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domenica 26 gennaio 2014

La sinistra unita, i lego e il fantacalcio

La Politica non è come il fantacalcio o le costruzioni in lego, dove si assemblano e si edificano progetti in assenza di considerazioni sulla loro fattibilità e soprattutto funzionalità. Questa accozzaglia di simboli, grafici e ideali, per esempio, grossolanamente assemblata da Claudio Grassi, è quanto di più approssimativo e superficiale che nemmeno un allestitore di vetrine di negozi per carnevale, senza il minimo criterio estetico e funzionale avrebbe combinato. Antifascismo, Ambiente e Lavoro, di per sè, sono sicuramente rappresentativi di una sensibilità che fortunatamente è ancora mediamente diffusa, per lo meno a parole e sono anche elementi che hanno tutta l’autorevolezza per essere tra quelli fondativi di una coalizione democratica e progressista ma, per “essere comunisti” come dite voi ci vuole ben altro, ci vogliono elementi distintivi chiari e non negoziabili quali l’anticapitalismo, prima ancora che l’antiliberismo. La Falce e Martello, relegati in basso a destra di tutta l’architettura, perdonami, fa un po’ arrabbiare capisci? Ora, espresso il mio giudizio sulla foto, vorrei passare a parlare seriamente del contenuto politico che vorrebbe esprimere. Premesso che ognuno di noi, dentro rifondazione e a sinistra di essa, includendo anche coloro che spesso vengono perentoriamente tacciati di minoritario cronico o di rappresentare una sterile in quanto residuale testimonianza, affetti da disturbi nichilisti o stregati da non si sa quale incantesimo di settarismo, sarebbero invece i primi ad essere felici di una rinnovata spinta unitaria verso i grandi valori della lotta comunista, semplicemente (e mi ci metto anche io), non accettano l’idea di continuare a mediare al ribasso sulla pelle di una classe subalterna che, negli ultimi ventanni, ha visto arretrare il proprio status di circa duecento anni e non a causa di posizioni vetero-intransigenti del minoritarismo settario della sinistra radicale ma al contario, deve la propria ulteriore declassazione sociale (tradotta nei fatti in vessazione da parte del capitalismo economico e finanziario) in primis al PDS-DS-PD, il grande partito che avrebbe dovuto portarla democraticamente ad autorappresentarsi politicamente e istituzionalemente al governo e che invece l’ha usata e barattata con il solo ed unico (infame) scopo del mero accesso al potere finanziario occidentale (che è ben altro dalla pur discutibile idea del “governo socialdemocratico" ). Dopo di che, lo deve anche a coloro i quali, permanendo nella sinistra radicale, hanno replicato (in piccolo) la stessa parabola del PDS-DS-PD, credendo per anni e continuando a praticare anche oggi (la Sardegna insegna) relazioni e accordi, alleanze puramente elettorali che sono come la morfina per i malati terminali o peggio, dei palliativi che allontanano la possibile guarigione, sostituendosi alla cura. Allora, visto che vengo a volte accusato, forse anche a ragione, di liquidare le discussioni con delle “battutine”, ho voluto questa volta evitare di essere percepito come perentorio e sprezzante e, usando un tono e una modalità adatti a commentare l'operato di un dirigente comunista, anche un po' ingenui. Purtroppo però, non conosco mezze misure quindi salto dalla bruciante battuta alla prolissa analisi e di questo chiedo venia ma vengo al dunque e mi chiedo. Crede davvero  Grassi e chi lo sostiene che creare un nuovo contenitore senza parlare di contenuti. Lo leggo sempre e sono mesi che scrive solo di unità della sinistra e pubblica continui spot, senza che lo sfiori l’idea di un dibattito serio sul lavoro, sui sindacati e sul precariato, sui movimenti per la casa e il diritto all'abitare e allo studio, il salario minimo garantito, le sei ore, l’euro e l’europa delle banche private. Crede davvero appunto che calando di nuovo dall’alto uno scatolone vuoto. i nostri potenziali elettori, sostenitori e militanti, ogni giorno alle prese con il “logorio della vita moderna” (cit. E.Calindri) ovvero dall’arretramento della lotta di classe, possano accettarlo? 
Infine, stendendo un velo pietoso sulla dirigenza di SEL, perchè non puntare semplicemente a quella parte del suo elettorato (al limite) rimasta antiliberista, distinguendoci per coerenza e senza ambiguità? In ultimo invece chiedo anche: ma “flirtare” con la illustrissima signora Spinelli in Padoa Schioppa come continuo a leggere, fermo restando che voterò Tsipras e appoggio in questo senso la scelta di Ferrero, è davvero necessario? Fa parte di quale clausola contrattuale? Per l'ennesima volta, l'errore strategico risiede nella ambiguità e non nella chiarezza e questo logo inventato, apparentemente inclusivo, è invece il segnale dell'esclusivo feudo dell'ambiguità poltronista che purtroppo abbiamo da tempo imparato ad apprezzare anche dentro Rifondazione. Insopportabile poi, è il proteggere in modo strumentale tali operazioni camuffandole all’interno della cornice del documento congressuale di maggioranza che avallerebbe la linea delle alleanze strategiche. Una linea è l'unione di punti. Non si può allargarla orizzontalmente impedendone lo sviluppo verticale. In parole povere. Non posso dire di essere favorevole o contrario a qualcosa che dice tutto ed il contrario di tutto, aperto a tutte le interpretazioni. Si discute e anche tanto di interpretazione di quelle linee e questo è già un segnale di ambiguità ma la linea dovrebbero farla i contenuti e non l'unico obiettivo di accozzare le sigle il che - giustamente - non funziona e non deve funzionare. Il punto è incidere? Bene. Incidere positivamente su un territorio lo si fa conquistandone il governo sulla base di un programma che nasce da una visione collettiva e consapevole, non già facendo i comunisti intermittenti. E' un duro lavoro. Ma non esistono scorciatoie. I militanti di SEL non sono comunisti, sono già usciti una volta da Rifondazione affossando la pregiudiziale anticapitalista ed eliminando anche la pratica antiliberista. D’accordo, forse qualcuno tornerebbe pure ma soltanto dopo un crollo definitivo di SEL e quei pochi che non andrebbero a riparare sotto l'albero del PD, tornerebbero con Rifondazione portando di nuovo le loro fallimentari condizioni. Ben venga il voto utile (a noi) degli ex-militanti di SEL ma è nostro dovere allargare il nostro consenso tra i milioni di persone che non votano più o votano M5S o addirittura a destra perché non si sentono protette e rappresentate da nessuno. Questo è il cammino, se vogliamo almeno puntare decisamente, anche se con un lungo e duro lavoro di ricostruzione dal basso, ad uscire da queste logiche condominiali e queste sì elitarie, altro che settarismo e nichilismo. La chiarezza premia, le scorciatoie lasciano ambigui strascichi che non contribuiscono affatto a risollevare la classe subordinata. Se c’è chi considera strategicamente giusto favorire alleanze a dx di Rifondazione ponendo l’attenzione sulla valutazione di non concedere “eccessivi” compromessi. Ebbene io ribatto che considero "eccessivo" negoziare - sulla vita e sulla pelle delle persone - una poltrona o un seggio, quando poi inevitabilmente, quella poltrona guadagnata andrà invece ad arricchire le fila di coloro che difendono non il diritto ma il suo arretramento, mantenendo una battaglia di continua retroguardia che è quella che dal 1989 ha portato ad un continuo e regressivo arretramento su tutti i fronti. Lo spauracchio della “sfiducia costruttiva” non è più e non è mai stato funzionale all’avanzamento della lotta comunista. Io preferisco la fiducia in noi stessi come arma primaria, rispetto alla presunta minaccia di sfiducia negli altri. E' un'arma a doppio taglio, quella della della sfiducia postuma che ci è già costata molto ma molto cara e che non ha visto certamente accrescere la nostra possibilità di incidere concretamente, se non in negativo, sulle condizioni della classe per la quale dovremmo impegnarci a fondo.  Altro che compromesso storico e ombrello atlantico. Oggi abbiamo il cedimento storico e l'ombrello bucato delle agenzie di rating. Ma noi stiamo commentando un logo ed è su quello che io ho espresso il mio giudizio iniziale. Il logo è un simbolo ed in questo caso è “assemblato” creando un insieme di essi in un determinato ordine che io ho chiamato accozzaglia ma c’è di più invece. Affermo senza remore che, nei diversi contesti generali, il PDS del 1989 (soprattutto la sua base) era più a sinistra di SEL oggi e ho detto tutto. Nel simbolo avevano almeno lasciato la falce e il martello seppure sepolte sotto un albero, mentre di SEL abbiamo già detto e del resto, basta osservarne il simbolo (tra l’altro anche leaderista..). Le idee restano oppure cambiano. Come cambiano? E perchè? Usi e consuetudini sono il primo passo per cambiare le leggi di una comunità ma le consuetudini cambiano con il modificarsi e/o la scomparsa delle “vecchie” idee. Allora, se i simboli sono l'argomento di questa nota, credo proprio che, alla fine di questa lunga analisi, cominceremo a capirci sulle domande: "Dove andiamo noi? E dove stanno andando le nostre idee?". Osservate compagni e compagne, il simbolo di cui stiamo parlando e meditate su queste ultime considerazioni, sui loghi ed i progetti che nascondono enon le idee che gli stessi simboli rappresentano nella nostra memoria ma nel presente e per il futuro. Vero sono soltanto simboli. Simboli. Che cambiano……..

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