Altro che pentole dei grandi Chef. Cosa cazzo ci mettiamo dentro se tanto siamo alla frutta, allo sbando. I saldi proseguono da noi ben oltre la Befana. Anzi, siamo alle trattative riservate, al suq. Il nostro Paese, quindi noi tutti, siamo oramai un inerme listino al ribasso, alla mercè di liquidatori al soldo delle multinazionali che ormai devono soltanto (da buoni nord-europei) mettersi in fila ed attendere il loro turno per ritirare il premio, incassare i sacrifici umani che i sacerdoti delle larghe (loro) intese (e nostre) chiappe, portano avanti con i rituali ormai stranoti e logori di una casta, avulsa dalla realtà nel migliore dei casi, criminali da processare dal Popolo secondo me. E’ il turno della Svezia (forse vanno in ordine alfabetico?) e cadono dalle nuvole, i "liberal piddini" come la Serracchiani, avvocato del lavoro oltre che friulana di adozione (e che adozione), quando si fa avanti la multinazionale Elecrolux, a guidare l'attacco del branco rabbioso, del "galgo terrible", stavolta senza mezzi termini e direttamente agli indifesi salari, a spianare la strada alle altre che verranno ma verrebbe da chiedere a lei, quale presidente della regione autonoma del Friuli Venezia Giulia e agli altri, fenomeni della grande socialdemocrazia per il lavoro, dov'erano e che ruolo avevano, quando si preparava il terreno sul quale ora si consuma questo massacro. La stessa Electrolux che per produrre ed investire in Italia ha usato i nostri soldi e i fondi europei (che in parte sono sempre nostri), ha adesso un bel piano speciale per l’Italia - afferma l'azienda svedese - un piano che impone ai lavoratori e alle lavoratrici il dimezzamento secco dello stipendio, da 1400 a 700 euro, altrimenti fanno presto, portano la fabbrica in Polonia dove la paga di un operaio è appunto 700 euro. Ad impegnarsi bene, potrebbero portare le loro scandinave chiappe trasparenti anche più lontano e trovare anche a meno, non prima però, di averci reso indietro Zanussi (allo Stato) con tutti gli interessi. Questo dovrebbe rispondere lo Stato con la S maiuscola, ad una qualsiasi azienda privata, tanto più straniera, che si permette di dettare certe condizioni che contribuiscono altresì all'impoverimento di tutto il Paese. Eccoli lì invece, come definiscono la “mobilità” del lavoro e a chi lasciano aprire la strada alla barbarie. Ecco come chi dovrebbe difenderci (i nostri ministri supini), se ne sbatte invece altamente i coglioni anzi, come leggerete più avanti, rincara la dose. E questi qui, ovviamente, ricattano, spremono e poi se ne vanno. E chi s’è visto s’è visto. Nel frattempo i dati sull’impoverimento collettivo sono impietosi. Ricchezza detenuta da appena il 10% della popolazione, passata in 5 anni, dal già enorme 40% nel 2008 all’abnorme 46% nel 2013 (e parliamo di rendite e rivalutazioni, anche e soprattutto finanziarie), a fronte del crollo verticale del potere d'acquisto di salari, stipendi e pensioni. La disoccupazione al 25% della forza lavoro, di cui quella giovanile oltre il 35% (senza contare le partite iva "fake" e i contratti precari). A tutto questo aggiungiamo l’escalation di privatizzazioni e svendita (diretta e indiretta) del patrimonio di beni e servizi pubblici dello Stato (grandi opere pubbliche, trasporti) e l’attacco a testa bassa alle risorse, (acqua, gas) e al poco di pubblico rimasto nei settori nevralgici (poste e telecomunicazioni). Lo smantellamento progressivvo del welfare e dei settori che agiscono sul benessere collettivo (ambiente, scuola e sanità su tutti) la spesa pubblica dimezzata negli ultimi 5 anni, ulteriormente massacrata a livello nazionale dall’inserimento in Costituzione del “pareggio” di bilancio e a livello locale, con il conseguente “patto” di stabilità. Intanto, in riferimento alla odierna vicenda Electrolux, Flavio Zanonato, quale autorevole rappresentante dell'ex Partito Comunista Italiano, oggi PD aka "il grande Partito del Lavoro" e attuale illegittimo Ministro dello Sviluppo Economico del Governo anticostituzionale presieduto da Enrico Letta, prende subito una posizione chiara e netta a difesa del Lavoro (il suo lavoro): "In Italia il costo del lavoro è troppo alto" dice il ministro, "questo reca danno alle aziende che ovviamente decidono di investire altrove". Poi dici che uno è polemico. No, nessuna polemica. Sparite. Sparite e basta. Siamo legati ad un giogo che ci costringe, come a tutti i Paesi mediterranei e periferici della UE, a competere con i Paesi extra UE che danno al lavoro, all’ambiente, al welfare, alla cultura e di conseguenza alla qualità della vita dei cittadini, il valore più basso in assoluto e danno mano libera alle multinazionali. Per di più, indebitandoci con le grandi banche - proprietarie delle stesse multinazionali - per avere prestiti di denaro da impiegare nelle infrastrutture, contributi e servizi da loro richiesti, sotto ricatto di recarsi altrove, facciamo anche il doppio danno di creare le condizioni perché lo Stato sia sempre meno al servizio dei cittadini e sempre più funzionale ai loro investimenti. Ciò avviene attraverso la contemporanea trasformazione di tre grandi sistemi, fondamentali nella vita e nella crescita di un Paese e della sua popolazione:
1) Il sistema democratico e della giustizia intesa in questo caso come sistema di rappresentanza politica e quindi legislativo e giuridico e del diritto del lavoro, lesivo per quest'ultimo e pesantemente sbilanciato verso la difesa del capitale economico e finanziario privato;
2) Il sistema produttivo, utilizzando il debito nazionale creato dal sistema monetario sovranazionale, si incrementano le privatizzazioni di tutte le principali risorse primarie, rurali ed industriali, nonché dei servizi e delle banche, favorendone la ricapitalizzazione da parte della finanza privata internazionale.
3) Il sistema urbanistico, rendendo i trasporti scadenti e funzionali solo alla circolazione delle merci, favorendo il trasporto privato elitario a scapito del pendolarismo passivo, l'inquinamento alle stelle, spazi sociali, ricreativi e aree verdi nelle città ridotti o nulli, tutela e messa in sicurezza del territorio assolutamente marginali e inesistenti.
Da parte nostra, accettare il determinismo politico-economico attuale significa - per tutti noi - mettere il futuro del mondo e dei nostri figli, nelle mani di tecnocrati senza scrupolo, totalmente svincolati dal controllo democratico degli elettori e spesso anche degli eletti, precipitando in un abissale buco nero che porta dritto dritto al medioevo. Con un quadro come questo e per molto molto meno 200 anni fa, ovvero l’altro ieri, in Francia cadevano teste come le pigne a luglio (era il 13 luglio tra l’altro..), oggi invece siamo “euroscettici” o alla meno peggio "indignati" e forse, insieme alle pentole dello chef e alla carta straccia al posto del denaro, le pigne le hanno messe in testa proprio a noi.
Da parte nostra, accettare il determinismo politico-economico attuale significa - per tutti noi - mettere il futuro del mondo e dei nostri figli, nelle mani di tecnocrati senza scrupolo, totalmente svincolati dal controllo democratico degli elettori e spesso anche degli eletti, precipitando in un abissale buco nero che porta dritto dritto al medioevo. Con un quadro come questo e per molto molto meno 200 anni fa, ovvero l’altro ieri, in Francia cadevano teste come le pigne a luglio (era il 13 luglio tra l’altro..), oggi invece siamo “euroscettici” o alla meno peggio "indignati" e forse, insieme alle pentole dello chef e alla carta straccia al posto del denaro, le pigne le hanno messe in testa proprio a noi.
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