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domenica 19 maggio 2013

LA SICUREZZA? UNA QUESTIONE DI RESPONSABILITA'

Viste le domande che spesso mi sono sentito rivolgere in questi giorni, rispetto alla nostra posizione che, come per altre categorie discriminate, è chiaramente di rispetto e di difesa dei diritti dei migranti e di rifiuto netto dell'uso strumentale delle notizie di cronaca, cerco di raccogliere in queste righe una linea coerente e scevra da posizioni strumentali e ideologiche. In sostanza, generalizzare come al solito e fuorviante e pericoloso. 
Fino a che gli immigrati raccolgono arance e pomodori o lavorano a tutela zero nei cantieri o nella filiera agroalimentare e nella ristorazione, facendo arricchire soprattutto coloro che (in teoria) li vorrebbero a "casa loro" allora va bene? Immaginiamo se all'improvviso, un bel giorno, se ne andassero davvero TUTTI a casa loro.. Su cosa poggia la nostra economia?
Sia molto chiaro poi, che per ogni caso in cui vi sono delitti compiuti da migranti, sia pure irregolari, grazie a leggi ottuse sull'immigrazione, vi sono altri e tanti esempi di gesti eroici e dall'altissimo senso civico compiuti da altri migranti, con o senza il permesso di soggiorno. 
Senza dilungarmi in esempi e dati, affido alla vostra lettura un articolo che riassume la situazione in questo senso: 


Ecco quindi il mio punto di vista sulla sicurezza. 
Nessuno nega l'evidenza del fenomeno criminale, a Roma come in tutte le metropoli ma la violenza e le infezioni sono fenomeni endemici quindi chiariamo subito che chi dice di poterle estinguere è un cialtrone millantatore. Ora poniamo l'esempio che la violenza in una società sia come una infezione in un corpo umano. La repressione è come il cortisone, una terapia d'urto che non arriva alla radice del problema. E' l'origine della violenza che va cercato e limitato se davvero si vuole fare un passo avanti. Uno degli effetti collaterali del cortisone, così come della cosiddetta "tolleranza zero" di cui certa demagogia si riempie la bocca e i manifesti, è quello di azzerare il sistema immunitario. 
Il risultato di questo squilibrio tra prevenzione e terapia d'urto sarà quello di avere una società costretta a difendersi a bastonate da se stessa. 
Il sistema immunitario di una comunità è l'aumento del benessere diffuso, la crescita culturale e la giustizia percepita come una tutela per tutti e non come strumento di repressione dei forti sui deboli. Solo così si può arrivare alla libertà e alla responsabilità individuali che sono i più potenti anticorpi alla violenza.

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