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sabato 26 aprile 2014

BREVE STORIA DI TAGLIA (da Napolitano a Napolitano)

Due mesi dopo l'iscrizione di Giorgio Napolitano al GUF, i giovani universitari fascisti, la situazione futura si delineava già molto bene e c'era già chi - facendo il doppio gioco - voleva liberarsi del capro espiatorio Mussolini e insieme e soprattutto del pericolo rappresentato dalla crescente presa di coscienza e forza dei lavoratori italiani e non solo. Lo scopo di questa classe dirigente politica e degli industriali voltagabbana era ovviamente quello di cambiare per non cambiare nulla. Era necessario apprestarsi a saltare sul carro buono, tenendo però quello che il fascismo filo-nazista da essi fino ad allora foraggiato, aveva lasciato in dote e trasferendolo nel nuovo fascismo-atlantico che di lì a poco, nel nostro Paese avrebbe avuto la meglio. Il 14 dicembre 1942 infatti, la rivista americana "Life" scriveva“La netta tendenza in seno al regime fascista è di liberarsi di Mussolini e dei filotedeschi, ma di conservare il sistema. Oggi questa è l’idea dei grandi industriali italiani, condotti, a quanto viene riferito, da Ciano, dal conte Volpi, dal senatore Pirelli. In altre parole, un cambiamento del fascismo protedesco in un fascismo proalleati. I gerarchi fascisti sono molto impressionati dal fortunato voltafaccia di Darlan da Vichy verso gli alleati”. Il ritardo causato dalla famigerata linea gotica e la sanguinaria rivalsa tedesca e proprio per questo, una Resistenza che aveva avuto (paradossalmente e suo malgrado) più tempo a disposizione del previsto per creare anche una coscienza critica e perfino rivoluzionaria, complicarono un po' il piano di trasformismo del capitalismo italiano, capeggiato dai vari Pirelli & Co. L'occasione per disarcionare Mussolini dallo stivale non arrivò dal sofferto fronte, anche se pure lì le cose non è che andassero bene per il duce/imperatore dato che, inopinatamente rispetto agli slogan roboanti, le reni le ha spezzate la Grecia all'Italia. E di brutto. Per non parlare di Fronte Orientale e del nord Africa. Si concretizzò invece il cambio della guardia, pochi mesi dopo con gli scioperi del marzo del 1943  in nord Italia che esplosero quando il paese era ormai stremato ed al quarto anno di guerra, abbattendo il duce ma non il suo regime. E tantomeno il sistema di sfruttamento. Non è un caso infatti, che le azioni repressive più cruente nei confronti dei lavoratori in lotta, avvennero proprio nel periodo iniziale del governo Badoglio (mi ricorda D'Alema e le repressioni di piazza a Roma e non solo, con chi manifestava indignandosi contro il bombardamento della ex Jugoslavia nel 1999 ma vabbè..). Il resto è storia, una "pace keynesiana", fatta di concessioni e relazioni "promiscue" tra capitale, vertici politici e sindacali durata trent'anni, grazie anche al muro ancora in piedi e l'equilibrio della "guerra fredda". E poi via, all'oggi, verso la nuova Europa dove in tutti i Paesi, il capitale aggredisce quelle istituzioni che per decenni hanno controllato e protetto, a garantire "pace sociale e progresso liberista". Non servono più, quelle parvenze di istituzioni democratiche anzi, sono gli ultimi fastidiosi ostacoli al trionfo del profitto sul lavoro e lo sviluppo solidale della società. Via quindi al nuovo assalto massone alla democrazia e ai diritti, specialmente del lavoro a partire dagli ultimi vent'anni, come dimostrano tutti gli studi economici più autorevoli. Dico, la cacciata di B. (dopo averlo assecondato per un ventennio in tutte le sue minchiate, in cambio del fronte anti-comunista) e l'infilata a forza del terzetto Monti, Letta, Renzi non vi ricordano qualcosa, adesso?  
Buona Resistenza, altro che Liberazione...

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