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giovedì 16 gennaio 2014

CGIL: in fondo a destra

Basta leggere il testo unico firmato venerdì per capire che altro non è se non un dispositivo attuativo dell'accordo del 31 maggio, ovviamente accentuato in senso peggiorativo, verso la NON democrazia. Oggettivamente, rispetto alla posizione della FIOM (parlo della maggioranza attuale quindi di Landini) al congresso CGIL, cosa può cambiare? A poco servono le esternazioni di Landini che alza la voce contro la deriva anti-democratica della CGIL e/o velleitaria secondo me anche la lettera aperta della Rsa e degli iscritti FIOM di Pomigliano alle Rsu e Rsa della CGIL. Al limite (ma è comunque poco e tardi) potrebbe avere senso una consultazione interna alla FIOM, sulla proposta di di ritiro unilaterale della firma CGIL in calce all'accordo interconfederale stipulato con CISL, UIL e CONFINDUSTRIA sul testo unico, anche se comunque la FIOM sarebbe in minoranza nella CGIL e quindi il referendum ripeto non basterebbe anzi, viste le premesse e le argomentazioni della Camusso, potrebbe addirittura essere usato contro. Altre vie di uscita da questa trappola non ne vedo. Anche una mozione al congresso nel merito, qualora ci fosse, non metterebbe in discussione - oltre a questo testo unico - anche gli accordi e nella fattispecie quello di maggio appunto. Il mio parere in conclusione è che a prescindere dalla buona o cattiva fede, Maurizio Landini, nella scalata a possibile futuro segretario della CGIL, si sta perdendo di fatto pezzi importanti di democrazia sindacale.  Altra cosa sarebbe stata se tutta la FIOM, quindi Landini e non solo la piccola minoranza che fa capo a Giorgio Cremaschi, avesse opposto tutta la sua forza a questo esponenziale svuotamento della funzione sindacale della CGIL. Invece, l'eccesso di tatticismo che vede Landini prima avvicinarsi pericolosamente all'impianto strutturale del "Job Act" di Renzi, accendendo schermaglie postume con la Camusso per recuperare consenso e credibilità tra gli iscritti, soprattutto nella FIOM, onde poi convergere al congresso con lo stesso documento, seppure emendato come atto dovuto con le specifiche dei metalmeccanici, è una strategia a carte dscoperte, ad evidente ed altissimo rischio (per non dire suicida) e che non porterà alcun beneficio o recupero di terreno e diritti, né alla FIOM né alla CGIL e tantomeno al Lavoro in senso ampio. Anzi, assottigliando progressivamente i margini di confronto e di lotta, si sta accompagnando sempre di più, con buona pace del PD di Renzi e la Camusso, l'uscita a destra della CGIL dalla realtà del Lavoro in Italia. 

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