non
voterò la lista 'L'Altra Europa'. Il dato oramai è drammaticamente
certo e ne prendo dolorosamente atto ovvero, un voto a Rifondazione,
ancora una volta sedotta e abbandonata da una lista che la esclude da
tutto, tranne che dalla raccolta delle firme, in nome del
'parlamentarismo' a tutti i costi, non riuscirà a mutare il segno
politico ed economico di questa vergognosa e terribile europa
ultracapitalista ed imperialista a livelli da guerra fredda. Non
riesce e non riuscirà mai, senza una visione decisamente antagonista
ed altrettanto politica che sia nettamente orientata verso l'uscita
dall'euro, l'azzerameto del debito, la negazione dei trattati, votata
al radicale cambiamento del sistema economico e sociale ed alla
ricostruzione dal basso dei valori e della necessità del conflitto
di classe. “L'Altra Europa per Tsipras" è una lista di
farloccchi, comunisti pentiti e scaldapoltrone di ogni risma e che
ingloba personaggi ed aree senza alcuna affinità, creando dissidi e
fuoriuscite da destra e da sinistra, dissidi e fuoriuscite che
ovviamente selezionano i meno esposti dal punto di vista ideologico,
tendenziamente i caccia-poltrone. Ingloba tutto e tutti, no-global
inteneriti dalle manganellate anni '90, para-comunisti, finanche i
più ortodossi filo-NATO (vedi la situazione Ucraina) e soprattutto
agguerriti europeisti tout court, sostenitori della moneta unica e,
guarda caso, primi firmatari della lista stessa. Una lista
preconfezionata, come ho più volte evidenziato anche durante la sua
costruzione che, anche a detta di Tsipras, doveva essere “dal
basso”, è tenuta insieme con lo sputo e che purtroppo ha il solo
scopo, più o meno involontario di servire su un piatto d'argento una
porzione, seppure ristretta, di voti pro-euro, sottraendoli ai
movimenti cosiddetti “populisti”, in molti casi di destra che
stanno occupando, colpa della cosiddetta “sinistra radicale”,
tutte le posizioni di lotta dal basso contro la troika ed il sistema
banche-finanza-capitale. Non è obbligatorio partecipare a queste
elezioni farsa che legittimano questa unione europea trasformatasi
nell'unione di guerrafondai, aguzzini e banchieri che sono insieme
l'incubo dei popoli. Torno a dire quindi che, tra un partito
comunista, anti-capitalista schietto e critico verso l'euro e
l'europa e la ambigua posizione di una lista definita cautamente 'di
sinistra' eurocentrica ed eurofanatica, sceglierei senza alcun dubbio
la prima opzione che però, purtroppo non c'è. Siamo infatti di
fronte ad uno scenario già più volte vissuto in Italia e che si
ripropone anche in vista delle elezioni europee, complice sicuramente
il sistema elettorale maggioritario, lontanissimo ancora oggi dal
democratico concetto di “rappresentanza” e confermato anche dal
recente e tardivo pronunciamento della Corte Costituzionale. Ma
in questo scenario, a modesta eccezione fatta ad un piano per il
lavoro mai realmente avviato, i concetti espressi da una forza come
Rifondazione, quale teorica portatrice isituzionale dei valori della
sinistra anti-capitalista, tendenzialmente e per natura definiti
“radicali”, stando invece a ciò che “la gente” afferma man
mano che “l'effetto crisi” si apre varchi anche attraverso la
borghesia meno ideologizzata e più attenta per così dire al
“materiale”, nel Paese ed in Europa sono sempre più decisamente
maggioritari. L'obiettivo primario di Rifondazione che dovrebbe
qualificare la campagna elettorale del Partito su contenuti di classe
ed in particolare sui temi del lavoro (oggetto doimenticato anche dai
dibattiti ormai, nonostante il congresso CIGL in corso..), conferendo
alla lista un profilo chiaramente antagonistico al capitalismo
europeo, si sia di nuovo smarrito, in favore di un appiattimento
delle proprie posizioni più conflittuali su quelle moderate e
soprattutto sul civismo antipartitico per il quale invece si fanno
figli e figliastri.Quello dei M5S è populista, Spinelli & Co.
sono invece degli "intellettuali. Il punto però è un partito
come Rifondazione dovrebbe conquistare ed esercitare, oltre
l'egemonia dei concetti, delle idee e dei valori, anche quella
politica. Questo come brevemente spiegavo all'inizio, non lo si
ottiene con la soppressione della questione sindacale, oramai assente
anche dal dibattito, oltre che dalla lista Tsipras, nonostante sia in
pieno svolgimento il congresso CGIL - ma con la chiara definizione
del ruolo che i comunisti devono svolgere di fronte all'attacco che i
lavoratori, schiacciati dalla crisi e dalle politiche di austerità,
stanno subendo su tutti i fronti e che di fatto, impedisce ai
lavoratori, ai precari, ai disoccupati, a tutti gli sfruttati, di
avere una rappresentanza, consegnando il Parlamento, o ciò che ne
rimarrà, nelle mani di quelle forze politiche, organiche al
capitalismo, espressione degli interessi delle classi dominanti con
le quali si crede ingenuamente di poter fare addirittura patti e
liste unitarie. Ecco perchè invece era necessario ed urgente aprire
una riflessione sullo snaturamento del sindacato e sulla deriva
corporativa che la segretaria Camusso ha impresso alla CGIL, con la
firma di una serie di accordi padronali, da quello del 28 giugno 2011
a quello del 10 gennaio 2014 che, presi nel loro insieme,
costituiscono un combinato disposto per abbassare le tutele dei
lavoratori ed inibirne gli strumenti di lotta. Per un partito
comunista, non è una questione di poco conto, ma una priorità,
interrogarsi su quanto si sta muovendo all'interno del sindacato e
del mondo sommerso del lavoro sempre più precario e ricattato. La
bassa partecipazione dei lavoratori e la disaffezione nei
confronti di un sindacato che ha abdicato al suo ruolo conflittuale e
di reale rappresentanza delle istanze dei lavoratori; l'assenza di
democrazia e di trasparenza nella fase congressuale; la subalternità
al PD; la rinnovata intesa con CISL e UIL; l'arroccamento burocratico
e la chiusura ad un confronto dialettico con i movimenti e con le
realtà attive sui territori; e, soprattutto, il processo di
"normalizzazione" interna volto a schiacciare ogni forma di
dissenso, tanto quello di un posizione radicalmente alternativa, come
quella espressa dal secondo documento congressuale, quanto quella di
una categoria, come la FIOM, circa il Testo Unico del 10 gennaio.
Poi, tornando al tema elezioni, vi è la cronicità della pessima
gestione delle “crisi di panico pre-elettorali” come puntualmente
accade ogni volta anche se con alcune differenze, con esempi come le
liste arcobaleno, rivoluzione civile e ora l'altra europa, cedendo
all'incanto (o al canto) di chi languido si crogiola nell'immobilismo
della ricerca costante, l'alchimia delle sigle, dell'unione della
“sinistra”, sperando di non trovarla mai tra l'altro poichè la
cosa non gioverebbe di certo al proprio unico lavoro, degno della più
scaltra delle Penelope che però, sostisuisce l'amore per Ulisse a
quello per la poltrona. No, quella egemonia di cui sopra, necessaria
a far ripartire il dialogo tra le lotte sociali e la politica del
consenso e del governo dei Popoli, si ottiene al contrario,
attraverso un coerente e deciso lavoro, facendo crescere con costanza
momenti e movimenti di verità tra le persone, in particolare creando
una connessione forte e democratica, di ascolto reciproco tra la
politica, i movimenti operai e studenteschi ed i ceti non protetti
e/o tartassati che spesso coincidono anche con i cosiddetti
“analfabeti di ritorno”. Ci vuole coraggio e pazienza. E qualche
burocrate in meno.
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mercoledì 19 marzo 2014
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martedì 18 marzo 2014
Lo vedi? Ecco, Marino..
<<< Nella
foto accanto la grandissima Gabriella Ferri in un gesto eloquente,
durante una sua interpretazione del famoso brano: "'na gita a li
castelli".
Lo
vedi? Ecco, Marino aveva detto a dicembre, nel pieno della bagarre sulla
apertura-chiusura del bilancio 2013 che il bilancio del 2014
inevitabilmente piegato al "salvaroma", si sarebbe dovuto
discutere in assemblee pubbliche con i cittadini nei Municipi. Tra
l'altro, c'era anche un avviso, precedentemente pubblicato sul sito di
Roma Capitale (ma ora scomparso) che annunciava in pompa magna
l’apertura del dibattito in oggetto alle realtà produttive e sociali
della città. Che fine ha fatto? Mi pare invece
che la prospettiva di cambiamento promessa agli elettori in campagna
elettorale non si realizzerà affatto se non in peggio. Attraverso i
dictat goverrnativi a loro volta dettati dalla troika e dalla Merkel,
ci stiamo avviando infatti verso un commissariamento di fatto che
facendo esattamente l'opposto a ciò che dovrebbe risollevare le
classi più deboli, privatizzerà e venderà i beni pubblici quindi,
non solo toglierà quel poco di ossigeno alla già precaria
situazione economica ma renderà impossibile il realizzarsi delle
tanto attese promesse di partecipazione fatte chiedendo voti e
fiducia alle associazioni. Io non ci ho creduto dall'inizio, adesso è
il momento della verità, anche per quei "pentiti" di Rifondazione che avrebbero voluto come candidato al posto di Sandro Medici, per i "compagni" di SEL eletti nella coalizione e per coloro che ancora insistono nel voler fare liste insieme a questa gente.
martedì 11 marzo 2014
COS'E'?
Non ho molta voglia di dibattere e commentare a proposito di una lista che fa acqua da tutte le parti ma almeno mi chiedo - per curiosità - di chi sarà stata la risolutiva intuizione, chi avrà avallato l'idea - che in nome dell'unità della sinistra, sia atto dovuto cancellare dal simbolo la parola "sinistra"? Io sono un po' stufo. Molto stanco, oneastamente. Buonanotte, lascio la parola a Pablo. Pablo Neruda: "Sono passati diversi anni da quando sono entrato nel partito. Sono contento. I comunisti formano una buona famiglia…Hanno la pelle dura e il cuore temprato. Dappertutto prendono bastonate. Bastonate esclusive per loro. Viva gli spiritisti, i monarchici, gli aberranti, i criminali di vario grado. Viva la filosofia con fumo ma senza scheletro. Viva il cane che abbaia e morde, viva gli astrologi libidinosi, viva la pornografia, viva il cinismo, viva il gambero, viva tutti, meno i comunisti. Viva le cinture di castità, viva i conservatori che non si lavano i piedi ideologici da cinquecento anni a questa parte. Viva i pidocchi delle “poblaciones” miserabili, viva la fossa comune gratuita, viva l’anarco-capitalismo, viva Rilke, viva André Gide con il suo Corydon, viva qualsiasi misticismo. Va tutto bene, tutti sono eroici. Tutti i giornali devono uscire. Tutti possono essere pubblicati, meno quelli comunisti. Tutti i politici devono entrare a Santo Domingo senza catene. Tutti devono celebrare la morte del sanguinario Trujillo, meno quelli che più duramente lo hanno combattuto. Viva il carnevale e gli ultimi giorni di carnevale. Ci sono maschere per tutti. Maschere di idealista cristiano, maschere di estremista di sinistra, maschere di dame benefiche e di matrone caritative. Però, attenzione, non fate entrare i comunisti. Chiudete bene la porta. Non vi sbagliate, non hanno diritto a nulla. Preoccupiamoci del soggettivo, dell’essenza dell’uomo, dell’essenza dell’essenza. Così saremo tutti contenti. Abbiamo la libertà. Com’è grande la libertà! Loro non la rispettano, non la conoscono La libertà di preoccuparsi dell’essenza…dell’essenziale dell’essenza."
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sabato 8 marzo 2014
POLTRONE SI', PER FARCI LE SCARPE.
Stimolato da una conversazione, l'argomento è ancora la imminente consultazione elettorale europea e non parlerò
solo di poltrone in quanto tali, anche se i privilegi di un
europarlamentare non sono certamente da sputarci su, per chi ha anche
ambizioni a riguardo. Il fatto è che le due cose tra loro, poltrone e attuale sistema economico-politico, sono
indissolubilmente legate, tanto che affermo
che la UE non è riformabile così com'è e la moneta unica una jattura
dalla qualche bisognerebbe assolutamente liberarsi. Tra l'altro la
GUE/NGE altrimenti detta Sinistra Unitaria Europea - Sinistra Verde
Nordica, non è certamente un covo di pericolosi comunisti e non aspettiamoci di certo grandi rivoluzioni anche perchè la coalizione in questione è guidata dal 2009 da due tedeschi di ispirazione certamente non marxista e comunque cautamente non troppo lontasi dalla SPD. Prima con Lothar Bink, poi sostituito come segretario - da un paio d'anni - dalla Gabriele Zimmer, la GUE/NGE vive
dell'apporto determinante dei voti della tedesca Die Linke, rispettabile
formazione di ispirazione socialista democratica che è riuscita in
Germania a riunificare un vasto ed eterogeneo panorama dove trovano
rappresentanza minima anche i comunisti, alcuni appartenenti a formazioni che affondano le proprie radici ideologiche nella vecchia DDR. Dobbiamo anche sapere che nella GUE/NGE, i
tedeschi di Die Linke detengono da soli 1/3 dei circa 30 seggi (sui più di 700 disponibili) di 13
nazioni rappresentate con poco più di un seggio medio a testa, eccezzion
fatta per la Francia che ne ha 3 o 4. Figuriamoci quanto la GUE/NGE abbia voglia in questo quadro, di mettersi a fare la kamikaze anti-euro come una vera Sinistra Anti-Capitalista dovrebbe invece fare. L'Italia, per la cronaca, non è
presente con alcun seggio, anche se della coalizione fanno parte sia
Rifondazione Comunista che il PdCI (ed è tutto dire), Ora però seguiamo il discorso sul legame tra poltrone, privilegi ed il sistema vigente ad oggi. La lobby
economico-politica al potere ha diversi strumenti di persuasione e
gratificazione, diciamo bastone e carota e utilizza, in questo specifico
caso ovvero la politica, una seconda cerchia di personaggi, giornalisti
ed elementi di grande influenza sia mediatica che economica,
specialmente all'interno delle organizzazioni politiche (i partiti) che
non solo non hanno ma non vogliono, non sono capaci diciamo di nessuna
autonomia di pensiero nè tantomeno di azione. E' gente cresciuta nelle
università "templari" del capitalismo liberista mondiale e sono quella
cerchia che alcuni (molti) usano chiamare la "casta". Essi sono
totalmente al servizio della lobby di cui sopra e non solo vengono
ampiamente gratificati in quanto convinti sostenitori del capitalismo
globale, sia in termini di soldi che di carriera ma hanno a disposizione
anche i fondi per creare scuole, correnti, organizzazioni
para-sindacali, gruppi di opinione e consenso attraverso "Class Actions"
e via così, fino ad arrivare alle fondazioni, fenomeno che credo
conosciamo bene. E non a caso, infatti, sono i maggiori sostenitori, in modo del tutto trasversale dei governi delle larghe intese, del maggioritario e del "superamento" dei partiti e delle ideologie. Bene, a tali personaggi è consentito anche di
sforare ogni tanto e fare come si suol dire il "pesce in barile"
ovvero - per esempio - esprimere pubblicamente delle moderate critiche al
modus operandi del sistema lobbistico, in modo che si abbia noi, umile utenza che non è in grado di capire il grande sforzo che questi eroi, salvatori della patria fanno, nello stare assieme al governo di una nazione così ingrata e disgraziata, l'impressione che vi sia un dibattito interno sulle percentuali
di bastone e di carota che lorsignori sono chiamati responsabilmente, obtorto collo a somministrarci.
C'è poi una terza fascia di maramaldi e truffatori e che diventa anche quarta o tredicesima, è quella dei famosi prezzolati ovvero, coloro che sanno benissimo ma sono
assolutamente acritici, che è un sistema questo che porta dritti allo sfascio
della democrazia così come i nostri nonni, fumando poco e male in quei gelidi rifugi partigiani, hanno immaginato di consegnarcela e, vedendo che non c'è più nulla da fare cercano di salvare il proprio
bianco culetto nel migliore dei modi, mettendolo possibilmente al calduccio di un eurocuscino, navigando a vista e cercando di
anno in anno, mese o settimana, di trasformarsi sempre, mantenendosi equidistanti dalle parti in
causa. E allora che fanno? Un giorno supplicano la Merkel di cambiare la
politica della Germania, sapendo già che un Paese come quello tedesco
che ha fatto dell'euro la sua arma ricattatoria da brandire contro tutti gli altri "partners" europei e dell'Europa il proprio dominio economico e politico,
ormai non solo non vuole ma se anche (per pura ipotesi) volesse cambiare
questo sistema non potrebbe farlo poiché è settata per espandersi
economicamente e politicamente in questo sistema. Sarebbe come spostare
una balena in un acquario insomma anzi, sarebbe come pretendere - senza
nessuna ragionevole speranza - che dal mare in un acquario ci entrasse
di sua sponte e volontà. Mi sembra assolutamnte poco credibile. Un altro
giorno (parlo sempre dei prezzolati) annunciano grandi intenti per
invertire il trend depressivo dell'economia e ridare "aria agli
investimenti" che puntualmente invece scopriam o essere acqua e non
certamente aria, al solito mulino. Tutto ciò in cambio di privilegi di
ogni sorta e, se necessario, anche con qualche ricatto. Tutto questo, in
una qualche forma diversa, l'avevo e l'ho già scritto ma ora spero di
essermi spiegato sul meccanismo d creazione del consenso-assenso
attraverso l'uso delle cosiddette "poltronone, poltrone e poltroncine",
in questo sabato dedicato all'analisi del mobilio/calzatura.
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NON E' UN PAESE PER VECCHI. NON E' UN PAESE E BASTA.
Gli
anti-europeisti veri – dice la propaganda della sinistra allineata
a Martin Schulz (per la cronaca, quello che minaccia guerra a chi critica il governo nazista e golpista di svoboda in Ucraina e s'incazza se B. lo chiama kapò) – sono quelli che difendono questo mostro di UE. Ma allora,
dico. Ma questi della lista pro-Tsipras ci sono o ci
fanno?
Ci fanno. Ci fanno eccome, altro che nemici dell'Europa, qui si tratta di nemici del popolo ovvero la miscela di anti-comunisti, liberaldemocratici, democristiani, leccaculo e salottieri filo-fascisti, torbide seconde figure del centro-sinistra dimenticati in un angolo, selezionati dall'alto de “L'Espresso” con tanto di metodo di forzitaliota memoria, altro che manuale Cencelli. Questi qui hanno solo l'obiettivo di una poltrona a Bruxelles e Strasburgo, con tanto di annessi e connessi e si guardano bene infatti, dal prendere una precisa posizione rispetto alla BCE e alla moneta unica, né più né meno di come fanno il PD e tutti gli organici al sistema PSE. Tanto è vero che nella lista stessa vengono accolti ad esempio amministratori SEL, incompatibili con una lista che dovrebbe affrontare seriamente anche casi come l'ILVA di Taranto, come sottolinea sbattendo giustamente la porta Antonia Battaglia e, con la scusa di “recuperare” pezzetti di Sinistra sparsa, si persegue invece opposto, creando lacerazioni profonde all'interno della sinistra stessa, quella vera, popolare e sì, dal basso, con il risultato, anch'esso voluto, di annacquare anche le più timide critiche al sistema stesso, con il contentino della critica alla gestione - del sistema -
La cantilena lamentosa, generica (nel senso che non si rivolge a nessuno) e ordinaria (nel senso che è ormai trita e logora) contro l'austerity è ormai presente ovunque, con toni ovviamente diversi per ragioni di “target”, dai liberali ai forzitalioti, dai piddini ai vendoliani per finire con democristiani e chi più ne ha più ne metta, anche nelle enclavi storiche del capitalismo come Nomisma di Prodi etc. Nella lista "dal basso" chiamata genericamente e pateticamente "L'Altra Europa con Tsipras" infatti, l'influenza di Rifondazione Comunista (che ha come al solito le sue colpe) è ormai praticamente nulla, ridotta come sempre in questi casi (vedi la lista Ingroia per citare l'ultima scellerata scelta “strategica”) a questuante di qualche avanzo di seggiola da rosicchiare, così come ripulita dal “mobbing liberista” la presenza di elementi davvero antagonisti come Casarini e Battaglia, con buona pace di Spinelli, la fascista Grasso e compagnia bella. Tutta gente che continua a sostenere i governi Monti, Letta, Renzi e così via. Forse è una lista che serve a qualcuno per prendere una pensione europea o per sistemare qualche nipote radical-chic in qualche ufficio tra Bruxelles e Strasburgo, oppure basta a malapena a Tspiras per provare a diventare premier in Grecia, senza però ben inteso, mettere in discussione il modello economico. Qual'è altrimenti l'utilità di tanta attenzione a non far incazzare nessuno? Sembra davvero la scena di Gianni Agus, alias “il direttore” alle prese con l'impiegato Giandomenico Fracchia (Paolo Villaggio) costretto a far finta di prendere a calci la propria scintillante FIAT 500L nuova di pacca, in nome di un capriccio finto-radical del direttore Agus che incontrandolo all'uscita, dopo il lavoro, gli impone invece il suo punto di vista sulle pessime abitudini borghesi degli impiegati in macchina dato che lui, a casa sua, ci va a piedi, non avendo fatto un benemerito cazzo tutto il giorno. Eccola, questa bella lista "dal basso" così come la si voleva (raccontare) e beato chi ci crede, all'Europa. E' una Europa quella di cui parliamo, ovvero quella reale, serva e sottomessa alla NATO e braccio armato (economicamente parlando) del FMI, come mai prima d'ora. Un mostro imperialista che nulla ha a che vedere con l'Internazionalismo con cui credete di avere a che fare, cari compagni che raccogliete le firme per la lista pro-Tsipras italiana.Per questa gentaglia. Domandatevi allora mentre chiedete firme e fiducia alle persone, se e quanto sia "di sinistra", promuovere un progetto imperialista come quello europeo invece di rigettarlo così come è stato creato, mistificando obiettivi e ragioni del proprio essere ed agire, politico, economico e militare. Un'Europa che adotta gli stessi metodi della NATO e della CIA, per cooptare interi Paesi e comunità allo scopo di sfruttarne risorse e manodopera, per trarne corsie preferenziali (TAV) e benefici solo per una élite di imprenditori, banchieri e finanzieri, come nel caso ucraino dove sappiamo, chiudendo gli occhi e girandosi dall'altra parte di fronte alle atrocità e alle violenze, al pericolo di una guerra civile, non ha esitato comunque a prestare insieme agli USA, tutto l'appoggio possibile ai gruppi neo-nazisti, autori del colpo di stato e la contemporanea negazione dell'esercizio democratico del referendum che ha indicato il passaggio della Crimea alla Russia. No. Mi spiace cari "compagni". Not In My Name.
Ci fanno. Ci fanno eccome, altro che nemici dell'Europa, qui si tratta di nemici del popolo ovvero la miscela di anti-comunisti, liberaldemocratici, democristiani, leccaculo e salottieri filo-fascisti, torbide seconde figure del centro-sinistra dimenticati in un angolo, selezionati dall'alto de “L'Espresso” con tanto di metodo di forzitaliota memoria, altro che manuale Cencelli. Questi qui hanno solo l'obiettivo di una poltrona a Bruxelles e Strasburgo, con tanto di annessi e connessi e si guardano bene infatti, dal prendere una precisa posizione rispetto alla BCE e alla moneta unica, né più né meno di come fanno il PD e tutti gli organici al sistema PSE. Tanto è vero che nella lista stessa vengono accolti ad esempio amministratori SEL, incompatibili con una lista che dovrebbe affrontare seriamente anche casi come l'ILVA di Taranto, come sottolinea sbattendo giustamente la porta Antonia Battaglia e, con la scusa di “recuperare” pezzetti di Sinistra sparsa, si persegue invece opposto, creando lacerazioni profonde all'interno della sinistra stessa, quella vera, popolare e sì, dal basso, con il risultato, anch'esso voluto, di annacquare anche le più timide critiche al sistema stesso, con il contentino della critica alla gestione - del sistema -
La cantilena lamentosa, generica (nel senso che non si rivolge a nessuno) e ordinaria (nel senso che è ormai trita e logora) contro l'austerity è ormai presente ovunque, con toni ovviamente diversi per ragioni di “target”, dai liberali ai forzitalioti, dai piddini ai vendoliani per finire con democristiani e chi più ne ha più ne metta, anche nelle enclavi storiche del capitalismo come Nomisma di Prodi etc. Nella lista "dal basso" chiamata genericamente e pateticamente "L'Altra Europa con Tsipras" infatti, l'influenza di Rifondazione Comunista (che ha come al solito le sue colpe) è ormai praticamente nulla, ridotta come sempre in questi casi (vedi la lista Ingroia per citare l'ultima scellerata scelta “strategica”) a questuante di qualche avanzo di seggiola da rosicchiare, così come ripulita dal “mobbing liberista” la presenza di elementi davvero antagonisti come Casarini e Battaglia, con buona pace di Spinelli, la fascista Grasso e compagnia bella. Tutta gente che continua a sostenere i governi Monti, Letta, Renzi e così via. Forse è una lista che serve a qualcuno per prendere una pensione europea o per sistemare qualche nipote radical-chic in qualche ufficio tra Bruxelles e Strasburgo, oppure basta a malapena a Tspiras per provare a diventare premier in Grecia, senza però ben inteso, mettere in discussione il modello economico. Qual'è altrimenti l'utilità di tanta attenzione a non far incazzare nessuno? Sembra davvero la scena di Gianni Agus, alias “il direttore” alle prese con l'impiegato Giandomenico Fracchia (Paolo Villaggio) costretto a far finta di prendere a calci la propria scintillante FIAT 500L nuova di pacca, in nome di un capriccio finto-radical del direttore Agus che incontrandolo all'uscita, dopo il lavoro, gli impone invece il suo punto di vista sulle pessime abitudini borghesi degli impiegati in macchina dato che lui, a casa sua, ci va a piedi, non avendo fatto un benemerito cazzo tutto il giorno. Eccola, questa bella lista "dal basso" così come la si voleva (raccontare) e beato chi ci crede, all'Europa. E' una Europa quella di cui parliamo, ovvero quella reale, serva e sottomessa alla NATO e braccio armato (economicamente parlando) del FMI, come mai prima d'ora. Un mostro imperialista che nulla ha a che vedere con l'Internazionalismo con cui credete di avere a che fare, cari compagni che raccogliete le firme per la lista pro-Tsipras italiana.Per questa gentaglia. Domandatevi allora mentre chiedete firme e fiducia alle persone, se e quanto sia "di sinistra", promuovere un progetto imperialista come quello europeo invece di rigettarlo così come è stato creato, mistificando obiettivi e ragioni del proprio essere ed agire, politico, economico e militare. Un'Europa che adotta gli stessi metodi della NATO e della CIA, per cooptare interi Paesi e comunità allo scopo di sfruttarne risorse e manodopera, per trarne corsie preferenziali (TAV) e benefici solo per una élite di imprenditori, banchieri e finanzieri, come nel caso ucraino dove sappiamo, chiudendo gli occhi e girandosi dall'altra parte di fronte alle atrocità e alle violenze, al pericolo di una guerra civile, non ha esitato comunque a prestare insieme agli USA, tutto l'appoggio possibile ai gruppi neo-nazisti, autori del colpo di stato e la contemporanea negazione dell'esercizio democratico del referendum che ha indicato il passaggio della Crimea alla Russia. No. Mi spiace cari "compagni". Not In My Name.
Tornando
quindi a noi, al discorso italiano legato a queste dinamiche, attendo
infatti (e purtroppo senza molte speranze) il momento in cui - dopo
le elezioni europee di cui parliamo - si scoprirà finalmente in cosa
consiste il cosiddetto “job act” del nostro “baby-premier”
tutto pepe.
Col
cazzo infatti che Matteo Renzi lo ha chiamato WORK-ACT, troppo
impegnativo, meglio il piccolo (smart..sic!) “job”.
Possibilmente mini-job, dettato all'Italia dalla troika e già di
fatto anticipato da Olli Rehn. E' praticamente un suicidio di massa,
con la disoccupazione che salirà oltre il 20%, escludendo partite
iva fasulle che ancora oggi si vanno moltiplicando. Il crollo
verticale della domanda interna rispetto al PIL farà il resto poiché
conseguentemente al crollo della domanda lo stesso PIL continuerà a
scendere, inversamente proporzionale al debito ad esso agganciato,
con i relativi interessi passivi. A quel punto avremo una nuova scusa
(o “spread”) per una ulteriore tranche di saldi e svendita del
patrimonio ed un nuovo taglio dei salari che toccheranno la soglia
degli 800 euro al mese. Entreranno progressivamente nel frattempo a
pieno regime anche le riforme pensionistiche della singhiozzante
ministra Fornero, rendendo anche il pensionamento un miraggio appena
visibile, dopo 50 anni di lavoro continuativo che non esiste.
Immaginiamo quindi cosa sarà la nostra comunità nazionale, con i
tagli alla sanità pubblica che vi saranno, un Paese di vecchi
malandati e rincoglioniti da Sanremo e dalle lotterie. Allora - e mi
rivolgo ai compagni - si scoprirà forse troppo tardi, il valore di
una intransigente opposizione anche oggi lasciata – purtroppo –
ai fascisti e ai liberisti, passando per i nazionalisti e i leghisti,
anche se ovviamente in altre forme.
Non abbiamo certamente bisogno di questa lista e non così. Ci vuole una contrapposizione netta e intendiamoci, non vetero-retorica oppure, come coloro più realisti del re amano definire l'intransigenza degli altri, “residuale testimonianza” ma, tanto per accontentare anche i più scettici e ortodossi sostenitori della real politik, anche come pura e semplice strategia tattica.
Non abbiamo certamente bisogno di questa lista e non così. Ci vuole una contrapposizione netta e intendiamoci, non vetero-retorica oppure, come coloro più realisti del re amano definire l'intransigenza degli altri, “residuale testimonianza” ma, tanto per accontentare anche i più scettici e ortodossi sostenitori della real politik, anche come pura e semplice strategia tattica.
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DOMANI ACCADDE
Mi
chiedevo all'epoca: secondo quale logica, si dovrebbe ritenere "costituzionale"
e "democratico", come Obama continua ad imporre alla
Merkel ed entrambi continuano a raccontare, che un governo,
legittimamente eletto dai cittadini di quel Paese, debba essere
sovvertito da un colpo di stato e allo stesso tempo, non si da la
stessa valenza ad un regolare referendum per il quale una Regione di
quello stesso Paese decide di sganciarsi da una imposizione esterna?
Farà senz'altro comodo a qualcuno impegnare la Russia e l'Europa in
una guerra fredda che paralizzerà le due economie e la loro
espansione no?! No,
non parlo di quello che è accaduto nel "lontano
2014"
in Ucraina e nello specifico del referendum, in Crimea. Parlo di
quello che accadrebbe da noi in Italia (e in Europa), se a partire da
una fantomatica presa di coscienza e indignazione per il nuovo patto
transatlantico ed il nuovo restringimento del cappio di Olli Rehn si
dovesse miracolosamente aprire la testa delle persone e con essa un
vero fronte politico compatto anti-Euro e anti-Bruxelles e,
conseguentemente a ciò, uno scenario in cui la stessa Italia (e
magari a seguire Spagna, Portogallo, Grecia) fossero governate da
persone serie e determinate, a loro volta votate da persone serie e
determinate a svincolarsi dal controllo diretto dell'EUROpolizia. Se
poi "democraticamente" cioè via referendum - si scegliesse
la strada della definitiva rottura con l'euro ed i trattati e ci si
sganciasse inequivocabilmente da USA e Germania, come credete che
andrebbe a finire? Come in Egitto? In Libia? Oppure ancora
prima in Iraq o in Afghanistan? O magari come in Venezuela o, senza
allontanarsi troppo e per restare in ambiti più conosciuti e meno
esotici, come nel "lontano 2014" in Ucraina. No, non c'è nulla da temere, da noi non
accadrà mai nulla di tutto ciò. Noi non facciamo arrabbiare
nessuno. Tutto sommato abbiamo già abdicato da tempo come Popolo e
come Italia siamo già una piccola Crimea, nella grande Ucraina che è
l'Europa, subordinata a NATO e FMI. Accettiamo il nostro
suicidio di massa, la disoccupazione al 20% (escludendo partite iva
fasulle) ed il crollo verticale della domanda interna rispetto al
PIL, come se fossimo davvero convinti che tutto ciò è per il nostro
bene e sorridiamo anzi, ce la ridiamo con o su Grillo e Casaleggio,
non fa molta differenza. L'importante è sapere a memoria ognuno di
noi, la nostra parte del copione. Un po' come in quelle
canzoncine che ultimamente si cantano a squola;
quella scuola pubblica sempre più allegramente depressa e
somigliante come tutto ciò che sorride, ad un fermo immagine, un
imbambolamento,
l'effetto tragicomico di un ictus, con conseguernte paresi
facciale. Del
resto lo sappiamo un po' tutti. Dentro ognuno di noi c'è questa
verità. Sappiamo bene o come minimo lo percepiamo distintamente, in
fondo al nostro cuore o dove è rimasta un po' di dignità che il
vero scopo di tutto ciò che fanno (e
non che accade),
nonostante i bombardamenti mediatici continui, spesso a "bassa
intensità" dei Monti, i Prodi, Letta e oggi i Renzi, non è
quello di guarire le piaghe economiche di questo sistema infernale ma
di ridurre la democrazia, i diritti del lavoro, il welfare, lo Stato.
E svendere tutto ciò che è possibile svendere, a cominciare dal
nostro benessere psico-fisico.
PS*
A proposito di svendere tutto e anche noi, spero vi passi la voglia
di ridere. cari sVendola & Co. poiché vi ricordo, anche se
Repubblica non lo dice che è cominciato il processo ILVA. Non
accadrà ma è tra le sbarre che vorrei vedere te e i tuoi compari,
altro che indeciso tra Schulz e Tsipras, a meditare sulla
"narraffione" del Popolo che hai tradito. Buona
domenica.
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sabato 1 marzo 2014
ObbroBobbio Bariccato
Evidente che nelle (in)credibili minchiate che scrive il sindaco
finto-secchione dell'italietta in mutande c'è la zampetta del salottaio
baricco. Un po' come quell'enologo che, con la compiacenza
dell'imprenditore di turno e convinto (..e ha ragione...sic!) di fregarci, trasforma il vino in marmellata di rovere.
Io
da parte mia, non riuscendo più a sopportare il peso della resa
incondizionata alle paracule retoriche post-ideologiste vi sto - lentamente e con profonda e delusa tristezza -
felicemente abbandonando al vostro plastico destino di colonia
aviaria. Buona domenica, italia di merda. A me il sangiovese, a te lo
Shiraz.
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