmente progressiste, di sinistra o civiche che mettano come punti centrali del loro programma l’uscita dall’euro ed il ritorno alla sovranità monetaria nazionale, lo stralcio dei trattati di Maastricht, Lisbona e del cosiddetto fiscal compact, la nazionalizzazione delle banche e delle grandi industrie e società quotate in borsa, a favore di politiche interne di sostegno alla piena occupazione, alla spesa sociale intesa come investimento in beni e servizi per i cittadini ed il rilancio di una economia locale. No, non ne vedo proprio. Tra l’altro, anche nel panorama ristretto alle destre suddette, si può notare che, se e quando esse esprimono una chiara avversione alla moneta unica ed a “l’europa delle banche”, perdono posizioni di 10-15 punti percentuali nei rispettivi Paesi, a fronte di quelle che viceversa, lasciando in secondo piano le politiche economiche e monetarie, mettono al primo posto gli argomenti più impattanti la “pancia” del proprio elettorato, notoriamente sensibile alle stimolazioni mediatiche, attraverso le solite pretestuose politiche restrittive per la libera circolazione delle persone e l’immigrazione dai Paesi extra-europei. Se ne deduce quindi che, il consenso rispetto alla euro exit strategy in oggetto, potrebbe avere in futuro un potenziale consenso popolare ma al momento patisce due elementi negativi. Essi sono: 
1) Scarsa e inadeguata rappresentanza politico-istituzionale la quale si attesta  comunque attorno al 10-12% su scala europea; 
2) Carenza culturale, mal supportata da una poco autorevole ed attendibile informazione, dovuta ad una scarsa e confusa copertura mediatica della proposta economica “anti-euro”, in assenza del pensiero politico che dovrebbe sostenerla. 
Questi due elementi negativi sono strettamente collegati tra loro dalla fisiologica “lottizzazione” proporzionale dei media che contribuisce a limitarne la costruzione del necessario consenso diffuso. 
Alla luce di questa analisi della situazione contingente, dovuta all’appuntamento elettorale europeo, poco o nulla trattato al convegno di Chianciano, viene di conseguenza la conclusione che, se la fase "exit" dall'euro e le sue premesse non sono ancora chiare e non hanno al momento uno sbocco politico ed elettorale di riferimento alle europee, si renderebbe quantomeno plausibile il formulare ed attivare un piano B, vista la condivisibile analisi di "emergenza democratica". 
Al netto di queste mie riflessioni e considerazioni, nonostante io ribadisca la condivisione della necessità (riassumo brevemente) del recupero della funzione politica monetaria, economica e sociale del popolo sovrano, secondo i princìpi della Costituzione antifascista e democratica, attraverso l’uscita dall’euro e dai trattati e l’annullamento del debito, concludo affermando che alle prossime Elezioni per la formazione del nuovo Parlamento Europeo, sosterrò e voterò il candidato presidente della Sinistra Europea Tsipras, augurando a tutti coloro che lo voteranno e alle liste che lo sosterranno, il più grande successo possibile. Non è quel colpo, quella rivoluzione democratica che dovrebbe rompere definitivamente gli schemi dei quali siamo purtroppo soggetti passivi ma che come ho spiegato, al momento non mi sembra possibile armare, ma un primo passo, una porta aperta verso un’uscita a sinistra dalla situazione terribile in cui versa la classe lavoratrice nel nostro Paese, inserito in una Europa così difficile da rifondare. 

giovedì 16 gennaio 2014

CGIL: in fondo a destra

Basta leggere il testo unico firmato venerdì per capire che altro non è se non un dispositivo attuativo dell'accordo del 31 maggio, ovviamente accentuato in senso peggiorativo, verso la NON democrazia. Oggettivamente, rispetto alla posizione della FIOM (parlo della maggioranza attuale quindi di Landini) al congresso CGIL, cosa può cambiare? A poco servono le esternazioni di Landini che alza la voce contro la deriva anti-democratica della CGIL e/o velleitaria secondo me anche la lettera aperta della Rsa e degli iscritti FIOM di Pomigliano alle Rsu e Rsa della CGIL. Al limite (ma è comunque poco e tardi) potrebbe avere senso una consultazione interna alla FIOM, sulla proposta di di ritiro unilaterale della firma CGIL in calce all'accordo interconfederale stipulato con CISL, UIL e CONFINDUSTRIA sul testo unico, anche se comunque la FIOM sarebbe in minoranza nella CGIL e quindi il referendum ripeto non basterebbe anzi, viste le premesse e le argomentazioni della Camusso, potrebbe addirittura essere usato contro. Altre vie di uscita da questa trappola non ne vedo. Anche una mozione al congresso nel merito, qualora ci fosse, non metterebbe in discussione - oltre a questo testo unico - anche gli accordi e nella fattispecie quello di maggio appunto. Il mio parere in conclusione è che a prescindere dalla buona o cattiva fede, Maurizio Landini, nella scalata a possibile futuro segretario della CGIL, si sta perdendo di fatto pezzi importanti di democrazia sindacale.  Altra cosa sarebbe stata se tutta la FIOM, quindi Landini e non solo la piccola minoranza che fa capo a Giorgio Cremaschi, avesse opposto tutta la sua forza a questo esponenziale svuotamento della funzione sindacale della CGIL. Invece, l'eccesso di tatticismo che vede Landini prima avvicinarsi pericolosamente all'impianto strutturale del "Job Act" di Renzi, accendendo schermaglie postume con la Camusso per recuperare consenso e credibilità tra gli iscritti, soprattutto nella FIOM, onde poi convergere al congresso con lo stesso documento, seppure emendato come atto dovuto con le specifiche dei metalmeccanici, è una strategia a carte dscoperte, ad evidente ed altissimo rischio (per non dire suicida) e che non porterà alcun beneficio o recupero di terreno e diritti, né alla FIOM né alla CGIL e tantomeno al Lavoro in senso ampio. Anzi, assottigliando progressivamente i margini di confronto e di lotta, si sta accompagnando sempre di più, con buona pace del PD di Renzi e la Camusso, l'uscita a destra della CGIL dalla realtà del Lavoro in Italia. 

martedì 14 gennaio 2014

L'ordine regna ancora a Berlino ma il futuro è Rosa

Rosa Luxemburg - considerava la rivoluzione non soltanto come una concezione meramente programmatica nell’interesse dell’emancipazione di una singola classe, ma come necessità esistenziale per l’autoconservazione dell’umanità. Il termine Menschheit (Umanità) sempre ricorrente nei suoi discorsi, non rappresentava una pura metafora ma l’essenza di ciò che le appariva storicamente inalienabile e cercò di dimostrarlo anche nel testo del discorso pronunciato al congresso di fondazione del KPD nel dicembre del 1918.Il 14 gennaio 1919, usciva sulla “Rote Fahne” un articolo di Rosa Luxemburg, dal titolo “L’ordine regna a Berlino”, di sconvolgente attualità e che così si concludeva: 

“La direzione è mancata. Ma essa può e deve essere creata a nuovo dalle masse e tra le masse. Le masse sono il fattore decisivo, sono la roccia sulla quale sarà edificata la vittoria finale della rivoluzione. Le masse sono state all’altezza della situazione, esse hanno fatto di questa “sconfitta” un anello di quelle catene di sconfitte storiche, che sono l’orgoglio e la forza del socialismo internazionale. E perciò, da questa “sconfitta” sboccerà la futura vittoria. “Ordine regna a Berlino”. Stupidi sbirri! Il vostro “ordine” è costruito sulla sabbia. La rivoluzione è già domani “di nuovo” si rizzerà in alto con fracasso e a vostro terrore si annuncerà con clangore di trombe. Io ero, io sono, io sarò”. 

Il giorno dopo, tra il 15 e il 16 gennaio 1919 i corpi speciali del ministro dell’interno tedesco, il socialdemocratico Noske, repressero nel sangue la rivolta spartachista di Berlino e assassinarono i due principali esponenti del Partito Comunista Tedesco. Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg. 

Non aggiungo altro, oltre la speranza che donne con la stessa forza e lo stesso coraggio e che certamente non mancano, possano trarne esempio nella lucidità ed insieme la passione, la capacità di analisi e le idee. 

BibliografiaOskar Negt “Rosa Luxemburg e il rinnovamento del marxismo ( in “Storia del Marxismo, volume secondo Il Marxismo nell’età della seconda internazionale. Einaudi 1979) e Massimo Cappitti “Rosa Luxemburg: rivoluzione e democrazia”. In “L’altronovecento, comunismo eretico e pensiero critico” a cura di Pier Paolo Poggio. Jaca Book 2010. 

venerdì 10 gennaio 2014

Allo Battesimo!!

Prendo spunto dalle ultime dichiarazioni della Lega e dell'altro Matteo emergente dalla merda in cui si trova la rappresentanza politica nel belpaese, il Salvini che tanto si sbatte per impedire ogni accesso al libero culto degli immigrati (e non.. ma vaglielo a spiegare che cittadinanza e religione sono due cose separate..) e che della lotta ai migranti ha ormai fatto il credo unico di un partito ormai ridotto sempre più ad una via di mezzo tra la scalcinata armata di Monicelli, agli ordini di Brancaleone da Norcia e la caricatura delle destre razziste e xenofobe, anti-europeiste a chiacchiere e serve dei padroni in guanti bianchi nei fatti. Andrebbe ricordato a lor signori qual'è il contesto politicamente e socialmente medievale, nel cui substrato letamoso ed asfittico si sviluppa e si materializza in forma di pappa/cervello, il gelatinoso fungo del pensiero leghista. Altro che Roma Ladrona, dove invece i capi dimorano e divorano né più né meno dei voracissimi terroni, si tratta del Feudo in chiave 2000 DC di Comunione e Liberazione, unico vero movimento politico/religioso fondamentalista in Europa ad essersi praticamente impossessato interamente e trasversalmente di una Regione Italiana,- la Lombardia - con un intreccio tra politica, malaffare, corruzione, controllo dei servizi, terzo settore ed un lavaggio continuo delle teste a livello mediatico e spirituale (vedi Cusl, Trenord, rettorato dell'università, ospedali, costruzioni e grandi opere, rifiuti, etc.). Il Feudo CL Lombardo, con un bilancio pari a quello di un piccolo Stato, è la sola forza meta-politica in grado di agire al di sopra di tutti e prescindendo da chiunque. E' a questa condizione che forse dobbiamo la continua richiesta di autonomia? Alla creazione dello Stato di Comunione e Liberazione, con le risibili ma niente affatto ridicole "ronde leghiste" promosse alla stregua delle guardie svizzere in Vaticano? E' tempo che i lombardi si facciano una domanda e verifichino se le risposte sono Papa Formigoni e l'armata del bacato errante Matteo Salvini da Milano.  scena dal film: "Brancaleone alle crociate" - di Mario Monicelli - 1970 - 

giovedì 9 gennaio 2014

Nei rifiuti mangia il povero ed il ricco, quelli in mezzo buttano e basta

Nei rifiuti mangia il povero ed il ricco, quelli in mezzo buttano e basta, infatti basta pensare che la pessima gestione dei rifiuti nelle città ha sempre un nome (a Roma è Manlio Cerrone) e non è quasi mai un errore ma è sempre frutto di concordate scelte politiche molto precise, atte a favorire gli interessi di quel nome. Roma ovviamente non fa eccezione ma, per quanto ultimamente io non sia molto in sintonia, va detto che Rifondazione a livello locale combatte da anni questa battaglia, fino ad arrivare al 2009 all'uscita dalla maggioranza di Marrazzo proprio per le divergenze sulla gestione dei rifiuti e che anche allora comportò polemiche strumentali dall'interno, da parte di coloro che ogni qual volta si agisce concretamente, mascherano la indolenza, la pigrizia e l'inerzia politica, con la critica al settarismo e al movimentismo. Una cosa è certa, le scelte in questo senso misurano il valore di una giunta e con questo ora il governo della Capitale e della Regione Lazio ma soprattutto il vecchio apparato del PD, devono seriamene misurarsi, dimostrando davvero e con i fatti, di non essere succubi e/o conniventi del sistema soldi/rifiuti che si è venuto a creare negli ultimi ventanni. La stessa cosa riguarderebbe anche il cemento, le opere pubbliche e gli appalti, la viabilità. Per non parlare del commercio, le licenze e le occupazioni di suolo pubblico, fino ad arrivare alle cosiddette municipalizzate, gestite per lo più come se fossero aziende di famiglia. Resta soltanto da chiedersi perchè, nonostante tutto ciò, la fiducia viene sempre e comunque riposta in quelle forze politiche che da sempre gestiscono decisioni e potere, piazzando i propri funzionari di fiducia nei ruoli chiave, allo scopo di dare continuità e consolidare questo sistema di potere. Vogliamo sempre e solo indignarci quando fatti come quello di oggi salgono alla ribalta delle cronache per poi dimenticarcene dopo una settimana? Oppure vogliamo rifletterci, prendere posizione e magari  voltare anche pagina? 

mercoledì 8 gennaio 2014

VENDOLA RISPONDE A MODO SUO ovvero NON RISPONDE


VENDOLA RISPONDE A MODO SUO ovvero NON RISPONDE 
Domanda: Alle europee sosterrete il socialista Schulz? 
"Alle europee dobbiamo presidiare lo spazio politico che va da Martin Schulz ad Alexis Tsipras (Syriza, Gue, ndr). (???) 
Cioè? 
Vogliamo lavorare perché le famiglie europee si incontrino e rimescolino. Nell’universo della sinistra socialista europea che pratica le larghe intese ed è subordinata ai diktat della teocrazia finanziaria, Martin è invece la punta di diamante di un pensiero autonomo. 
Spiegaci meglio: 
Per noi il socialismo europeo non è un approdo ideologico ma il luogo più importante della ricostruzione della sinistra e dell’Europa. Tsipras invece ha il fascino del più coerente critico nei confronti del sadismo della tecnocrazia europea, ma sempre ha cercato di emanciparsi dal minoritarismo e dall’estremismo. 
Quindi, conclusione? Schulz o Tsipras? 
Tra questi due personaggi c’è uno spazio politico su cui occorre lavorare." 
Grazie 
Allora, caro il nostro Nichi, premesso che devi la mia risposta alla triste constatazione che, benché ai minimi termini, tu e la tua fabbrica di cazzate, accolita di poltronisti e maneggioni siete ancora in condizione di far parecchi danni, non solo ambientali ma di drenare voti da una possibile alternativa di sinistra al campo del cosiddetto "socialismo” europeo - ovvero quella (ex ex ex) sinistra che ha abbracciato liberismo e austerità come dogmi di fede con più entusiasmo dei liberisti veri della prima ora. Stupisce come la favoletta ridicola della "egemonia dentro il centrosinistra" (ovvero l'egemonia del 3% sul 33%) sia potuta sopravvivere dai tempi di Bertinotti fino a oggi, a dispetto di tremende disfatte elettorali e pluri-lacerazioni nella sinistra anti-liberista. Ora, dopo nessuna analisi, nessuna elaborazione teorica sulla natura dell'Unione Europea, sul nuovo rapporto tra capitale e lavoro e nessuna presa di posizione sulle origini della crisi eccovi nella situazione paradossale di dovervi ritagliare (ma direi inventare) uno spazio inesistente tra Schultz (che già chiami per nome) e Tsipras (che chiami per cognome..), quando la vera scelta è invece “TRA” Schultz e Tsipras. Ma certo, avete già scelto Schultz ed il congresso fantasma serve a te per imbastire il solito profluvio retorico in modo da far digerire questa decisione - già presa, da te e il tuo gruppo dirigente formato dai vari Migliore, Fratoianni e compagnia brutta - a quelle poche migliaia di superficiali fricchettoni con l'infradito che ancora si iscrivono al tuo pseudo-partito.

MAMMA (matrigna) RAI augura a tutti buona re-visione

Sceneggiato "Gli anni spezzati". 
Ecco di cosa parlavo ieri nella nota: "Renzie, Burlesquoni e la nuovissima e trendissima autocritica del deficiente" senza aver ancora visto lo sceneggiato suddetto. Vorrei aver torto qualche volta ma purtroppo anche stavolta non è così perciò, MAMMA (matrigna) RAI augura a tutti buona re-visione: 
1) Copiato il titolo a un film inglese; 
2) Tralascio ogni commento e stendo un velo pietoso sulla qualità dell'audiovisivo, della regia e degli attori coinvolti (molti dei quali si dicono anche di sinistra e partecipano a varie parate e salottini pseudo-intellettuali in stile "girotondo"), perché sarebbe come sparare sulla croce rossa; 
3) Se si vuole santificare Calabresi Sr. per la terza volta, dopo Paolo VI, Ruini e Tettamanzi e la medaglia d'oro, allo scopo mandare Calabresi Jr da La Stampa a La Repubblica o al Corriere della Sera lo si dica chiaramente e subito, senza attendere le prossime puntate; 
4) Il lungo processo per l'omicidio di Luigi Calabresi ha determinato condanne definitive per esecutori e mandanti (Ovidio Bompressi, Leonardo Marino, Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri) quindi, si lasci in pace noi che siamo contro il revisionismo e che si chieda conto a questi signori di Lotta Continua, che invece non vengono nemmeno chiamati in causa; 
5) Pinelli era suo "ospite" quando spiccò il volo verso terra e non verso la beatificazione; 
6) Si ricordi che Sandro Pertini, presidente della Repubblica Italiana, rifiutò pubblicamente di stringere la mano al questore Marcello Guida, diretto superiore del commissario Calabresi, all'epoca dei fatti di Milano. 
>>>Eccoli i risultati<<< della funzione pedagogica della TV di Stato, impietosamente e tristemente pubblicati dal Corriere della Sera in un articolo di Armando Stella del 13 dicembre 2006 e che si avvale anche del confronto con lo stesso sondaggio effettuato nel 2000. Immaginiamo di effettuarlo oggi questo sondaggio, alla luce anche di queste pseudo-produzioni audiovisive, malcelati manifesti del revisionismo di Stato e poi chiediamoci anche perché l'omologazione del pensiero è lo strumento di controllo di un sistema che odiamo ma non riusciamo a distinguerne il profilo, in assenza degli strumenti della critica. 

martedì 7 gennaio 2014

Renzie, Burlesquoni e la nuovissima e trendissima autocritica del deficiente

Il cappio del pensiero unico europeistico, pretestuale e strategico solco entro il quale si sta seppellendo la sovranità popolare, la residua autonomia di pensiero e, insieme ai diritti civili e di cittadinanza, ancorché quelli del (non) lavoro, si sta stringendo sempre più ed i movimenti concentrici del laccio, che in verità erano evidenti già da tempo, appaiono sempre più visibili e chiari nelle relazioni tra loro. Oltre ovviamente alle azioni di governo (tecnico ma che più politico non si può), a ridosso della campagna elettorale per le europee ed in casa (non più) nostra, con le grandi manovre, da Renzie a Burlesquoni, protetti ancora dalla immobilità forzata dei grilletti e passando sempre e comunque per il semifreddo del Colle, ci si arrovella alacremente per trovare una legge elettorale che scongiuri il “troppo” rappresentativo sistema proporzionale, cadendo in piedi dopo il piccolo contrattempo della recente (e tardiva direi) sentenza della Corte Costituzionale che invece sancisce la legittimità del tanto vilipeso sistema una testa un voto, ai danni del funesto maggioritario. Perché? Ovvio, allo scopo di cambiare tutto per non cambiare nulla; così come accadde con il referendum del 1993, ventanni fa. La lotta intestina alla CGIL ed il tentativo di annullare la rappresentatività sindacale dei lavoratori ed allontanarlo sempre più dalle categorie più deboli, la " legittima" precarizzazione del lavoro subordinato, anche pubblico (vedi scuola e sanità), sono solo alcuni esempi ma la situazione si fa davvero difficile, quando sempre in nome del cinismo militante, dell’anti comunismo strisciante e dell’europeismo martellante, si arrivano a smuovere contemporaneamente tante leve mediatiche, tanto da andare ad occupare con lo stesso pensiero anche spazi che dovrebbero essere di critica. Vedi Mezzadra, Toni Negri, D’Arcais e la Spinelli (moglie dell’eurortodosso Padoa Schioppa) che guarda un po', tentano di mettere il giogo a Ferrero & Co. sulla candidatura di Tspiras e nel frattempo - e questo è ciò che mi interessa dal punto di vista mediatico - imperversano fiction e rappresentazioni (più che ricostruzioni) storiche dei “terribili anni di piombo” condite da spericolati paragoni con la situazione attuale. Fior fiore di prezzolati, storici e giornalisti (e ovviamente politici) dell'eterno "centro" (di potere) che sgomitano e fanno a gara per accostare audacemente destra e sinistra di oggi ai pistoleros dell'epoca e ad accomunare in modo indecente, liquidandoli come anti-europeisti che so, rifondazione, grillo e alba dorata. Una irresponsabilità o negligenza gravissima, tanto peggio se inettitudine o effettiva incapacità di analisi. Presto si arriverà a bandire totalmente ogni pensiero e azione di critica a questa Europa e alla sua moneta killer, responsabile insieme ai suoi mandanti delle ferite mortali inferte alle  economie locali e allora sarà davvero dura dover ripetere: "io l'avevo detto". Francamente, mi sono anche scocciato di ripetere: io "l'avevo detto" ad ogni svolta, dopo ogni curva presa troppo larga. Facciamo così per una volta, io non vi ho detto un cazzo, a patto che poi la responsabilità se la prenda chi di dovere, chi ancora si accosterà a quel renzetto di turno, oppure a quel rosarancio sbiadito che si vergogna a dire cose che non sa o non vuol vedere  e soprattutto che la rituale, leggendaria, logora e stantìa, totalmente fuori tema "autocritica della Sinistra", venga sostituita con la nuovissima e trendissima "autocritica del deficiente".