Il cappio del pensiero unico europeistico, pretestuale e strategico solco entro il quale si sta seppellendo la sovranità popolare, la residua autonomia di pensiero e, insieme ai diritti civili e di cittadinanza, ancorché quelli del (non) lavoro, si sta stringendo sempre più ed i movimenti concentrici del laccio, che in verità erano evidenti già da tempo, appaiono sempre più visibili e chiari nelle relazioni tra loro. Oltre ovviamente alle azioni di governo (tecnico ma che più politico non si può), a ridosso della campagna elettorale per le europee ed in casa (non più) nostra, con le grandi manovre, da Renzie a Burlesquoni, protetti ancora dalla immobilità forzata dei grilletti e passando sempre e comunque per il semifreddo del Colle, ci si arrovella alacremente per trovare una legge elettorale che scongiuri il “troppo” rappresentativo sistema proporzionale, cadendo in piedi dopo il piccolo contrattempo della recente (e tardiva direi) sentenza della Corte Costituzionale che invece sancisce la legittimità del tanto vilipeso sistema una testa un voto, ai danni del funesto maggioritario. Perché? Ovvio, allo scopo di cambiare tutto per non cambiare nulla; così come accadde con il referendum del 1993, ventanni fa. La lotta intestina alla CGIL ed il tentativo di annullare la rappresentatività sindacale dei lavoratori ed allontanarlo sempre più dalle categorie più deboli, la " legittima" precarizzazione del lavoro subordinato, anche pubblico (vedi scuola e sanità), sono solo alcuni esempi ma la situazione si fa davvero difficile, quando sempre in nome del cinismo militante, dell’anti comunismo strisciante e dell’europeismo martellante, si arrivano a smuovere contemporaneamente tante leve mediatiche, tanto da andare ad occupare con lo stesso pensiero anche spazi che dovrebbero essere di critica. Vedi Mezzadra, Toni Negri, D’Arcais e la Spinelli (moglie dell’eurortodosso Padoa Schioppa) che guarda un po', tentano di mettere il giogo a Ferrero & Co. sulla candidatura di Tspiras e nel frattempo - e questo è ciò che mi interessa dal punto di vista mediatico - imperversano fiction e rappresentazioni (più che ricostruzioni) storiche dei “terribili anni di piombo” condite da spericolati paragoni con la situazione attuale. Fior fiore di prezzolati, storici e giornalisti (e ovviamente politici) dell'eterno "centro" (di potere) che sgomitano e fanno a gara per accostare audacemente destra e sinistra di oggi ai pistoleros dell'epoca e ad accomunare in modo indecente, liquidandoli come anti-europeisti che so, rifondazione, grillo e alba dorata. Una irresponsabilità o negligenza gravissima, tanto peggio se inettitudine o effettiva incapacità di analisi. Presto si arriverà a bandire totalmente ogni pensiero e azione di critica a questa Europa e alla sua moneta killer, responsabile insieme ai suoi mandanti delle ferite mortali inferte alle economie locali e allora sarà davvero dura dover ripetere: "io l'avevo detto". Francamente, mi sono anche scocciato di ripetere: io "l'avevo detto" ad ogni svolta, dopo ogni curva presa troppo larga. Facciamo così per una volta, io non vi ho detto un cazzo, a patto che poi la responsabilità se la prenda chi di dovere, chi ancora si accosterà a quel renzetto di turno, oppure a quel rosarancio sbiadito che si vergogna a dire cose che non sa o non vuol vedere e soprattutto che la rituale, leggendaria, logora e stantìa, totalmente fuori tema "autocritica della Sinistra", venga sostituita con la nuovissima e trendissima "autocritica del deficiente".
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martedì 7 gennaio 2014
Renzie, Burlesquoni e la nuovissima e trendissima autocritica del deficiente
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