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domenica 19 maggio 2013

A SINISTRA, PERCHE' ROMA E' BENE COMUNE


Carissime amiche e carissimi amici, 


vi chiedo di leggere queste righe perchè ho maturato la decisione di accettare la proposta della mia candidatura a consigliere del Municipio I di Roma. Per questo motivo vi scrivo questa lettera aperta che manifesta una mia analisi della situazione ed alcuni pensieri che voglio e mi sento in dovere di condividere con voi. 


La recessione del nostro Paese, impantanato in una stagnazione che coinvolge ormai tutti i settori, dall'imprenditoria all'occupazione, dal terzo settore ai servizi, dalla cultura all'informazione non è una calamità naturale ma ha delle cause secondo me evidenti, più o meno recenti e che potremmo analizzare in quanto sicuramente opinabili ma ciò che non sfugge ed è oggettivo è il fatto che questa situazione ha gettato la popolazione in preda ad uno sconforto sociale e relazionale tale che al punto in cui siamo non riesce a reagire, se non come sta avvenendo, talvolta tragicamente, in modo isterico ed individualista. Una intera generazione sopravvive ormai, più che vivere, ben peggio dei propri genitori e dei propri nonni e non si intravede all'orizzonte un cambio di direzione che possa rassicurare sul destino delle generazioni future. L'istruzione e la sanità, oltre che l'acqua e gli altri servizi pubblici, sono stati o stanno per essere prepotentemente privatizzati e le notizie di imprenditori e lavoratori che si tolgono la vita per problemi economici sono praticamente all'ordine del giorno. Nonostante il progresso tecnologico, i numeri e le statistiche rafforzano la percezione di una tendenza legata anche ad una qualità della vita media che ha raggiunto i minimi storici, messa in seria crisi dalla mancanza di sicurezza economica delle famiglie e dei lavoratori dipendenti ed autonomi che comunque restano gli unici soggetti realmente produttivi, in una economia capitalista ormai malata che per mantenersi in vita, continua a chiederci l'impossibile, piangendo finte lacrime di di commozione ma sostanzialmente  imponendo gli sforzi più atroci nel nome di una crisi giunta, come le cavallette bibliche, da un presunto passato recente di "vacche grasse" e "sprechi" che però nessuno di noi ricorda aver mai goduto. Un fenomeno in crescita costante che in alcuni casi porta come dicevo a gesti estremi e al quale va aggiunto, dati alla mano, l’incremento dell’uso di psicofarmaci e lo stillicidio di tumori anche tra i più giovani, l’aumento di malattie legate allo stress come infarti, patologie del sistema gastrointestinale e disfunzioni dell’apparato genitale maschile e femminile [recente rapporto Osserva Salute del 2012]. Non è il caso di fare i pessimisti ma, oltre al dramma umano, considerando il fatto che tutto ciò andrà a gravare sempre di più su un sistema sanitario ed una rete già insufficiente di servizi pubblici in fase di progressivo smantellamento, si completa un tragico quadro generale - presente e futuro - di assoluta gravità. In questa situazione di oggettiva emergenza, anche a Roma ci confrontiamo tutti quotidianamente con gli effetti di questa crisi economica, sociale e relazionale e, non senza pormi diverse domande, ho accettato alla fine la proposta di impegnarmi in questo passaggio importante per il nostro territorio e per la nostra città rappresentato dalle prossime Elezioni Comunali il 26 e 27 maggio 2013. E' un impegno che cercherò di onorare mettendo a disposizione innanzitutto la mia esperienza personale e di uomo ma anche quella nell’associazionismo, nella produzione e diffusione del teatro e della musica indipendente, come alcuni tra gli strumenti di crescita individuale, civica e culturale. 

Ho 45 anni e negli ultimi venticinque ho condiviso esperienze politiche ai margini del partito e della politica istituzionale ma di lotta attiva contro il consumo del territorio e di affermazione del principio di partecipazione e progettazione dal basso degli assetti urbanistici e sociali del territorio. In difesa dei beni comuni e di una qualità dei servizi, soggetti troppo spesso a logiche di esclusivo sfruttamento da parte dei privati e del potere economico e finanziario. Il sostegno a spazi indipendenti di ascolto e di dialogo politico, alla produzione artistica indipendente e culturale dal basso sono secondo me al centro di un profondo e necessario rinnovamento etico e civile nella gestione del territorio che non si conclude con una notte o una legislatura. Si tratta di avviare un processo di cambiamento anche nelle nostre abitudini e di metterci a disposizione ora, per noi e per i nostri figli, per quello che dovrà essere un futuro migliore. Ed è per questa lotta, portata avanti per fortuna, insieme a molti altri, amici ed amiche in questa città e in questo municipio che sento la necessità di impegnarmi in questa prova e di chiamarvi in causa in questa occasione. Ho viaggiato molto e vissuto anche altrove ma sono nato e vivo a Roma quindi è senso del dovere e di appartenenza ma anche amor di Patria sì, la terra dei Padri. La Patria sarebbe un valore di destra? Tutt’altro a mio avviso. Oltre ai nostri Partigiani, ne sono la prova tutti gli artisti, gli studenti, i contadini ed lavoratori che nei decenni successivi alla stagione della Resistenza storica ed uniti in mille diversi sforzi, hanno dato anch'essi il loro sangue e la loro vita per lasciarci maggiori diritti civili e la giusta libertà. Essi credevano nel benessere condiviso e tutti noi, artisti, studenti, contadini e lavoratori di oggi, se sentiamo certi valori come nostri abbiamo il dovere di crederci ancora, di riunirci di nuovo e di non mollare. Basta con la logica del male minore, chiedere il massimo, come minimo è ormai un dovere oltre che un diritto, a parziale risarcimento di tutto ciò che faticosamente conquistato, in questi ultimi anni in cui ci siamo distratti e disuniti, ci è stato indebitamente e progressivamente sottratto, in termini economici, sociali e civili. 

Come futuro consigliere al nuovo Municipio I di Roma a sostegno di Giovanni Barbera presidente del Municipio e consigliere al Comune di Roma e di Sandro Medici sindaco di Roma, mi rivolgo intanto a quelli come me che continuano a lottare controcorrente, per limitare i danni di questi tempi bui e tristi, in una Roma messa all’angolo dalle precedenti giunte Rutelli e Veltroni e affondata da una Giunta fallimentare come quella di Alemanno che tra le altre cose e fino all'ultima notte, ha messo a dura prova la cittadinanza tentando di darle il colpo di grazia coprendola di cemento. Parlo con amici e conoscenti che come me vivono in questa città e con loro scopro e mi rendo conto ogni giorno che non siamo pochi a voler cambiare le cose. Dobbiamo unirci quindi e riappropriarci dei princìpi democratici, di partecipazione e di rappresentanza sociale, dei valori costituenti di solidarietà e sussidiarietà, dello stato sociale e dei beni comuni di questa Terra come l’acqua, il territorio, l’agricoltura e l’industria sostenibili, una catena alimentare sana e trasparente e per lo più a chilometri zero, l’accesso alla conoscenza e alla cultura, la sanità pubblica, spazi di creatività e condivisione di esperienze artistiche, lo stop ai contratti precari, l'allargamento dei diritti a tutte le categorie di lavoratori ed un salario minimo garantito per i giovani, l’accesso al credito ed il sostegno (sgravi fiscali e tributari) per piccole e medie imprese virtuose, premiate in base a valori di merito in termini di investimento sociale sul proprio territorio, esattamente il contrario di chi oggi, come Marchionne, viene premiato dai governi - tecnici o presidenziali poco cambia - per annullare diritti e dignità ai lavoratori, secondo un modello industriale che prima genera dipendenza e poi delocalizza quando gli si presenta l'occasione, gettando nella povertà le famiglie e nel degrado intere comunità cittadine. 

Non sono queste le logiche che vogliamo. L’unica vera ricchezza di cui davvero c’è bisogno in tutti gli angoli di questo Paese compreso il nostro, a cominciare perciò dalle amministrazioni locali, è Il Lavoro. Un lavoro per tutti, utile a noi e agli altri. Un lavoro di qualità che tenda a generare altro lavoro e benessere condiviso in tutti i settori. Che non si basi quindi sul solo profitto o su parametri di crescita che poi sono soltanto una pura illusione, visto il progressivo aumento del costo della vita e del denaro stesso con contestuale diminuzione dei servizi e compressione dei diritti. Al contrario, lavoro basato su princìpi di utilità sociale a partire dalle imprese per arrivare a tutti i lavoratori dipendenti ed autonomi. Redditi e profitto che tra l’altro perdono potere d’acquisto per effetto di politiche economiche rigorose e depressive per l’economia di scala, accompagnate da finanziarie miopi e riforme scellerate (vedi il patto di stabilità, il pareggio di bilancio e l’aumento dell’IVA e dei carburanti), non devono e non possono più essere sinonimo di sfruttamento umano e devastazione ambientale, culturale e sociale. Si tratta di invertire la marcia quindi e non di aggiustare il tiro, cosa che vorrebbero farci credere i nuovi democristiani e i vecchi liberisti per continuare invece ad amministrare e governare a modo loro, riducendo servizi e spazi pubblici, continuando inesorabilmente a comprimere diritti civili già da medioevo, grazie anche ad una ingerenza cattolica ortodossa, sempre più presente anche nel centro-sinistra e che impedisce di fatto la giusta condivisione, in termini di pari opportunità e pari diritti civili, di tutte le donne e gli uomini a prescindere dalla loro etnia e provenienza e da orientamenti religiosi, sessuali e culturali, come la nostra Costituzione recita ancora. 

Guardiamo ai fatti, il Parlamento e i Partiti si sono indeboliti, i decreti-legge sempre più spesso sostituiscono l'attività legislativa delle Camere ed oggi il ruolo della Presidenza della Repubblica si è espanso come mai era avvenuto finora. Sono stati scelti due premier, Mario Monti ed Enrico Letta, entrambi perfettamente allineati ai paradigmi auspicati dalla grande finanza internazionale ed espressione di una democrazia rappresentativa che di fatto non esiste. Infatti, l’alleanza ormai conclamata tra PD e PDL ed il confronto dei programmi dell'una e dell'altra parte, dimostrano ampiamente che l’avvicinamento al sistema presidenziale, la finanziarizzazione dell'economia a scapito della produzione e del Lavoro, il liberismo senza limiti ed il libero scambio senza barriere, secondo l'ingannevole campagna mediatica e culturale a cui abbiamo assistito in questi anni, dovevano generare benessere per i cittadini vero? Invece eccoci di fronte all'avanzare di politiche di austerità e soprattutto la lenta ma inesorabile erosione dei diritti, dei salari e allo smantellamento dello Stato sociale che sono diventati per tutti e due gli schieramenti, il più o meno esplicito programma di governo, per correggere errori che secondo loro sarebbero i nostri. Un Paese con una classe dirigente come questa che non ha una sola idea costruttiva, che litiga solo per il potere e non si confronta su visioni alternative di società è inutile quanto dannosa e dev’essere drasticamente allontanata dalle amministrazioni, urgentemente sostituita da chi ha come interesse primario e valore fondante il bene della comunità che rappresenta, non il successo ed il profitto personali o di lobbies trasversali. Lo Stato si è ritirato dall'economia locale e globale, lasciando campo libero ai privati nel primo caso e ai predatori del mercato finanziario su larga scala. In questo scenario, la Sinistra anti-liberista che a rigor di logica dovrebbe rappresentare una forte sponda antagonista a questo processo. Attraversa invece uno dei momenti più drammatici della sua storia, forse il più difficile. Stretta com'è nella morsa tra il “voto utile” da una parte e dall’altra dalla “governabilità”, diventata il principio regolatore della politica e della democrazia. Il risultato è il progressivo disertare le urne in questi ultimi anni, da parte di chi a sinistra, si sente tradito da una classe politica inadeguata ed eticamente scadente. So che è difficile ma a chi, pur condividendo questa analisi e pur avendo lo stesso desiderio di cambiamento ha deciso di non votare, ho deciso di chiedere invece fiducia ed impegno, responsabilità e partecipazione in prima persona. Perchè sento necessaria dentro le amministrazioni la presenza di una vera Sinistra forte ed unita contro questa deriva. Per lo stesso motivo, non ho e non ho mai avuto voglia di parlare di Berlusconi, non mi (e non ci) riguardano gossip e spartizioni di potere. Mi rivolgo però chiedendo fiducia e sostegno anche agli elettori di SEL, traditi da una inutile alleanza che doveva essere di governo e non lo è stato e non lo sarà e a quei militanti laici e di sinistra residuali nel PD che si ritrovano ad aver votato - ancora una volta - il partito di democristiani che loro stessi giustamente contestano ma senza risultato, poiché sostiene Ministri di Comunione e Liberazione oltre che del PDL, altro che socialdemocrazia, diritti civili e laicità dello Stato. Mi rivolgo anche a quegli elettori del PD, dipendenti pubblici e privati, piccoli imprenditori che vivono onestamente del proprio lavoro e della propria attività, traditi per l’ennesima volta da un partito liberista, schierato ormai apertamente con il Capitale, i poteri forti della Finanza e delle Banche. E' un partito che non vi rappresenta, destinato oltretutto ad estinguersi poiché non rappresenta più nè la propria base storica nè quella odierna. 

La storia dell'ultimo ventennio parla chiaro, la dice lunga sulla metamorfosi di quello che doveva essere un partito organizzato, progressista e riformatore. Dal 1989 ad oggi ciò che oggi si chiama PD, sta progressivamente scomparendo o meglio trasformandosi, perdendosi per strada pezzi di società civile e perdendo ogni aderenza con la realtà, la propria storia e la propria missione. A partire dal 1992 poi, con la nefasta introduzione del sistema elettorale maggioritario e l'avvio della concertazione sindacale unitaria con la politica dei redditi e le riforme liberiste del mercato del lavoro, alla faccia della "sinistra progressista", il PD ha via via consolidato la propria adesione all'Europa delle banche e della finanza, delle frontiere "scorrevoli" che si chiudono alle persone e si aprono al commercio, del libero scambio di merci e delle nuove "gabbie salariali" per i cittadini della UE, ufficialmente abolite in Italia nel 1972 ma di fatto presenti ancora a livello europeo (pensiamo per esempio alle delocalizzazioni di cui sopra). I provvedimenti varati e/o approvati dal PD, attraverso i vari governi Dini, D’Alema, Amato, Prodi, culminanti oggi - dopo 25 anni - con le scelte di Napolitano uno e due ed il sostegno a Monti e Letta junior, stanno di fatto vanificando decenni di faticose conquiste civili ed economiche. Non è una democrazia questa, dove l'assetto costituzionale dello Stato viene modificato dai diktat di istituzioni bancarie e finanziarie private, i beni comuni ed il welfare si stanno estinguendo a colpi di decreti, possibilmente estivi e nel silenzio assenso della stampa e dei media. La discussione parlamentare è divenuta di fatto un optional e anche quando avviene, gli attori sono soggetti inadeguati, in malafede e gli ordini del giorno sono manovrati da interessi specifici e di lobbies. Maggiori risorse destinate all'Istruzione e alla Sanità Pubblica, sottratte ad inutili spese militari e di rappresentanza, la riduzione del ricorso alle "grandi opere" per creare finta occupazione in favore magari del consolidamento e la messa in sicurezza del territorio che è una evidente priorità viste le recenti catastrofi, la tutela dei prodotti locali, il sostegno alla ricerca e all'utilizzo di energie rinnovabili, la Cultura e lo Stato Sociale sono nei migliori casi ridotti ad orpelli, il Lavoro abbandonato a se stesso, strumento subalterno ad un mercato finanziario che, alla faccia del Popolo e della democrazia rappresentativa, è ormai l’unico sovrano al quale parlamenti e governi obbediscono, rigorosamente unanimi a prescindere dall'etichetta di centro-destra o centro-sinistra, spudoratamente complici e speculari. 

Tutto ciò si riflette inesorabilmente sulle amministrazioni locali. Anche a Roma, come negli altri Comuni italiani, la progressiva perdita di autonomia si manifesta puntualmente con aumenti di tasse locali, la diminuzione di servizi per le famiglie ed i cittadini con i Municipi ridotti ad eseguire senza poter intervenire nel merito di un bilancio imposto dal Comune che a sua volta è penalizzato dal governo centrale, senza che i cittadini possano in alcun modo essere coinvolti nelle scelte che li riguardano da vicino. E’ importante che insieme ricominciamo a costruire dal basso, per invertire questa tendenza e dare voce e forza ad una Sinistra alternativa che da sempre si oppone a questa arrogante ed ottusa gestione del potere e della cosa pubblica, anche e soprattutto a livello locale, dove tocchiamo con mano e vediamo ogni giorno gli effetti di tagli alla spesa pubblica ed investimenti spesso inutili e contrari alle esigenze e ai desideri degli abitanti i nostri quartieri. Per questo ho accettato questo impegno e vi chiedo di sostenere la mia candidatura nella lista Sinistra per Roma - Rifondazione e Comunisti Italiani. 

In attesa di incontrarti di persona alle prossime iniziative ti ringrazio per l'attenzione. 

Se senti anche tuo questo mio impegno ti chiedo di aiutarmi a portarlo avanti come futuro consigliere

alle Elezioni Comunali il 26 e 27 maggio 2013

al Municipio I di Roma 

vota e fai votare Massimiliano Buono

per Giovanni Barbera presidente del Municipio 

e al Comune 

Giovanni Barbera 

per Sandro Medici Sindaco di Roma 

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