Molta
della gavetta e delle conoscenze che un tempo si facevano nei partiti
oggi si fanno nei cosiddetti “pensatoi politici”, quelli che gli
elegantoni chiamano “think tank”. In uno scenario attuale fatto
di coalizioni democratiche, governi tecnici, apolitici o di
“emergenza”, spesso bipartisan, strutture come i think tank
all'italiana trovano praterie libere e spazi di sviluppo economico e
relazionale inimmaginabili per partiti politici strutturati in modo
tradizionale. Tutto ciò è finalizzato ad un controllo praticamente
assoluto sul “ricambio generazionale” della classe dirigente del
Paese. Una area grigia nella quale piccoli e predestinati cuccioli
del potere crescono forti e sicuri, testando così i propri giovani
ed aristocratici artigli, al riparo da concorsi e confronti, non
misurandosi con nessuna realtà se non quella “in vitro”
dell'area di appartenenza e che ne garantirà il futuro insediamento,
con l'unico scopo di crescere e perpetrare il lavoro dei propri
predecessori. Questi ultimi, spesso e volentieri coincidenti con i
propri padri o zii. Tutto ciò grazie a quelle leggi, emanate dai
diretti interessati e che ovviamente ne tutelano la opaca gestione
amministrativa. Emblematico il caso della Fondazione “Vedrò”
alla quale appartengono ben cinque degli elementi che componevano il
Governo Letta ovvero lo stesso Enrico Letta (premier-PD e nipote di
Gianni Letta-PDL), Angelino Alfano (vice-premier ed Interni-PDL),
Maurizio Lupi (Infrastrutture-PDL), Nunzia De Girolamo
(Agricoltura-PDL e moglie di Francesco Boccia-PD) e Andrea Orlando
(Ambiente-PD). Il crescente peso politico di queste fondazioni è
indubbio e mette ancor di più in evidenza la mancanza di
informazioni complete e aggiornate su soci, finanziamenti e bilanci.
Infatti, le recenti e pur limitate norme introdotte sulla trasparenza
dei partiti, non si applicano alle fondazioni e, tranne per poche
eccezioni, sono limitate a singoli ambiti. Questi pensatoi sono poi
legati tra loro attraverso una fitta rete di relazioni che si può
ricostruire – con grande fatica – evidenziando le persone che
hanno incarichi in più strutture. Un dossier di OpenPolis rivela che
tra 65 think tank italiani censiti (contando soltanto quelli di
rilevanza nazionale ed internazionale) i quali animano il panorama
politico italiano e le cui funzioni principali sono la elaborazione
di idee, il reclutamento di personale politico e non ultimo, la
raccolta di finanziamenti, sono tutti interessati da connessioni e
relazioni che – per oltre l'80% – ruotano intorno a quattro soli
soggetti: Italiani Europei, Astrid, Fondazione Italia-USA ed Aspen.
Altro che ascensore sociale, permeabilità e trasparenza dei posti
chiave nella economia, la politica e la conoscenza. Avete capito
choosy
dimmerda
da dove vengono e perchè si adottano all'unanimità riforme come la
“Buona Scuola” ed il “Job's Act”? Per affossare
definitivamente tutto ciò che può minare la blindatura oligarchica
nelle “sale dei bottoni” quindi keep
calm
e stattene al posto tuo..
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martedì 14 luglio 2015
THINK TANK? No Thanks
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