MORTE. Questo inatteso e irrimediabile imprevisto irrompe nella VITA di un ragazzo. La famiglia e gli amici si aspettano di sapere almeno perchè. Non è banale. Ma sapere perchè accade qualcosa aiuta anche a superarlo, a non morire anche noi oppure a non considerare morta la nostra società. Sbaglio?
Traditi da una farsa che chiamano Giustizia, dopo tre anni di dolorosa ripetizione di incubi e immagini che, nello strazio, per lo meno avrebbero dovuto avere come premio una sola parola: Verità.
IL NULLA.
Stefano Cucchi, 31 anni, geometra, è morto da solo, per colpa sua, della fame, della sete.
Quella giustizia sociale inscindibile dalla libertà, pensiero di uno dei Padri di questa Repubblica che inopinatamente da il nome alla struttura ospedaliera in cui Stefano ha trovato la scandalosa morte, dovrebbe essere parte fondante di questo Stato, quello vero che invece esce di nuovo e sempre più profondamente sconfitto, offeso e umiliato. Umiliato sì, da un Paese dove nessuno ammette le proprie colpe neanche per un pestone sull'autobus, per una bolletta sbagliata del gas, o per un giro di tangenti e corruzione evidente, dove chiunque fa fatica a prendersi le proprie responsabilità, anche se sono palesi come chi incontra e stabilisce legami con la Mafia, durante la propria (quasi) interminabile vita politica e soprattutto Istituzionale e, processato per questo, non solo si salva dalla sentenza per scadenza dei termini processuali e non perchè "assolto" ma diviene senatore a vita..e che vita, un Paese questo dove è divenuto praticamente impensabile chiedere almeno "scusa" per i propri torti, anche minimi, con tutte le attenuanti del caso. No, si preferisce svanire, dove possibile o se no, accollare la colpa a qualcun altro, meglio se a tutti (nessuno). Bene, o meglio, male; in questo "stato" sovente ci capita di sentir dire dalle nostre beneamate signore in bigodini: "non si può più vivere". Ecco, signora, sotto quel casco tiepido, tra un oroscopo a cazzo e una cazzata di michele serra, per una volta l'ha detta giusta e anche profonda 'sta verità. Questo è esattamente quello che è accaduto a Stefano.
Non può più vivere.
La sentenza sul caso Cucchi fa male ai familiari che hanno perso un figlio senza spiegazioni e fa male alla democrazia di una Italia infame e vigliacca, dove per la morte di un suo giovane non paga nessuno. Ai medici, condannati, la pena viene sospesa. Gli infermieri assolti con formula piena e agli agenti di polizia penitenziaria, sui quali pendeva la grave accusa per abuso di autorità e lesioni personali, assoluzione con una formula che in sostanza è la sempre buona "insufficienza di prove" ovvero, fischio dell'arbitro, fallo di confusione in area di rigore, palla alla difesa e vaffanculo. Cerchiamo di capire almeno che sono cose che possono succedere a chiunque DI NOI, in qualunque momento, in uno Stato che Stato non è. Un sistema che permette ad un potere abusato da pochi e che tutela i forti per mantenerli tali ed intoccabili e, dimenticandosi dei precari, dei deboli e degli invisibili, punisce sempre coloro che non hanno i mezzi ma hanno gli attributi, gli argomenti e la dignità e rifiutano di piegarsi a questa realtà, opponendovisi con fiiera e nobile INDIGNAZIONE. Io mi fermo qui.
Con queste parole invece, l'avvocato di Stefano Cucchi, Fabio Anselmo, riassume il senso di sfiducia e incredulità su quanto accaduto: «questa è una sconfitta dello Stato» e spiega: «ho sempre detto fin dall'inizio che questo processo ci avrebbe portato al massacro. Abbiamo tentato di salvare il salvabile ma la mia angoscia nata tre anni fa termina oggi. I medici sono stati condannati con pene lievissime. Stefano Cucchi è morto per colpa sua».
Traditi da una farsa che chiamano Giustizia, dopo tre anni di dolorosa ripetizione di incubi e immagini che, nello strazio, per lo meno avrebbero dovuto avere come premio una sola parola: Verità.
IL NULLA.
Stefano Cucchi, 31 anni, geometra, è morto da solo, per colpa sua, della fame, della sete.
Quella giustizia sociale inscindibile dalla libertà, pensiero di uno dei Padri di questa Repubblica che inopinatamente da il nome alla struttura ospedaliera in cui Stefano ha trovato la scandalosa morte, dovrebbe essere parte fondante di questo Stato, quello vero che invece esce di nuovo e sempre più profondamente sconfitto, offeso e umiliato. Umiliato sì, da un Paese dove nessuno ammette le proprie colpe neanche per un pestone sull'autobus, per una bolletta sbagliata del gas, o per un giro di tangenti e corruzione evidente, dove chiunque fa fatica a prendersi le proprie responsabilità, anche se sono palesi come chi incontra e stabilisce legami con la Mafia, durante la propria (quasi) interminabile vita politica e soprattutto Istituzionale e, processato per questo, non solo si salva dalla sentenza per scadenza dei termini processuali e non perchè "assolto" ma diviene senatore a vita..e che vita, un Paese questo dove è divenuto praticamente impensabile chiedere almeno "scusa" per i propri torti, anche minimi, con tutte le attenuanti del caso. No, si preferisce svanire, dove possibile o se no, accollare la colpa a qualcun altro, meglio se a tutti (nessuno). Bene, o meglio, male; in questo "stato" sovente ci capita di sentir dire dalle nostre beneamate signore in bigodini: "non si può più vivere". Ecco, signora, sotto quel casco tiepido, tra un oroscopo a cazzo e una cazzata di michele serra, per una volta l'ha detta giusta e anche profonda 'sta verità. Questo è esattamente quello che è accaduto a Stefano.
Non può più vivere.
La sentenza sul caso Cucchi fa male ai familiari che hanno perso un figlio senza spiegazioni e fa male alla democrazia di una Italia infame e vigliacca, dove per la morte di un suo giovane non paga nessuno. Ai medici, condannati, la pena viene sospesa. Gli infermieri assolti con formula piena e agli agenti di polizia penitenziaria, sui quali pendeva la grave accusa per abuso di autorità e lesioni personali, assoluzione con una formula che in sostanza è la sempre buona "insufficienza di prove" ovvero, fischio dell'arbitro, fallo di confusione in area di rigore, palla alla difesa e vaffanculo. Cerchiamo di capire almeno che sono cose che possono succedere a chiunque DI NOI, in qualunque momento, in uno Stato che Stato non è. Un sistema che permette ad un potere abusato da pochi e che tutela i forti per mantenerli tali ed intoccabili e, dimenticandosi dei precari, dei deboli e degli invisibili, punisce sempre coloro che non hanno i mezzi ma hanno gli attributi, gli argomenti e la dignità e rifiutano di piegarsi a questa realtà, opponendovisi con fiiera e nobile INDIGNAZIONE. Io mi fermo qui.
Con queste parole invece, l'avvocato di Stefano Cucchi, Fabio Anselmo, riassume il senso di sfiducia e incredulità su quanto accaduto: «questa è una sconfitta dello Stato» e spiega: «ho sempre detto fin dall'inizio che questo processo ci avrebbe portato al massacro. Abbiamo tentato di salvare il salvabile ma la mia angoscia nata tre anni fa termina oggi. I medici sono stati condannati con pene lievissime. Stefano Cucchi è morto per colpa sua».
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