Avrei
voluto credere in Syriza ma purtroppo qualcosa non tornava
dall'inizio, così si è conclusa avventura di Tsipras in Grecia ed in
Europa, nonostante il referendum, mossa disperata strategicamente
anche se molto utile dal punto di vista mediatico, poiché ha messo
in evidenza la natura “politica” e non economica dei sacrifici
imposti dalla UE. Ma non è bastato a cancellare il vizio di fondo di
Syriza ovvero il paradossale e inspiegabile europeismo a prescindere.
Tsipras infatti, accompagnato nell'analisi errata della situazione
dalle sinistre riformiste europee, ha prodotto una inadeguata
strategia che alla fine ha ceduto molto di più di quanto non fosse
in gioco con il referendum, annichilendo e svilendo così anche la
scontata vittoria dei NO nella consultazione popolare. Infatti, dagli
8,5 miliardi di 2 settimane fa, ci si ritrova ai 13 miliardi di oggi,
con in più la sfiducia di Cina e Russia e il dictat esplicito di
controllo diretto della troika, con annessa rapina totale dei beni di
proprietà dello Stato, attraverso la gestione remota di un fondo di
garanzia. Non era forse il caso allora, una volta arrivati al punto
di indire il referendum, di difendere quel 61% fino alla fine e
casomai uscire da soli, piuttosto che ritrovarsi soli e scoprire che
per i fachi (e le colombe) di Berlino, il “grexit” non è poi una
tragedia, anzi.
Per
quanto ci riguarda, come comunisti e come rifondazione comunista, la
situazione è critica ormai da tempo. Sarò breve e non entrerò nel
dettaglio tecnico-economico, perchè ho già espresso più volte gli
stessi concetti, tra l'altro sostenuti da molti compagni, anche
dentro Rifondazione e dal compagno Ugo Boghetta, a partire
dall'emendamento “no euro” all'ultimo congresso. La attuale
situazione che riguarda direttamente la Grecia e tutti noi
indirettamente, ha il solo merito di evidenziare a chi ancora non lo
ha capito che la UE e l'eurozona sono irriformabili strumenti del
capitalismo neo-liberista e sono tarati per essere solo e soltanto
tali strumenti. La fine dell'euro e lo stralcio dei trattati (a
partire da quello Maastricht) quindi è l'unica strada percorribile
per tentare di riacquistare sovranità popolare sulla politica e
quindi incidere in senso comunista sull'economia, raccogliendo le
istanze della sinistra antagonista che ci stiamo perdendo per strada
e facendo egemonia in quella residua sinistra ora fortemente delusa
dal partito di riferimento (PD) e che è ancora a cavallo tra
anti-liberismo (che deve tornare ad essere anti-capitalismo) e
l'illusione della social-democrazia che il PD appunto ha utilizzato
come raggiro ideologico. Non mi dilungo oltre ma dico con molta
chiarezza che se Rifondazione non entra decisamente in questo
conflitto e non assume una posizione chiara su questo concetto è da
considerarsi morta. Cadrà nella trappola dei servi del capitale
(come sta facendo) e si nasconderà dietro (o dentro) un contenitore
con SEL e fuori-usciti dal PD che serve soltanto a raccogliere
consenso elettorale per appagare qualche deluso dal renzismo e ad
isolare e attenuare le lotte, svilendone contenuti pragmatici ed
ideologici, poichè resta e si muove nel paradigma capitalista. Bene
(anzi male!) non solo Rifondazione non rifonderà proprio un cazzo ma
commetterà un errore politico e di analisi che già è grave di per
sè, perderà ancora consenso, credibilità e identità politica e
seppellirà definitivamente (come partito) l'ideale comunista. Non si
può stare dietro alle puerili e patetiche fiaccolate di SEL &
Co. senza affrontare con decisione e chiarezza il centro del problema,
mentre la DESTRA populista, cavalcando e scippando in modo becero e
strumentale cose che un COMUNISTA dovrebbe sapere e diffondere,
compirà il resto del lavoro che ci condannerà alla sconfitta e
all'oblìo.
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