Parigi, Madrid?
No. Anni '70.
Repubblica Democratica dell'Afghanistan.
Con all'epoca il PDPA al governo popolare comunista di Noor Mohammed Taraki.
Eh già.
Il PDPA in quegli anni della rivoluzione popolare in Afghanistan, mise in atto un programma che prevedeva riforma agraria, ridistribuzione delle terre a 200mila famiglie di contadini, cosa che favorì la riconversione dall'oppio all'agro-alimentare e zoo-tecnico ed influì notevolmente sulla fertilizzazione del terreno mediante la differenziazione delle colture, migliorando appunto le condizioni ecologiche oltre che umane. Venne introdotta l'abrogazione della decima dovuta ai latifondisti e dell'usura ed i prezzi dei beni di prima necessità furono calmierati e bloccati. I servizi sociali statalizzati e garantiti a tutti, uomini e donne, venne riconosciuto il diritto di voto alle donne ed i sindacati furono legalizzati. Si istituì il divieto dei matrimoni forzati, la sostituzione delle leggi tradizionali e religiose con quelle laiche e marxiste dello Stato e vi fu la messa al bando dei tribunali tribali.
Insomma tutte cose di cui come vedremo gli "alleati atlantici", prima hanno favorito il ritorno e poi fino ancora oggi, con la retorica dei soldati caduti, l'esportazione di democrazia e le missioni di "Peace Keeping", ci racconteranno anni dopo di voler combattere e debellare.
Ma andiamo avanti. Per gradi.
Dicevamo, via la barba per gli uomini ed il burqa per le donne, rivoluzione culturale e di costume (vedi foto), mentre le bambine poterono finalmente andare a scuola con i loro coetanei bambini e non furono più oggetto di scambio economico nei matrimoni combinati tra clan e famiglie.
Poi come al solito i guastafeste.
Nel 1979 fu Carter, il 3 luglio di quell'anno a firmare la prima direttiva per l'organizzazione di aiuti bellici ed economici segreti ai mujaheddin afgani. In pratica la CIA creò la rete internazionale di tutti i paesi arabi islamisti per rifornire i mujaheddin di soldi, armi e volontari per la guerra santa contro il governo popolare comunista insediato. Base delle operazioni fu il Pakistan, dove inoltre venivano costruiti sia i campi di addestramento che i centri di reclutamento dei martiri e soldati di Allah.
E' opportuno aprire una breve parentesi per ricordare anche un fatto non trascurabile ovvero che buona parte dell'operazione che sto raccontando, fu e probabilmente lo è stata ancora per molti anni, finanziata con la riconversione agricola del famigerato papavero da oppio (Papaver somniferum) e ovviamente con il commercio clandestino di oppio afghano. Guarda un po' infatti, nel decennio 1980/1990, nei Paesi occidentali e quindi anche in Italia, registriamo un notevole incremento di consumo di oppiacei (e anche purtroppo di tossicodipendenti da oppiacei) da parte delle generazioni di 20/30 anni e, parallelamente al decisivo (e sanguinoso) passaggio dalla mafia tradizionale all'acquisizione del controllo da parte della criminalità organizzata del traffico di droga, una certa mite e cauta ma generalizzata tolleranza che persone nate negli anni '70, me compreso, potranno tranquillamente testimoniare. Chiusa parentesi.
A capo della guerriglia anti-governativa in Afghanistan, su consiglio guarda un po', del Pakistan, fu posto un vero galantuomo, colui che Reagan ed i suoi coristi, ci avrebbero più tardi descritto come un martire della libertà del popolo. Bene, costui era tale Gulbuddin Hekmatyar, noto per la naturalezza con la quale, utilizzando dell'acido cloridrico, sfigurava le donne che a suo dire non erano in linea con i precetti islamici. I mujaheddin afgani di Hekmatyar divennero immediatamente una potente forza militare, distinguendosi in efferatezze e crudeltà, attraverso pratiche di tortura e di uccisione che prevedevano un lento scuoiamento vivo dei nemici, amputazioni di dita, naso, orecchie e genitali. Taraki fece ciò che in quel momento poteva fare, chiese aiuto all'Urss, ma cercando in ogni modo di evitare la guerra civile. Fu la premessa dell'invasione sovietica dell'Afghanistan ma la vera svolta - tragica e definitiva - arrivò nel settembre 1979, con l'uccisione di Taraki ad opera del suo vice primo ministro Hafizullah Amin, il quale salì al potere.
Visto il passato statunitense di Amin, l'ambiguità del personaggio e le reiterate scelte politiche autolesioniste, soprattutto l'omicidio di Taraki, l'Urss chiamata in causa dall'assassinato Taraki ritenne di aver davanti un uomo della CIA e infatti, il 24 dicembre del 1979 l'esercito sovietico ricevette l'ordine di invadere l'Afghanistan e tre giorni dopo entrò nella capitale Kabul. Qui l'Armata Rossa attaccò il palazzo presidenziale, uccise Amin sostituendolo con Babrak Karmal, già vicepresidente di Taraki.
Nel frattempo in USA, col passaggio dall'amministrazione democratica di Jimmy Carter, a quella repubblicana di Ronald Reagan, si alzò il livello dello scontro e i mujaheddin che combattevano per la presa del potere in Afghanistan, ai danni del precedente governo socialista, vennero puntualmente dipinti dalla stampa e dai media propagandati quali: "combattenti per la libertà", come appunto accennavo prima.
Ed eccolo il nostro uomo nel mirino: Osama bin Laden era uno dei principali organizzatori e finanziatori dei mujaheddin; il suo Maktab-Al-Khadamat (MAK, Ufficio d'Ordine) incanalava verso l'Afghanistan denaro, armi e combattenti musulmani da tutto il mondo, con l'assistenza ed il supporto dei governi americano, pakistano e saudita. Nel 1988 bin Laden abbandonò il MAK insieme ad alcuni dei suoi membri più militanti per formare al-Qāʿida, con lo scopo di espandere la lotta di resistenza anti-sovietica e trasformarla in un movimento fondamentalista islamico mondiale. Continuarono dal 1986 fino al 1992 i massicci aiuti ai mujaheddin da parte della CIA e dell'Arabia Saudita ma dopo ciò che abbiamo detto e con l'URSS in procinto di sgretolarsi ed abbandonare il campo in Afghanistan, è fin troppo facile immaginare dove finissero le risorse. Dopo poco infatti, grazie al crollo dell'Unione Sovietica nel 1992, Abdul Rashid Dostum si ribellò e si alleò con Ahmad Shah Massoud per prendere il controllo di Kabul e proclamare la Repubblica Islamica dell'Afghanistan.
Il neonato Afghanistan islamico diventerà teatro di una lunga guerra civile tra i diversi gruppi di mujaheddin per il controllo della capitale Kabul. USA e alleati allora, tentano il colpaccio definitivo puntando su una nuova fazione armata e si affidano - udite udite - al mullah pashtun Mohammed Omar, guida del Movimento di studenti islamici (già, proprio loro, i cosiddetti "talebani"), una (al tempo) piccola milizia integralista di studenti coranici. Nel 1996 i talebani - trasformati in esercito dai servizi segreti pakistani con armi statunitensi e soldi sauditi - conquistano Kabul e rovesciano il governo del Paese. Presidente diviene ovviamente Mohammed Omar (mullah Omar) che con i talebani controlla 3/4 del territorio dell'Afghanistan. Entro la fine del 1998 i talebani prendono il controllo del Paese ed instaurano un regime teocratico islamista, basato su un'interpretazione fondamentalista della Shari'a. Il Parlamento ed ogni altro ente o organo elettivo perdono tutto il loro potere e viene vietato ogni diritto e ruolo sociale alla donna in quanto femmina (comprese quindi le minori e le bambine). Le notizie cominciano ad uscire dal Paese ed il mondo comincia a farsi più di qualche domanda. Bene.
Ricorderete allora ad un certo punto, la notizia della distruzione delle ultra-millenarie statue dei Buddha da parte appunto dell'esercito talebano e che fu il primo segnale a livello mediatico internazionale, del cambio di atteggiamento degli USA nei confronti della loro "creatura".
Il mondo allora "scoprì" di avere un nemico antipatico in un Paese sconosciuto ai più.
L'Afghanistan dei terribili Taleban.
E' successo in sud-America, in Jugoslavia e ancora in Kosovo, come in Iraq. Accaduto dopo anche in Siria e così in Libia.
Proviamo a fare mente locale (o meglio, globale), e riprendiamo il finale del discorso.
Il nuovo regime del mullah Omar, nato e cresciuto con il determinante appoggio della CIA, oltre che dei paesi islamici fondamentalisti, soprattutto Pakistan ed Emirati Arabi Uniti, è quello che oggi, soprattutto dopo gli stranoti attentati dell'11 settembre 2001, ci dicono di combattere: Lo stesso che già alla fine degli anni '90 e fino all'inizio del nuovo millennio, cioè meno di quindici anni fa, creava tutte le condizioni perché l'Afghanistan ed il Pakistan confinante, diventassero il covo dello shaykh saudita, il "super-ricercato" Osama bin Laden, quale base per la sua rete terroristica, la famigerata rete di al-Qāʿida.
A voi le conclusioni, anche sulla attuale situazione in Ucraina.